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LA PARITÀ SALARIALE È ANCORA UN MIRAGGIO IN BASILICATA

La riflessione, per le donne stipendi più bassi


DI LIVIA GRAZIANO


Nel corso della storia la donna ha dovuto combattere contro ogni tipo di pregiudizio per affermarsi in un mondo completamente al maschile. Donne straordinarie che per ragioni ed attitudini diverse si sono distinte nella storia: dalla scienziata alla letteraria, per arrivare fino alle donne combattenti, imperatrici o artiste.

È evidente come la donna nel corso della storia abbia lottato con tutte le sue forze per conquistare gli stessi diritti dell’uomo. Nonostante ciò, ancora oggi, nel XXI secolo, è profonda la disparità di genere fra l’uomo e la donna.

Basti pensare alle differenze di salario nell’occidente progredito dove il gender pay gap è ancora oggi uno dei problemi irrisolti. E fra i Paesi dove la differenza di salario è maggiore, purtroppo, troviamo l’Italia dove tale disparità di trattamento è maggiore al Sud.

Certamente per commentare al meglio la questione salariale tra uomo e donna si dovrebbe tener conto di numerosissime varianti: bisognerebbe partire dalla questione inerente il lavoro autonomo, se è un contratto full time o part time, l’incarico rivestito, l’anzianità di servizio e cosi via. Sarebbe troppo difficile poter analizzare tutte le varianti in merito, considerato che con gli ultimi due anni di pandemia dettato dal Covid la questione del salario femminile ha aggiunto ulteriori disamine.

La nostra riflessione vuole lanciare un semplice spunto, basandosi su dati oggettivi e scuotere le coscienze su una semplice domanda: quanto ancora dovrà lottare una donna per “valere” quanto un uomo? La domanda trova particolare interesse quando la analizziamo nel contesto in cui viviamo.

Prendendo in esame la Basilicata ad esempio, i dati Istat, ultimi disponibili risalenti al 2019, indicano che il salario medio annuo dei lucani è pari a poco più di 17.000 euro contro una media nazione di circa 21.000 euro ma con forti differenze fra le varie zone del Paese: il Nord fa registrare un salario medio pari a 24.356 euro, il Centro a 21.189 mentre il Sud a 16.113 euro, dove fanalino di coda è la regione Calabria con 14.341 euro pro capiti.

Importanti le differenze fra la provincia di Potenza e quella di Matera: la provincia potentina registra un reddito pro capite di circa 18mila euro mentre quella materna scende a circa 15 mila euro annui, al di sotto della media del Sud Italia.

Dalla lettura di questi dati emergono forti differenze fra Nord e Sud ma, differenze che si amplificano anche tra le due province lucane. Stesso discorso vale per i dati riferiti al salario medio delle donne rispetto a quello degli uomini che vivono in Basilicata: 19.703 euro per gli uomini contro i 12.561 euro delle donne, vale a dire che le donne lucane guadagnano in media il 36% in meno, pari a ben 7.142 euro l’anno.

Comparando i dati con quelli della regione più ricca, vale a dire la Lombardia, emerge che il gender pay gap delle donne lucane è ancora più accentuato e precisamente pari ad un +4% che si riduce al 2% se comparato con la situazione salariale in Veneto. Sembrerebbe, quindi, che maggiore sono le differenze di reddito complessive fra le regioni del Paese e maggiori siano le disparità salariali tra uomini e donne.

Ma, analizzando, ad esempio la situazione in Calabria, si nota che la differenza fra i salari dei diversi sessi si riduce a solo, si fa per dire, il 31%, un dato migliore della ricca Lombardia, dove le donne percepiscono un salario del 32% inferiore a quello dei colleghi maschi. In questa classifica al contrario, la Basilicata non è ultima.

Vanno peggio le cose nelle regioni delTrentino Alto Adige (36,9%) e dell’Abruzzo, dove la differenza salariale fra uomo e donna è di ben 37,3 punti percentuali. Di fronte a questi sconfortanti dati, in alcune regioni, quale ad esempio la Lombardia, consapevoli di tale differenza di salario, fu presentata, nel 2019, senza successo, un’articolata proposta di legge da parte della consigliera regionale Paola Bocci, sul tema del divario retributivo, che faceva perno sulle attività di sensibilizzazione, sul sostegno alle aziende virtuose e sulla formazione.

In Basilicata poco sembra muoversi al riguardo dal mondo della politica, non ci sono proposte o eventi concreti per affrontare tale problema, ad eccezione delle continue sollecitazioni e iniziative sulla sensibilizzazione del tema che da anni porta avanti la Consigliera regionale di Parità Ivana Pipponzi.

Un mondo maschile che sembra non voler cambiare e non è, come abbiamo visto, più una sola questione di nord-sud.

Tanto nella ricca Lombardia quanto nella meno abbietta Sicilia, il divario salariale uomo-donna registra valori altissimi. Ma potremo mai sperare che il Parlamento italiano, in cui le donne sono soltanto il 36% o, peggio ancora regioni come la Basilicata, dove vi sono solo due consigliere regionali donna (nella scorsa legislatura non fu eletta nessuna rappresentante), possa mai impegnarsi in una così difficile riforma?


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