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BARDI, DAL “PASSO” AL “GIOCO DELL’OCA”

Il Gen torna al punto di partenza: è a Roma per risolvere l’ormai infinita crisi

 


Lo stesso vale per i partiti che non accettano il diktat del «tutti nuovi» e propongono “tutti vecchi”


Il rinnovo totale della Giunta per i partiti “non s’ha da fare”. La richiesta ufficiale del presidente della Regione Basilicata Bardi inviata via mail ai vertici del centrodestra lucano è rimasta lettera morta. Un invito totalmente disatteso dai partiti che, non solo, non gli hanno risposto entro sabato ma gli hanno risposto solamente ieri, senza tener conto assolutamente di indicare nomi nuovi.

FI con tanto di nota ufficiale ha provveduto «nell’indicare come componenti della futura Giunta Regionale Francesco Cupparo e Rocco Leone». Stessa cosa fatta da FdI che ha riproposto l’assessore Gianni Rosa. Solo la Lega, come riportato negli scorsi giorni, ha presentato tre ipotesi ma in tutte c’è sempre la riconferma di Fanelli e Cicala. Segno che anche nel Carroccio si vuole solo provare a mutare gli ordini degli addenti.

PER FI TOCCHERÀ A TAJANI FARE SINTESI

Ai forzisti lucani non è bastata la rassicurazione del presidente della Regione di riconfermare i due posti in Giunta a discapito del patto con i meloniani. Gli azzurri hanno anche rivendicato la riconferma di entrambi gli assessori uscenti Leone e Cupparo non tenendo minimante conto della richiesta di Bardi. Si accentua cosi lo scontro tra Bardi e i partiti di centrodestra.

La dura presa di posizione degli azzurri ha messo il governatore con le spalle al muro, considerato che a lanciargli il guanto di sfida è stato lo stesso partito di cui lui è espressione. Per fare sintesi e permettere di uscire dall’impasse, Bardi è dovuto correre a Roma.

Nella speranza che il vice presidente degli azzurri Tajani, che a quanto pare appoggia la scelta di un totale rinnovamento, prenda posizione tra i contendenti e provi a dirimere la questione nel miglior modo possibile.

Considerato che in assenza di un equilibrio che provi a far contenti tutti si corre il rischio di far passare il messaggio che Bardi viene sfiduciato dal suo stesso partito, e che FI è pronta a perdere qualche consigliere per strada (diminuendo non solo la pattuglia in Assise ma anche i voti per lo stesso governatore).

FRATELLI D’ITALIA IN UN VICOLO CIECO

Ha ormai perso tutto il suo appeal il partito di Giorgia Meloni, almeno a livello regionale. Nonostante la sua pattuglia in Consiglio regionale si sia invigorita da un solo consigliere a tre (raggiungendo quella di FI), le beghe interne l’hanno reso il “partito da evitare”. Come successo al Comune di Potenza, dove una litigiosità interna ha mandato all’aria ogni possibilità di trattativa al rialzo con il sindaco Guarente, la stessa cosa è capitata in Regione Basilicata.

I meloniani, tanto al Comune quanto in Regione, rischiano di rimanere con un pungo di mosche. Se al Comune di Potenza si può ancora sperare in una chance, in Regione è cosa certa che la richiesta del secondo posto in Giunta è stata bocciata.

Non solo. È sfumata anche ogni piccola opportunità, come riportiamo nell’articolo della pagina precedente, di vedere per la guida dell’Arpab una staffetta tra l’uscente meloniano Tisci e un altro membro del partito. Bardi sembra essere irremovibile su questo punto: nessun uomo di partito per l’Agenzia regionale. Ma solo un professionista con qualità certificate.

E così in quanti nel partito della Meloni speravano di poter rimpiazzare il collega Tisci se ne dovranno presto fare una ragione. Bardi inoltre pare non aver ancora sciolto la riserva sulla possibilità di riconfermare l’uscente assessore Rosa. Nonostante la segreteria nazionale di FdI continui a caldeggiare la nomina di Rosa, Bardi (pur considerandolo uno dei migliori che rivorrebbe al suo fianco) per non cedere alle richieste degli altri alleati sarebbe disposto a sacrificarlo. E così anche FdI sembra essere costretta nelle prossime ore a indicare un nome alternativo a quello di Rosa, con il rischio che nel partito si apra una crepa impossibile da chiudere.

