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CRISI, A UN PASSO DAL VOTO

1 assessore, anzi 2 e crepi l’avarizia… pure la testa di Baldassarre: FdI vuol far saltare il banco?

Bardi non si presenta al vertice romano, telefonato prende tempo. FI e Lega: o cdx unito o morte. Trattative verso 2° round


POTENZA. Nessun accordo trovato. Almeno per ora. Il tavolo delle trattative romane per trovare una soluzione alla crisi di maggioranza in Regione Basilicata resta ancora aperto. Il vertice di centrodestra si chiude con le richieste avanzate dai furiosi meloniani che esclusi dal rimpasto di Giunta ora siedono all’opposizione. Le richieste, però, appaiono pretenziose e difficili da poter accogliere in un lasso di tempo così stretto.

Già perchè entro lunedì prossimo la mozione di sfiducia nei confronti di Bardi, presentata da Partito democratico e Movimento 5 Stelle, andrebbe portata in Aula.

L’ASSENZA DI BARDI MESSA NELL’OMBRA DALLA PRESENZA DI GASPARRI

Cronache Lucane aveva colto nel segno nell’annunciare che il presidente della Regione Basilicata, Vito Bardi, aveva fatto circolare la voce (anche troppo insistente) di una sua assenza al vertice di maggioranza. Nonostante al tavolo delle trattative ieri a Roma vi erano i big di Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia Bardi non si è presentato. Secondo fonti ufficiali il governatore pur essendo a Roma sarebbe stato impossibilitato a partecipare per impegni istituzionali.

Ufficiosamente però, voci di corridoio riportano che il governatore sarebbe stato messo all’angolo dal suo partito di riferimento, Forza Italia, per la sua mancanza di “aplomb” nel gestire le trattative politiche.

Non a caso la crisi di maggioranza si è aperta proprio sulla sua scelta di non adattarsi facilmente alle imposizioni dei partiti della coalizione. Per evitare però che anni e anni di trattative tra i big del centrodestra vengano cancellati per uno sgarbo alla Regione Basilicata, da un presidente che è poco avvezzo alle dinamiche politiche, si è preferito non farlo presenziare. A spalleggiare il governatore lucano, in evidente difficoltà, è Forza Italia.

D’altronde sono stati gli azzurri a spingere sulla candidatura di Bardi all’interno della coalizione. A trovare una soluzione per evitare una crisi che possa investire l’intero centrodestra italiano, gli azzurri hanno puntato sull’esperienza politica.

A condurre le trattative è stato il senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri. È toccato al senatore azzurro ascoltare le richieste dei meloniani e a fare da tramite anche con i leghisti.

IL TRAGICO INTRECCIO CON L’IMPLOSIONE DEL CENTRODESTRA PER LE ELEZIONI IN SICILIA

A quanto pare da FI hanno ben compreso che la mossa del governatore lucano Bardi di escludere FdI dal rimpasto di Giunta potrebbe avere ripercussioni ben più gravi che un semplice voto anticipatorio in Basilicata.

Non a caso, lo sgarbo ricevuto dai meloniani in Basilicata avrebbe già assunto una piega difficile. Infatti, i ben informati, riportano che la crisi nel centrodestra lucano ora va ad intrecciarsi con le questioni siciliane. Il centrodestra appare sempre più diviso sulla Sicilia, sia per la scelta del candidato governatore alle prossime regionali, che per quella del sindaco di Palermo.

Da qualche giorno il rebus elettorale si è trasformato in una vera e propria grana che incombe sul tavolo nazionale. Si attende, infatti, un vertice tra i leader di Lega, FdI e FI per provare a sbloccare lo stallo attuale, che rischia di far implodere una coalizione già frammentata e ulteriormente indebolita dalla bocciatura in commissione Affari costituzionali della Camera della riforma sul presidenzialismo targata Fdi che ha fatto andare su tutte le furie Giorgia Meloni.

I boatos parlavano di un summit tra domani e venerdì, ma il gelo calato tra gli alleati sulla proposta di elezione diretta del capo dello Stato affossata dal fuoco amico Lega-FI avrebbe contribuito a bloccare ogni appeasement, almeno per ora. Allo stato, il centrodestra va in ordine sparso sulle comunali di Palermo.

