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LA CRISI RAFFORZA FORZA ITALIA E ANCHE LA LEGA

Alla vigilia delle politiche, il cdx non può permettersi il lusso di un’altra frizione per salvare le poltrone

DIARIO DELLA CRISI


L’impressione è che a Fratelli d’Italia non basti vincere, il partito della destra italiana pone come alternativa al Generale la scelta tra le elezioni e l’umiliazione. Due assessori e la testa di Baldassarre sono le condizioni dettate dal responsabile degli Enti Locali Fdi, l’On. Donzelli, a Bardi. Condizioni accettate da tutti i partiti del centrodestra e notificate a Bardi da Gasparri, coordinatore nazionale Enti Locali di Forza Italia.

RESA INCONDIZIONATA

Una resa incondizionata, immediata e senza l’onore delle armi, questa la richiesta di FdI che oggi punta a vendicare l’offesa subita una settimana fa con l’esclusione repentina del Partito dalla Giunta Regionale.

Chiunque conosca bene la storia della destra sa che può perdonare tutto tranne che il tradimento, il giochino di palazzo, la compravendita dei rappresentanti, i cambi di casacca sobillati dalle postazioni. È un retaggio antico, quasi un riflesso pavloviano dell’estate del ’43 che spinge da sempre la destra ad essere irremovibile nel chiedere la testa di chi ha tradito.

TRA QUELLI PIU’ A RISCHIO BALDASSARRE

Nei corridoi di via Verrastro, tra i più stretti collaboratori del Presidente qualcuno aveva scommesso sul fatto che i consiglieri non avrebbero mai rinunciato al proprio stipendio per una questione di principio, per accontentare i desideri romani. I consiglieri del Presidente, evidentemente, scommettevano sul fatto che la paura del digiuno avrebbe contato più dell’onore. La scommessa per ora è persa. La scelta tra il digiuno e l’onore adesso deve farla il Presidente Bardi.

Tocca a lui scegliere se salvare l’onore dimettendosi o conservare la poltrona e lo stipendio revocando Baldassarre e concedendo due assessori a Fratelli d’Italia.

«TRATTI LE PERSONE COME PUPI SENZ’ANIMA»

Risuonano ancora nell’aula Di Nardo le parole di Rocco Leone che aveva accusato Bardi di trattare le persone come pupi senz’anima e oggi Bardi per salvare la “cadrega” dovrà confessare che la fuga dall’Aula altro non era che il bruciare della coda di paglia. Questa volta i pupi senz’anima da usare è gettare dovranno essere Baldassarre e Acito (o Bellettieri), i due uomini che hanno giurato fedeltà assoluta a Bardi.

LE ELEZIONI SI AVVICINANO

«Si fanno chiamare generali perché hanno studiato per anni per imparare ad usare forchetta e coltello per sbucciare la frutta», non sappiamo se questa frase cinematografica de “La caduta” sia vera anche per Bardi, ma certamente in accademia il Generale non ha imparato le regole della politica.

A pochi mesi dal voto per il rinnovo della Camera e del Senato, un centrodestra già logorato dalle differenti posizioni assunte sul Governo Nazionale non può permettersi il lusso di un’altra frizione per salvare lo stipendio dei componenti della maggioranza e nessuno ha interesse a salvare la poltrona del Generale a costo di aprire un altro fronte polemico nella coalizione che si accinge a vincere le elezioni. Del resto, avranno pensato i maggiorenti della coalizione, il centrodestra che ha vinto – malgrado Bardi -riuscirà a vincere di nuovo anche senza Bardi.

LA POSIZIONE DI LEGA E FORZA ITALIA

La Lega in queste settimane ha riacquistato una centralità nella coalizione che non aveva da tempo, una centralità fondata non tanto e non soltanto sui numeri ma sulla capacità politica. Dopo aver ottenuto tutto ciò che doveva ottenere sulla base della forza dei numeri, ha rimesso in mezzo la politica grazie ai lucidi interventi di Vizziello e Zullino e, soprattutto, di Marti e di Pepe che hanno preteso e ottenuto la riflessione politica della coalizione evitando una lacerazione sul territorio che sarebbe stata dannosa.

Con la richiesta di non rompere la coalizione, Pepe ha dimostrato di essere un autentico aggregatore del centrodestra lucano capace di comprendere i tempi giusti per l’azione e le modalità per la riflessione. Lo stesso si può dire di Forza Italia che ha capito che rinunciare ad un assessore era lo strumento adatto per ricomporre il centrodestra. Ora la patata bollente passa a Bardi che dovrà essere decidere se accettare le regole della politica o farsele cadere addosso.

LA ZAVORRA

Più che un punto di forza, infatti, Bardi ora appare una zavorra di cui liberarsi per riprendere il cammino. Se non dovesse accettare le condizioni del centrodestra intero a lui adesso resterebbe la scelta tra dignitose dimissioni o lo sperare che qualche assenza tecnica renda non operativa la sfiducia tecnica. Per quanto riguarda la fiducia politica, quella non c’è più da tempo. Il centrodestra di Bardi non si fida più. Ieri glielo ha notificato, non a mezzo pec ma con una più incisiva telefonata.


 

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