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AUTO ISPETTORE DI POLIZIA INCENDIATA: CONDANNE CONFERMATE

Policoro, respinti dalla Cassazione i ricorsi di Puce e Marino e confermate le pene di 2 anni e mezzo e 2 anni


Ricorsi inammissibili e condanne confermate per il materano Michele Puce e il policorese Domenico Marino. L’accusa per Puce, come da ultime inchieste dell’antimafia di Potenza considerato appartenente al clan Schettino di Scanzano Jonico, e Marino, è stata quella danneggiamento aggravato di un’autovettura.

L’episodio risale all’ottobre del 2012 e l’auto date alle fiamme era quella dell’Ispettore di Polizia Cosimo Pozzessere. In primo grado Puce era stato condannato a 1 anno e 3 mesi e Marino a 1 anno.

In secondo grado, nel luglio del 2020, la Corte d’Appello di Potenza ha rideterminato in aumento le pene: 2 anni e 6 mesi per Puce e 2 anni per Marino. La Cassazione, nel respingere i ricorsi, ha confermato la sentenza.

Rimarcata «la gravità e l’allarme sociale del fatto», nonché «la pericolosità degli autori desumibile per il Puce anche dalla recidiva qualificata sul medesimo gravante». Il quadro probatorio ha retto, dunque, al vaglio degli “ermellini”.

Marino era stato individuato quale responsabile in base ad una serie di elementi, quali, per esempio, il riconoscimento, «per l’abbigliamento indossato e per l’inconfondibile postura nel camminamento», fatto oltre che da Pozzessere, anche da altri operanti di Polizia giudiziaria. Lui «provocò l’incendio dell’autovettura » come risultà da «riprese video».

Per Marino, il movente individuato consisteva nel porre in essere «un atto ritorsivo contro il Pozzessere» poichè ritenuto «“responsabile” di averlo tratto in arresto nel giugno 2012».

Per Puce, inoltre, le plurime circostanze indiziarie, evincibili dalle immagini di videoripresa e dalle testimonianze acquisite nel corso dell’istruttoria, non potevano non dimostrare, è stato ribadito in Cassazione, che l’imputato aveva concorso nel delitto, «avendo messo a disposizione del Marino la sua autovettura Fiat Punto per l’esecuzione del piano». Irrilevante, di conseguenza, che, come sostenuto dalla difesa, Puce si trovasse, al momento del fatto, in un luogo diverso da quello teatro dell’incendio.


 

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