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MORTE DEL 27ENNE CAGGIANESE, 1 CONDANNA, 3 LE ASSOLUZIONI

Il giovane perse la vita all’Ageco di Tito Scalo: 1 anno e mezzo la pena (sospesa) per Cafaro, amministratrice dell’azienda che si occupa di rifiuti


Si è concluso con 1 condanna e 3 assoluzioni il processo di primo grado riguardante i reati di omicidio colposo e violazione delle norme antinfortunistiche in relazione alla morte di Antonio Caggianese, l’operaio di 27 anni morto all’Ageco di Tito Scalo, schiacciato da un macchinario.

Caggianese, nel febbraio 2018, rimase incastrato nei rulli di una vagliatrice, In qualità di datrice di lavoro, Antonella Cafaro, amministratrice dell’azienda che si occupa di smaltimento rifiuti, è stata condanna dal Tribunale di Potenza alla pena, con sospensione subordinata all’integrale risarcimento del danno, di 1 anno e 6 mesi. Per lei, il Pubblico Ministero Sara Masecchia, al termine della requisitoria aveva invocato la condanna a 3 anni di carcere.

Mentre per Donato Scarano, responsabile del servizio di prevenzione e protezione della stessa azienda, invece, lo stesso Pm aveva chiesto la condanna 2 anni di reclusione. Scarano, però, è stato assolto così come ad uguale approdo il Tribunale è giunto per il direttore tecnico dell’Ageco, Giovanni Agoglia, e per l’amministratore amministratore della ditta che fornì il macchinario, Carmine Aliuzzi.

Nonostante la condanna, dal dibattimento è emerso un parziale “buco probatorio” relativo ad alcuni dettagli. Se appare acquisito il dato che il chiavistello lucchettabile della porticina di accesso all’area del macchinario non fosse munito del lucchetto per impedire l’ingresso a personale non autorizzato, non del tutto chiaro il perchè Caggianese si trovasse lì. Il giovane 27enne, in estrema sintesi, aveva una mansione lavorativa collegata ad una postazione di fianco al macchinario in questione.

Come da rilievi fotografici, vicino al cadavere di Caggianese, una scopa e nell’area sottostante il vagliatore rotante, tracce di rifiuti. Sulla base di questi due dati, una l’ipotesi particolarmente sviluppata dall’avvocato dei familiari della vittima ammessi come parte civile nel processo, Daniele De Angelis, ma le testimonianze non sono riuscite a colmare del tutto il “buco probatorio”.

Ad ogni modo, il Tribunale di Potenza ha condannato Antonella Cafaro anche a risarcire la famiglia Caggianese. L’entità dell’indennizzo verrà stabilita in sede civile.


 

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