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CECERE RACCONTA LE FERROVIE OFANTINE

Il Presidente dell’ArcheoClub: “Parlare del Vulture emoziona; Fortunato e Catenacci sanno di non esser morti invano”

Studia il passato, se vuoi vedere il futuro” recita una celebre massima. Ed in effetti Storia e attualità, passato e futuro si fondono in un legame imprescindibile. Come radici profonde, annodate dai secoli, ma necessarie a far germogliare ancora.

In questo mix si colloca benissimo Antonio Cecere, un giovanissimo ricercatore e storico rionerese, Presidente dell’ArcheoClub del Vulture, Dottore Magistrale in Storia e Civiltà Europee, che con la grinta e la passione della gioventù, racconta e vive la Storia “che fu” appassionando gli astanti, come accaduto al Museo Archeologico Nazionale di Muro Lucano e prima, in altre occasioni. Proprio per parlare di Storia e territorio, gli abbiamo rivolto alcune domande.

Quando è nato l’ArcheoClub?

«Siamo nati nel giugno 2021 e da circa 9 mesi stiamo lavorando sul territorio. Siamo l’unico Archeoclub territoriale della Basilicata che ha al suo interno tutti i paesi del Vulture, eccettuato Melfi, che ha l’Archeoclub più antico della nostra regione».

Quale scopo si prefigge il vostro lavoro?

«Ci adoperiamo nella promozione del territorio: con il primo appuntamento che ci vede impegnati quest’anno, ovvero le “Giornate Europee dell’Archeologia”, pensiamo di coinvolgere come sempre la perla del Vulture, Monticchio, magari parlando delle sue cascate e continuare naturalmente ad accendere i riflettori su tutta una serie di emergenze che ci sono in questo territorio.

Ricordiamo anche che Émile Bertaux, il grande studioso venne nel Vulture sul finire dell’800 e ne ripercorreremo le tappe, i borghi che visitò, compresa Atella, dove presenteremo un progetto di valorizzazione del Convento di Clausura che nel corso degli anni ha avuto anche una importanza strategica e per questo siamo in collaborazione con il Comune di Atella e premieremo una tesi di Laurea di Architettura, che vede la valorizzazione e fruizione di questo luogo storico.

Le “Giornate dell’Archeologia”, già dallo scorso anno, hanno riscosso grande successo con l’abbinata di passeggiate tra le vie dell’abitato, l’attraversamento di Ripacandida, Ruvo del Monte con il Museo della Civiltà Contadina. Tutta una serie di luoghi che forse da troppo tempo erano abbandonati o comunque semisconosciuti anche a noi che ci viviamo, ed in generale ai lucani. In qualche modo dunque ci riappropriamo di una nostra identità. Questo è l’obiettivo e la mission dell’Archeoclub del Vulture. Faremo delle pubblicazioni, dei premi e poi tutta la stagione estiva che è in itinere»

«L’obiettivo dell’Archeoclub del Vulture è riappropriarci di una nostra identità.

Avvieremo le Giornate Europee dell’Archeologia: ripercorrendo le tappe di Émile Bertaux. Con il Comune di Atella premieremo una tesi di Laurea di Architettura incentrata sul Convento di Clausura »

Hai partecipato alla tre giorni delle “Giornate del Paesaggio” di Muro Lucano, come commenti l’iniziativa?

«Le Giornate, passatemi il termine, Muresi, del Paesaggio” hanno rappresentato una occasione straordinaria per la nostra regione. Il Piano Paesaggistico di ogni regione d’Italia, rappresenta una grandissima peculiarità di tutti i campanili del nostro Stivale. La Basilicata forse più degli altri ha un’ampia diversificazione: dal mare al Vulture, passando per le dolomiti lucane, i calanchi e le cime innevate. Sicuramente luoghi da tutelare e raccontare.

Questa iniziativa di tre giorni, voluta fortemente dalla Regione Basilicata, rappresenta un grande trampolino di lancio per quello che può essere il futuro dei Parchi della Regione. Torno alla regione del Vulture perché è quella che vivo da vicino, e posso asserire che rappresenta un unicum nel panorama internazionale. Stiamo vedendo come tantissimi, nel corso di questi anni, stanno rivolgendo lo sguardo sul “Vulture di un tempo”, il famoso “gran tour” quando tutti gli studiosi venivano a studiare questo monte vulcanico, questo unico vulcano ad oriente della catena Appenninica Italiana che ha sempre richiamato turisti.

«Il Vulture è l’unico vulcano ad oriente della catena Appenninica Italiana e dove un tempo c’era la lava oggi c’è l’acqua minerale»

In questo periodo pandemico abbiamo visto che anche le televisioni internazionali sono venute in Basilicata e nel Vulture, penso ai riflettori accesi dalla troupe televisiva francese del celebre programma “Secrets D’Histoire“, capitanata dal giornalista Vincent Mottez, redattore del quotidiano “Le Figaro”. Sono passati 9 mesi da quando ho avuto l’onore di fare da consulente scientifico alla Societée Européenne de Production per la realizzazione di una tra le più importanti trasmissioni televisive storiche del mondo e raccontare le pagine più belle della nostra Storia, fatta di paesaggi, uomini, tradizioni e racconti. E più recentemente penso a Linea Verde di Rai1 che un paio di mesi fa ha voluto toccare con mano le vie d’acqua che si dipanano proprio dal Vulture, e dove un tempo c’era la lava oggi c’è l’acqua minerale.

Dobbiamo immaginarci dunque il Vulture come una montagna che galleggia sull’acqua e queste Giornate del paesaggio vanno a valorizzare proprio tali luoghi, in particolare, per quanto ci riguarda territorialmente, mettiamo in luce le Ferrovie Ofantine, straordinario progetto di tre strade ferrate diverse: da Rocchetta Santa Venere a Potenza, da Rocchetta Santa Venere a Gioia del Colle e da Rocchetta Santa Venere ad Avellino, volute e rese tali dall’Onorevole Giustino Fortunato.

Un grande percorso, forse il più grande percorso infrastrutturale (escludendo la Potenza-Melfi per ovvi motivi di tempo e di epoca) e resta il più grande progetto di cui oggi continuiamo a fruire. Questo è il fulcro del mio intervento alle Giornate del Paesaggio svoltesi a Muro Lucano, provando a far immergere il pubblico tra natura e cultura. Parlare della mia Rionero, del mio amato Vulture, della nostra Storia e vedere la luce negli occhi della gente è stato straordinario. So che da qualche parte, dove chissà, Giustino Fortunato e Giuseppe Catenacci hanno compreso di non esser morti invano».

«Mettiamo in luce le Ferrovie Ofantine, straordinario progetto di tre strade ferrate diverse: volute e rese tali dall’Onorevole Giustino Fortunato. So che da qualche parte, dove chissà, Giustino Fortunato e Giuseppe Catenacci hanno compreso di non esser morti invano»

Nelle giornate muresi si è parlato di Piano Paesaggistico Regionale, qual è il tuo punto di vista in merito?

«Il Piano Paesaggistico Regionale è ciò che una regione ricca come la Basilicata deve presentare quanto prima. Questo è il primo tassello di un percorso che si andrà a dipanare nel corso dei mesi successivi ad oggi. Le giornate di convegni e seminari organizzate al Museo Archeologico Nazionale di Muro Lucano sono state importanti proprio per dare il via a tutto il lavoro di pianificazione, promozione e sviluppo del nostro territorio lucano».

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