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PASTROCCHI LUCANI, ROMA VEDE

I moniti della Corte dei Conti agli amministratori: la sfida del Pnrr un azzardo al buio


Basilicata quanto basta alla cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario 2022 svoltasi a Roma, ieri, nell’Aula delle Sezioni riunite della Corte dei Conti, alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e delle più alte cariche istituzionali.

Nella relazione sulle attività compiute e in quella redatta dal Procuratore generale, Angelo Canale, riferimenti precisi e ficcanti ai fatti lucani. Se nel 2021 particolare attenzione era stata rivolta all’emergenza sanitaria Covid, quest’anno molti i rimandi al Pnrr.

LA GESTIONE DEI RIFIUTI, IL PNRR E LA SFIDA DA NON PERDERE

Un particolare approfondimento è stato dedicato alla gestione del ciclo dei rifiuti urbani. Si tratta di un settore che ha evidenziato un fabbisogno crescente di investimenti, ma ciò nonostante «la realizzazione delle infrastrutture marcia a ritmi insufficienti ». Riguardo ai «deficit di gestione », il primo rinvio alla situazione lucana.

Per il rifiuto urbano indifferenziato, 5 regioni (Basilicata, Campania, Puglia, Abruzzo e Sicilia) su 8 del Sud «riportano uno sbilancio gestionale, laddove 5 regioni (Lombardia, Emilia- Romagna, Trentino-Alto Adige, Piemonte e Valle d’Aosta) su 8 del Nord presentano un saldo positivo, ovvero gestiscono negli impianti localizzati sul proprio territorio un volume di rifiuti superiore alla produzione».

Sbilanci, tra cui quelli lucani, che, come sottolineato dalla magistratura contabile, «scontano una pianificazione regionale non sempre adeguata». Criticità da sanare per «riallineare la pianificazione regionale» così da «rendere credibile il raggiungimento degli obiettivi comunitari». In tale ottica, per la Corte dei Conti, «appare, quindi, fondamentale il buon esito del processo di riforma e semplificazione prospettato dal Pnrr e il sostegno offerto dalla regolazione Arera nello stimolare gli investimenti».

FONDI UE: TANTI “GAL” E NON È GIORNO

Basilicata ed Europa: altro tasto dolente, l’utilizzo dei Fondi comunitari da parte dei Gruppi di Azione Locale (Gal) operanti in regione. Bocciata la politica di sviluppo delle zone rurali fra il 2007 e il 2020. In linea generale, sulla gestione dei finanziamenti pubblici utilizzati dai Gal, operanti in Basilicata, il quadro che è emerso presenta ha rilevato alcune criticità, «le maggiori delle quali hanno riguardato sostanzialmente gli aspetti legati alla gestione operativa del programma Leader ».

«Si è rilevato – è stato spiegato -, un consistente ritardo nell’avvio del programma e nell’erogazione dei fondi per entrambi i settenni esaminati: detti ritardi hanno comportato una riduzione generalizzata dei tempi di operatività dei singoli interventi territoriali la cui programmazione era basata su un arco temporale molto più ampio che, invece, si è rilevato essersi ridotto all’ultimo biennio-triennio di validità, con indubbio pregiudizio per la qualità degli interventi, realizzati troppo spesso con il timore di perdere i relativi finanziamenti ».

In conclusione: «I Gal operanti in Basilicata non hanno avuto lo sperato effetto propulsivo strutturale per l’economia rurale del territorio lucano, che ha continuato ad alimentarsi in maniera preponderante attraverso finanziamento pubblico, senza produrre quell’auspicabile effetto “autopropulsivo” che è alla base dell’intervento finanziario dei fondi europei ».

PARTECIPATE: LA CAPORETTO LUCANA

Ulteriore zona buia lucana: le «performance non eclatanti nelle società a controllo pubblico» dato che in «Basilicata le perdite delle partecipate superano gli utili». Citato anche il passaggio del decreto della Corte dei Conti regionale che ha bacchettato gli Enti locali poichè «il procedimento di analisi dell’assetto complessivo delle partecipazioni societarie detenute, non può risolversi in una sorta di “attività autoreferenziale” ».

Tra le altre cose, ricordato anche come al soccorso finanziario alla società partecipata al di fuori dei casi previsti dal Decreto legislativo 176 del 2016, ci sia un’«azione pendente, promossa dalla Procura regionale per la Basilicata nei confronti del sindaco e di alcuni funzionari comunali ».

Proprio in tema di ricognizione delle partecipate, citato l’importante principio rimarcato in una sentenza della Corte dei Conti di Basilicata che vale anche per altre questioni di finanza pubblica.

Il caso era quello di Rapone, ovvero dell’assoluzione del responsabile comunale del settore finanziario con condanna, però, del sindaco. Precisato che sussiste un’ipotesi di “culpa in vigilando”, consistente nella mancata adozione di ogni attività di supporto e sollecitazione all’adempimento richiesto dalla legge, nonostante il Sindaco sia stato specifico destinatario di ben due solleciti all’adempimento da parte della Sezione regionale di controllo.

Per cui, «la culpa in vigilando esclude, quindi che assuma rilievo il principio di separazione tra funzioni di indirizzo demandate agli organi di governo e le funzioni di amministrazione demandate all’organo burocratico».

I PASTICCI DELLA LEGIFERAZIONE

Sul fronte della bassa qualità della legiferazione, plurimi i riferimenti alla Basilicata e a quei contenziosi che hanno già visto la Regione perdere alla Corte Costituzionale. Dal caso del personale delle ex Comunità montane e dell’«espediente contabile » di escludere il loro costo «dal calcolo della spesa complessiva del personale » che ha provocato «una duplice espansione della spesa, sia in termini di aggravio di oneri, sia in termini di erosione di risorse », allo “spalma bilancio” Bardiano che aveva disposto, in maniera incostituzionale, «il ripiano del disavanzo di amministrazione presunto riveniente dall’esercizio 2018 in più esercizi e più precisamente fino a quello 2024». Menzionata anche la bocciatura del «legislatore della Regione Basilicata» poichè aveva previsto la non computabilità nei tetti di spesa delle prestazioni di specialistica ambulatoriale, che senza l’adozione di misure alternative atte a garantire l’invarianza dell’effetto finanziario, secondo la Corte, «è passibile di determinare oneri aggiuntivi non consentiti dalla legislazione nazionale».

A livello di principi e sentenze, specificatamente riportata e ampiamente spiegata nel dettaglio, l’approdo processuale, in primo grado, del danno erariale milionario dell’ex Clinica Luccioni nei confronti dell’Asp.

In tema di danno da violazione del rapporto di esclusiva e da violazione del sinallagma, promossa la tesi applicata dalla regionale magistratura contabile che per i due medici preposti alle verifiche dei rimborsi, li ha condannati, in via sussidiaria, «al pagamento di una somma pari al 50% della richiesta attorea, avendo il collegio ritenuto che il non assicurato apporto di adeguati ausili professionali e tecnologici, o informatici, per l’espletamento di un’attività complessa, consentisse la riduzione degli addebiti ».

Sulle questioni lucane, dopodomani sarà possibile cogliere maggiori approfondimenti, poichè, venerdì, avrà luogo nell’aula delle udienze della Corte dei Conti per la Basilicata, la cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario 2022.

Ferdinando Moliterni

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