POST SOCIAL SESSISTA DOPO IL CASO SALVINI «OMMEMERD», IL SENATORE PEPE ANNUNCIA NUOVA INTERROGAZIONE PARLAMENTARE


Il giorno dopo, così, sempre sui propri profili social, si è difeso il presidente del Parco nazionale dell’Appennino lucano, Giuseppe Priore: «Ma poi, perché sessista? Non discrimino nessuno».

Il protagonista, in negativo, della vicenda del rilancio, tramite Facebook, di un meme dal chiaro doppio senso sessista che, elemento non secondario, ha da sfondo il grave conflitto armato in Ucraina causato dall’invasione dell’esercito della Federazione Russa, non ha mostrato segni di pentimento tanto che il post non è stato cancellato e anzi l’articolo di Cronache Lucane ha fornito lo spunto per arricchire la bacheca dei commenti.

Ad esprimere marcata disapprovazione per l’infausta uscita social di Priore, che, va ricordato, ha ricevuto l’incarico previo decreto del Ministro dell’ambiente d’intesa con il presidente della Regione Basilicata, Vito Bardi, la Consigliera regionale di Parità, Ivana Pipponzi.

«È grave – ha dichiarato l’avvocatessa Pipponzi contattata da Cronache Lucane – che un rappresentante istituzionale possa esprimersi in quel modo portando avanti ben noti pregiudizi e stereotipi nei confronti dell’universo femminile ed anche e soprattutto nei confronti delle donne ucraine che per via di una sub cultura vengono accostate a donne che si potrebbe definire poco di buono.

Lo stereotipo donne dell’Est- donne poco di buono già rappresenta di per sé un grave dato, ma ancor più grave è che lo stesso venga avvalorato da una figura istituzionale ».

«Sono proprio questi stereotipi – ha proseguito Pipponzi – che vanno a rafforzare quella sub cultura sessista e patriarcale che è il basamento delle discriminazioni e delle violenze ai danni delle donne». «Assolutamente – ha concluso la Consigliera regionale di Parità, Ivana Pipponzi – ritengo censurabile e da censurare il post social di Priore.

Non posso negare che, avendo Priore un ruolo apicale all’interno del Parco nazionale dell’Appennino lucano, viene naturale pensare, data la gravità del post social, ad eventuali criticità che potrebbero palesarsi nei rapporti e nelle valutazioni delle dipendenti dell’Ente pubblico in questione.

Se quel tipo di ragionamento fondato su certi stereotipi sessisti fosse così radicato da vulnerare a monte la forma mentis di Priore, allora il superato confine dall’uscita social infelice si rivelerebbe ancor più grave di quanto già non lo sia allo stato attuale ».


 

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