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IL BAR-RISTORANTE DEL LAGO CIFONE: L’INCERTO DESTINO DI OLTRE 100MILA €


Finale anticipato, ma col botto per il Comune di Calvello in merito all’affidamento per una durata di 25 anni di una struttura turistica di proprietà dell’Ente, da adibire a bar-ristorante e sita presso il Lago Cifone. Il relativo bando di gara risale al 2003, mentre la stipula del contratto con l’aggiudicatario, Gerardo Di Carlo, al 2005 e all’anno successivo, il 2006, risalgano sia l’autorizzazione alla somministrazione di alimenti e bevande che l’accertamento dell’inizio dell’attività.

Come da progetto tecnico migliorativo, previsti lavori per 124mila e 834 euro. Sennonchè, nel 2019, l’Ufficio tecnico comunale verbalizzò l’assenza, all’appello, di più di 20mila euro, o meglio, che l’aggiudicatario aveva realizzato lavori pari a complessivi 103mila euro.

Di conseguenza, contestata la violazione dei termini contrattuali poiché, come risulta dai documenti del 2005, «il progetto tecnico migliorativo e la proposta tecnica operativa di gestione con attivazione dei servizi dovranno essere realizzati entro e non oltre 11 mesi dalla stipula del presente contratto come da offerta presentata in sede di gara». Conti alla mano, entro e non oltre 11 mesi, equivale al maggio del 2006.

L’anno scorso, a febbraio, dopo che nel mese precedente era stata comunicato l’avvio del procedimento, dal Comune la notifica della risoluzione del contratto di concessione di concessione venticinquennale e, contestuale, «riscatto delle opere migliorative», «stante lo stato di degrado» dell’immobile comunale «per cause imputabili esclusivamente al gestore».

Questo l’atto impugnato al Tribunale amministrativo regionale (Tar) della Basilicata da Di Carlo. Tra le altre cose, Di Carlo, ha fatto notare come il nuovo strumento urbanistico comunale non prevedesse più, nell’area oggetto di concessione, «la realizzazione, di una struttura alberghiera», così «frustrando» la sua «fondamentale aspettativa di poter potenziare l’attività turistico ricettiva nell’arco di 25 anni di durata della concessione». Per cui, per questi e altri motivi, lui si era visto «costretto ad emigrare in Svizzera».

Vagliati gli atti di oltre 15 anni fa, la disputa tra il Comune e l’aggiudicatario si è conclusa con esito favorevole a quest’ultimo. Non era previsto che il Comune potesse acquisire gratuitamente le opere realizzate dal concessionario, poichè solo contemplata esclusivamente «la facoltà di riscatto da parte del Comune di tali opere, oppure, in caso di mancato riscatto comunale delle opere migliorative che nel nuovo bando di gara deve essere contemplato o l’importo dell’affitto, che il nuovo concessionario deve corrispondere al prencedente aggiudicatario, oppure l’obbligo del nuovo affidatario di riscattare le opere migliorative, realizzate dal ricorrente, pagando la somma di 103mila euro».

Vittoria, però, potenzialmente di Pirro. Il Comune, che non ha, o potrebbe non avere intenzione di sborsare oltre 100mila euro, ha un’alternativa. A fornirla, sempre le carte del 2005.

Il Comune «nulla deve» a Di Carlo «qualora la gara andasse deserta». Il Comune di Calvello può indire, di conseguenza, un nuovo procedimento di evidenza per il riaffidamento delle strutture comunale e ferma restando la «piena ed insindacabile” facoltà del Comune di Calvello di non riscattare le opere», potrà «obbligare» il nuovo concessionario, nel caso ne spunti uno, a corrispondere a Di Carlo gli ormai noti 103mila euro.

Se il Comune non esercita la facoltà di riscatto, dettaglio rilevante, fino al subentro di un nuovo affidatario dei beni immobili in questione, Di Carlo non può pretendere alcuna somma.


 

Ferdinando Moliterni

3807454583

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