IL VALZER DELLA LEGA

Mentre FdI e FI si azzuffano la Lega si gode lo spettacolo. Il Carroccio è l’unico che al momento ha presentato a Bardi tre possibilità sul rimpasto di Giunta. La prima: Fanelli e Zullino assessori, e Cicala presidente del Consiglio.

La seconda: Zullino e Cicala assessori, e Fanelli presidente del Consiglio. La terza: Fanelli e Cicala assessori, e Merra presidente del Consiglio. La terna di nomi presentata dal commissario Marti permette alla Lega di restare a guardare. Anche se oltre a Zullino, Bardi avrebbe fatto notare che tanto Fanelli quanto Cicala sono parte di una riconferma che lui non vorrebbe rifare.

Non a caso, si vocifera che Marti conscio del “disappunto” del governatore sotto sotto starebbe valutando una quarta ipotesi che veda dentro nomi nuovi al posto di Fanelli e Cicala. Nomi che sarebbero gia stati garantiti a Bardi e che verranno svelati solo dopo che FI e FdI presentino il loro rinnovamento.

Il temporeggiare di Marti sarebbe una tattica per indicare ai suoi stessi consiglieri il piano B a fatto compiuto, ed evitare cosi che si rompano gia da ora quegli equilibri precari faticosamente costruiti e messi a dura prova nei mesi scorsi per situazioni analoghe.

BARDI VERSO LA SCELTA PERSONALE

La nuova fuga romana di Bardi dovrebbe portare entro oggi le risposte sperate. Il presidente della Regione fuggito nella capitale per incontrare i vertici del centrodestra e risolvere la crisi di maggioranza vuole avere risposte in tempi brevi.

Il governatore ai suoi uomini, lasciati di guardia a Potenza, avrebbe notificato che se entro oggi non si troverà una mediazione, capace di far sedare gli animi più bellicosi, procederà in autonomia con le nomine.

D’altronde il presidente non aveva fatto mistero ai partiti di quale schema voler attuare prima dell’azzeramento della Giunta: una riconferma di Rosa, Cupparo e Fanelli e due nomi nuovi in sostituzione di Merra e Leone.

E sulla presidenza del Consiglio un nome diverso da quello di Cicala. Le cose, però, si sono complicate e il presidente è stato costretto non solo ad azzerare la Giunta nella speranza di smuovere lo stallo che si è creato ma a guardarsi intorno in autonomia.

Più di qualcuno giurerebbe che sarebbe pronto a “pescare” nomi nuovi tra imprenditori e società civile. Una proposta su cui i partiti o meglio i consiglieri, pur di non andare a casa, difficilmente non voterebbero in Consiglio. La deadline per presentare la nuova Giunta sarebbe stata fissata a venerdì 11 marzo.



POTENZA. L’uomo moderato, equilibrato e sempre pronto a mediare come il buon padre di famiglia in una disputa tra figli ha lasciato il posto ad un uomo deciso e senza peli sulla lingua. La crisi in Regione Basilicata che si trascina ormai da mesi non ha mutato solo l’azione amministrativa ma anche l’approccio verso la politica dello stesso presidente Bardi. Ha provocato non poca sorpresa l’ultima nota fatta circolare dal presidente della Regione. Bardi nel rendere noto di aver preso atto delle dimissioni del Dg dell’Arpab Tisci, augurandogli buona fortuna per il proseguo, non si è lasciato sfuggire l’occasione di mettere in chiaro dei punti fondamentali sopratutto con i suoi alleati.

