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LA CUPPARITE DELLE DIMISSIONI LEGHISTE

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In principio fu Francesco Cupparo, a cui riconosciamo finanche buona volontà d’azione, ad inculcare a questo centrodestra di retromarce e d’incoerenze, il tocco farlocco delle dimissioni sempre annunciate e mai date. Ora lasciamo stare come Vito Bardi non le abbia mai pretese, almeno per salvare quel poco di credibilità del suo governo, peraltro già infilzato da ogni guaio possibile e da tutte le incapacità del caso, ma nessuno poteva immaginare che la cupparite delle dimissioni divenisse il metodo politico della Lega per taroccare la sua salita sull’Aventino ed infinocchiare i cittadini su una crisi finta. Eppure per capire il trucco delle onorevoli baggianate di Pepe, bastava scorgere le facce pallide e smagrite di Francesco Fanelli e Donatella Merra fan della poltrona incollata e riservisti per ogni bis, tris, quater che Bardi vorrà fare, età permettendo. Così come se niente fosse dalle tasche di Marti quella letterina delle loro dimissioni non è mai partita ed il duo, al netto dello scaduto Cicala, più e meglio di prima ha continuato a sperticarsi in comunicati e delibere, a scorazzare con autista regionale e beccarsi l’emolumento dorato da assessore. Ha scritto Winston Churchill: “Ho dato le mie dimissioni, ma le ho rifiutate”.

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