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DECESSI COVID RSA MARSICOVETERE E BRIENZA IN AULA LA PAROLA AL CARABINIERE DEI NAS

Omicidio colposo: 22 morti constatate ai 3 imputati. Al via il processo con la deposizione del 1° testimone dell’accusa


Nell’ambito del processo penale per quella che gli inquirenti potentini, nel giorno degli arresti, definirono una «vera e propria strage con pochi sopravvissuti», il riferimento è ai decessi avvenuti nel 2020 e nel pieno della seconda ondata della pandemia nella Rsa di Marsicovetere, per l’accusa un «altoforno Covid», ascoltato in aula, nel Tribunale di Potenza e dinanzi al giudice monocratico Federico Sergi, uno dei carabinieri dei Nuclei Antisofisticazione e Sanità (Nas) che hanno svolto le indagini nelle residenze sanitarie assistenziali di Marsicovetere e Brienza.

È stata acquisita la relazione di servizio del testimone dell’accusa. Tre gli imputati accusati, a vario titolo, di omicidio colposo: Nicola Ramagnano e Romina Varallo, che in qualità di gestori della casa di riposo di Marsicovetere sono accusati anche di falso per le presunte omissioni in materia di sicurezza, e suor Fulgenzia Sangermano, direttrice di quella di Brienza.

Ai primi due sono contestati tutti i decessi: 17 sono avvenuti a Marsicovetere e cinque a Brienza. Suor Fulgenzia, invece, è accusata di omicidio colposo per i cinque morti nella struttura burgentina, e di falso per la presunta retrodatazione della domanda di ingresso dell’ospite che avrebbe avviato il contagio. Secondo l’ipotesi accusatoria, fu proprio il trasferimento senza tampone e senza quarantena di un’ospite di Marsicovetere a scatenare il focolaio Covid anche nella Rsa di Brienza denominata San Giuseppe e gestita dalle Suore Missionarie Catechiste del Sacro Cuore.

Dall’episodi è scaturita la contestazione di falso per la presunta retrodatazione della domanda di ospitalità dell’anziana positiva che avrebbe avviato il contagio. Da ricordare, però, che il Giudice dell’udienza preliminare del Tribunale di Potenza, Lucio Setola, accogliendo solo in parte la richiesta di rinvio a giudizio avanzata dal Pm Antonella Mariniello, fece cadere l’accusa principale, ovvero quella di epidemia colposa.

Reato contestabile, come emerse da una sentenza della Cassazione, solo per condotte commissive, che, pertanto, abbiano contribuito attivametne alla propagazione del virus, e non, come nel caso lucano, per condotte omissive relative alla mancata adozione di cautele e presidi anti contagio.

Nella prossima udienza, fissata a maggio, prevista la deposizione di un altro carabiniere dei Nas e di altri militari della tenenza di Viggiano che hanno svolto ispezioni nelle due Rsa.


 

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