BasilicataBlogPolitica

LA VERITÀ, OLTRE LA PASTA AL FORNO

La riflessione di Lucia Serino


IL DIARIO DELLA CRISI


di Lucia Serino


Era la domenica delle Palme, non sappiamo se del 2020 o del 2021, e Rocco Leone, medico, assessore alla sanità nel momento più tragico, era nel suo dipartimento regionale al lavoro. Lontano dalla sua casa di Policoro, mangiò una pasta al forno preparata dalla sorella di Coviello, portatagli a via Verrastro dal consigliere regionale leghista. Lo racconta lui stesso nel monologo che martedì scorso ha fatto nell’aula consiliare contro il presidente Bardi colpevole di averlo prima scelto nella sua Giunta e poi scaricato. In quella stessa domenica delle Palme probabilmente anche gli altri lucani mangiavano pasta al forno, se era il 2020 è quasi sicuro che la pasta fu fatta in casa.

Fuori era primavera, c’era un sole splendido e noi tutti, fortunati a non essere in una camera di rianimazione con l’ossigeno, sfornavamo pasta, pane e pizze nelle nostre cucine, per passare il tempo, per allontanare la paura, legati a un ancestrale bisogno di alimentazione primaria. Ma c’erano i morti intorno a noi, c’erano e ci cono ancora incubi da fine del genere umano, c’era la disperazione di chi aveva bisogno di un tampone, i ritardi e le cose che sappiamo pur nei numeri allora contenuti del contagio nella regione.

Se Leone ha bisogno di farci sapere che era al fronte della gestione della crisi tanto da stare al dipartimento anche in una domenica di festa, noi ora, però, abbiamo bisogno di dettagli.

Non ci interessa sapere se abbia fatto il bis di pasta, abbiamo bisogno di capire cosa significa “essere stato lasciato solo”, perché anche nei giorni di festa passavano le ambulanze. Non possono finire così le sue dichiarazioni. In Italia si fanno commissioni d’inchiesta e si aprono fascicoli giudiziari un giorno sì e uno pure. Tralasciamo questo, rimaniamo sul terreno della politica e del rapporto di trasparenza che deve esserci tra una comunità e chi l’amministra.

È evidente che Leone parla per risentimento ma anche questo diventa accessorio rispetto alla necessità di capire cosa sia successo in questi due anni, che cosa gli sia stato chiesto, come lui asserisce, che cosa – peggio ancora – sia stato costretto a fare che non condivideva, e quali sono le responsabilità non sue che sostiene di essersi dovuto addossare.

Sarebbe tutto confinabile in un neppure tanto inusuale contesto di guerriglie interne e mediazione forzate sulle scelte, se non fosse che stiamo parlando di salute, di screening oncologici bloccati, di dirigenti in fuga, di direttori messi al bando.

E soprattutto della nostra fiducia messe nelle mani di chi continuava a rassicurarci e noi altra scelta non avevamo se non quella di convincerci che di più o diversamente non si poteva fare, impossibilitati a intervenire e controllare, segregati in casa.

La crisi sanitaria non è finita, anzi, incalza. Leone, pediatra, non più giovane, se ancora coltiva ambizioni politiche, ha una sola possibilità (non basta il passaggio al partito della Meloni): raccontare la verità fino in fondo e rafforzare il suo consenso.

Peggio di un “pentimento” per risentimento c’è solo un pentimento a metà, una cosa annunciata che lascia ombre, insinua e non chiarisce al punto da apparire solo un assaggio di quello che si conosce e magari non si racconta aspettando un cenno dall’altra parte per un silenzio d’oro. L’anno scorso Leone si è commosso ricordando i momenti che aveva dovuto affrontare. Era tutto una finzione?


 

Social Media Auto Publish Powered By : XYZScripts.com
error: Contentuti protetti