Forza Italia appare dilaniata da una guerra interna tra l’ala che segue Gianfranco Miccichè e i cosiddetti dissidenti. La Lega propone una federazione di centrodestra e Fratelli d’Italia chiede maggiore considerazione. Tutto questo non è lontano anche dalle questioni lucane. L’affronto di Bardi nel non aver rispettato l’accordo stretto con la stessa Meloni a dicembre avrebbe fatto risentire la leader di FdI a tal punto di minacciare uno scioglimento della coalizione anche in Sicilia. Il tempo però stringe e se le questioni lucane e siciliane non dovessero incastrarsi nel modo migliore rischia anche il presidente Bardi.

SULLA MOZIONE DI SFIDUCIA IL TEMPO STRINGE

Giorgia Meloni pare aver ben compreso di avere il coltello dalla parte del manico. Se i suoi tre consiglieri regionali, Coviello, Quarto e leone, non dovessero far ritorno quanto prima nella maggioranza il rischio elezioni anticipate è assicurato. La decisione va presa quanto prima considerato che il futuro della Regione Basilicata è appeso alla discussione della mozione di sfiducia che, secondo statuto, dovrebbe essere discussa entro lunedì prossimo in Consiglio (10 giorni dalla sua presentazione).

Se i vertici del centrodestra non dovessero trovare una soluzione entro lunedì ai 5 voti di Pd e M5S, bisognerà aggiungere salvo cambiamenti quelli dei 2 renziani e quello di Trerotola. Ma soprattutto quelli dei 3 meloniani. Undici voti su ventuno che farebbero scattare le dimissioni anticipate della Giunta e lo scioglimento del Consiglio.

FDI FA LA VOCE GROSSA: 2 ASSESSORI E LA TESTA DI BALDASSARRE

Il presidente Bardi ha provato in tutti i modi a chiedere ai meloniani di rimandare le trattative al dopo voto di sfiducia. Una tattica già usata anche con la Lega (con l’approvazione del Psr) che però non è riuscita con FdI. I meloniani hanno ribadito al tavolo di volere certezze prima del voto in Aula altrimenti il loro appoggio all’opposizione sarà garantito.

Il senatore azzurro Gasparri ha tentato perciò un approccio conciliativo, condendo ai meloniani un posto in Giunta. Casomai sacrificando uno dei neo assessori forzisti, tra Bellettieri e Acito. Proposta che alla Meloni non sarebbe bastata.

FdI ha subito rilanciato di voler ben 2 posti in Giunta, come concordato a dicembre scorso nell’accordo stretto con Bardi. La possibilità di scegliere i nomi senza alcun veto. E soprattutto la testa del neo assessore Baldassarre. Reo, secondo FdI, di averli traditi uscendo dal partito pur di ricevere l’incarico in Giunta.

FdI alza il tiro, non accontentandosi più delle promesse e rischiando così anche di vanificare il “sacrificio” degli altri partiti della coalizione. Il puntarsi su determinate richieste che in questo momento appare difficile poter accontentare indubbiamente rischia di portare la Regione al voto anticipato.

Bisognerebbe però chiedere ai meloniani se davvero sono così sicuri di fare un exploit alle prossime regionali, considerato che nel 2019 è riuscita a eleggere un solo consigliere.

BARDI PRENDE TEMPO

Ingoiare il rospo e mettere mano alla Giunta nominata appena 10 giorni fa, per evitare la fine anticipata della legislatura e l’elezione anticipata. È questo il sunto della telefonata che Gasparri ha fatto a Bardi a fine riunione. Il presidente non si sarebbe esposto su questa opzione, se pur difficile da digerire e avrebbe preso tempo.

Al momento le diplomazie sono a lavoro. Bardi ha tempo fino a domenica per prendere una decisione. In caso contrario se le richieste pretenziose di FdI dovessero rimanere su carta la mozione di sfiducia approderebbe in Aula con un esito scontato.


 

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