PER L’ARPAB UNA GUIDA SENZA TESSERA POLITICA

«Adesso è necessario provvedere al futuro dell’Agenzia ». Con queste parole il presidente della Regione dopo aver congedato l’ex Dg dell’Arpab rassicura in quanti in questi giorni gli avevano chiesto un cambio di passo. Sindacati e lavoratori in questa vertenza hanno sempre ribadito di voler una guida credibile e trasparente, pronta a potenziare le attività di una agenzia che prenda in carico la salute dei cittadini. Un cambio di passo che, questa volta, Bardi sembra intenzionato veramente ad attuare. «Ci sarà un avviso pubblico per individuare un’altra figura di alto livello – ha annunciato il governatore con competenze certificate nel delicato settore della protezione ambientale, come richiesto anche dai consiglieri regionali di maggioranza e opposizione». Tra le righe Bardi detta le nuove condizioni ai partiti: il nuovo Dg non deve avere una tessera di partito come è stato negli anni precedenti ma condizioni specifiche nel settore ambientale. Vale a dire che il futuro dell’Arpab verrà affidato a un tecnico con qualifiche certificate (quindi non politiche).

L’AVVERTIMENTO

Nonostante la nota inviata dal governatore non abbia certo brillato per “lunghezza” di testo in realtà era pienissima di contenuti e stoccate rivolte alla sua stessa maggioranza. Infatti, il governatore non solo ha fatto intendere quale sarà il nuovo corso da seguire per le nomine degli enti sub regionali ma ha chiarito anche il tipo di persone che vuole da oggi in avanti al suo fianco. Non sarà certamente sfuggito, soprattutto agli addetti ai lavori, il passaggio fondamentale con cui Bardi precisa «come il percorso – che si sarebbe comunque concluso oggi – è stato molto chiaro, nel rispetto di tutte le garanzie dovute, senza inseguire le pressioni e la propaganda politica. Difendere le istituzioni significa rispettare le regole, senza guardare all’appartenenza ». La scelta di trovare una strada condivisa per le dimissioni di Tisci passano da un ragionamento fondamentale per il governatore: «il rispetto delle regole».

Cosa che vale per tutti, non solo per l’ex Dg dell’Arpab accusato di essere andato a lavoro, e trovato dai Nas negli uffici dell’Agenzia, mentre era positivo al Coronavirus. Bardi lancia un chiaro avvertimento: «Con noi è cambiato registro. Non sempre è accaduto in passato». Il caso di Tisci sarebbe solo uno dei provvedimenti che il governatore vorrebbe prendere per dare una sferzata all’andazzo che la sua legislatura ha preso. È chiaro come il governatore vuole far comprendere che anche tutti gli altri che sono sotto i riflettori per qualcosa che potrebbe compromettere il “buon” nome del suo governo regionale avranno lo stesso trattamento, come sottolinea nella parte finale della sua stessa nota: «Mi farebbe piacere che coloro i quali hanno richiesto la “pena capitale” contro una persona ritenuta il “nemico di turno” da abbattere, utilizzino una parte di tale attenzione anche verso altre situazioni, sicuramente più gravi, magari anche quando riguardano amici o compagni di partito. La doppia morale è una cattiva abitudine dura a morire ».

NO AD INDAGATI DI SERIE A E DI SERIE B

Nell’ultima parte del suo comunicato Bardi ribadisce un concetto che aveva già espresso tempo fa: «La doppia morale è una cattiva abitudine dura a morire». Un riferimento soprattutto a quei tanti politici che in questi giorni hanno puntato il dito contro il caso Tisci mostrandosi quasi “duri e puri”.

Eppure Bardi ha voluto rimarcare come molti di quelli che si sono elevati a “moralisti” in realtà hanno i loro scheletri nell’armadio, probabilmente anche più grandi di quelli dello stesso Tisci. Il passaggio chiave sull’attenzione che per Bardi va assunta anche in «situazioni, sicuramente più gravi, magari quanto riguardano amici o compagni di partito» riporta ai numerosi rumors, molti dei quali recentissimi, che vedrebbero diversi esponenti della maggioranza indagati in inchieste giudiziarie non di poco conto.

Il governatore fa comprendere chiaramente che non esistono indagati di serie A o di serie B, e se per Tisci è stata invocata una misura drastica (per una denuncia che a detta dello stesso interessato non gli sarebbe ancora stata notificata) lo si deve fare anche per altri membri della maggioranza con casi di natura analoga. Va infatti ricordato come nella sua ex Giunta di esponenti che al momento sembrano essere sotto la lente di ingrandimento della magistratura pare ce ne siano più di una. Uno dei motivi che lo ha spinto a chiedere tutti nuovi nomi per il rimpasto.

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