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CITTÀ E REGIONE

Taccuino del sabato a cura di Enzo Santochirico


“Enzo non ti affannare. In modo trasversale hanno deciso che la Fondazione cesserà di esistere per far dimenticare il 2019”. È il commento tranchant che un consigliere comunale materano mi invia quando riceve e legge il mio Taccuino di sabato scorso sul futuro della Fondazione 2019.

Alla mia obiezione che forse, e a maggior ragione, bisognerebbe fare qualcosa – il Comune potrebbe fare tanto – la risposta è ancora più lapidaria e inappellabile “Purtroppo lo statuto attuale lascia tutte le decisioni alla Regione Basilicata, dove non ci sono interlocutori”.

Si potrebbe interpretare come il “sentiment”, il senso comune dei materani, la convinzione che il protagonismo e il successo della città dei Sassi sono sopportati se non avversati nel capoluogo di regione, la riproposizione, insomma, del mai sopito e sempre latente conflitto fra i due capoluoghi. Matera vittima dell’altrui sopraffazione, della bilancia dei numeri che pende a nord-ovest, del potere concentrato nel capoluogo regionale?

O Matera irretita dai suoi limiti, dall’incapacità di interpretare convintamente la sua leadership, dall’affidare la sua navigazione. alle correnti, priva di una rotta precisa? La dialettica e persino la competizione fra città, territori, comunità sono fisiologiche, prodotto di identità diverse, storie e relazioni e ritmi eterogenei. La differenza, la pluralità, l’alternatività possono essere una forza, un moltiplicatore di energie, un acceleratore di crescita e innovazione. Ma a condizione che ci sia una unità di fondo, una condivisione di base, un riconoscimento reciproco.

Altrimenti, soprattutto quando non si è in presenza di realtà particolarmente forti e autosufficienti, si trasformano in una dispersione di potenziali, in un aumento di fragilità, in un vicendevole impoverimento, fino a minare le fondamenta della dimensione comune in cui orbitano.

Non a caso, Franco, acuto osservatore e commentatore, chiosando, qualche mese fa, il primo dei miei taccuini sull’emorragia demografica della Basilicata – non so se come una nefasta previsione o rassegnata convinzione – mi scriveva “Non sono pessimista, ma realista. Il futuro della Basilicata si chiama area metropolitana di Napoli e Bari”: Probabilmente memore delle simulazioni di macroregioni che – prima la Fondazione Agnelli circa 20 anni fa, poi alcuni parlamentari più recentemente – vedevano la Basilicata divisa e ripartita fra le più forti e grandi regioni confinanti.

D’altronde, non bisogna neanche dimenticare che la levantina “attrazione pericolosa” cova e ogni tanto riemerge nell’opinione pubblica materana, a volte artificiosamente alimentata. Insomma, non è tema inedito, ma c’è da chiedersi se oggi non abbia un quid novi, che si coglie soprattutto a livello istituzionale, più che a livello sociale e comunitario.

Siamo lontani, per fortuna, dagli striscioni e dalle scritte sui muri di insulti fra Matera e Potenza. Ma è recente una polemica insorta in occasione della presentazione a Matera delle linee preliminari del piano strategico sul turismo. D’altronde, mi è capitato anche di cogliere alcune difficoltà da parte di enti regionali e trovare ascolto, spazio, interlocuzione in città. E rumors su incomprensioni, risentimenti, dispetti non mancano.

Difficile dire se pesa in qualche modo anche il fatto che, nell’attuale assetto politico-istituzionale, le espressioni della maggioranza in città e regione siano non solo diverse, ma anche “nuove”, alla loro prima prova di governo, con rappresentanze dall’accentuata connotazione identitaria e dall’attitudine a ruoli di opposizione, e quindi prive di un terreno comune di esperienza, di conoscenza, di fiducia.

E, tuttavia, stando a quello che confusamente si apprende o si intravede, cominciano a manifestarsi, da ambo le parti, sforzi volenterosi e generosi di creare percorsi comuni, anche con qualche passo formale, che fa scorgere, almeno in nuce, la possibile apertura di fenditure nel muro della diffidenza o addirittura dell’ostilità, che qualcuno coglie o teme, ma che a me sembrano incomprensibili.

Cui prodest? Chi può trarre vantaggio da una distanza o divergenza fra la città lucana, che, sostenuta dalla sua storia e spinta dal suo dinamismo, conquista primati europei e mondiali e la regione che, forte delle sue competenze e dei suoi poteri, concepisce, elabora e attua le politiche di sviluppo di tutto il territorio e dell’intera comunità della Basilicata?

Continuerò a ripetere all’amico consigliere comunale di non demordere e – se pienamente convinto della bontà degli obiettivi in cui crede e su cui punta (la Fondazione 2019 o altro) – e insistere, fino a trovare gli interlocutori in regione per condividere con loro il piano strategico culturale, la costruzione del polo della ricerca e della creatività, le linee di un turismo sostenibile e di qualità.

Così si esercita la leadership della città, cominciando dalla sua provincia. Del pari, non mi stancherò di ripetere a Franco che anche Matera guadagnerebbe ben poco, o piuttosto perderebbe, se diventasse la periferia di Bari o la settima provincia della Puglia. Inoltre, sono convinto che ci sono in regione forze e personalità alle quali è chiaro che, senza Matera, per la Basilicata é come giocare una partita senza il suo fuoriclasse.

Possono esserci confronti duri, persino scontri, ma muovendosi nella direzione di un destino comune, di un futuro condiviso, contemperando audacia, lungimiranza, sfida e mediazione, coinvolgimento, equilibrio.

La consapevolezza di essere regione a rischio dovrebbe convincere tutti che la debolezza si vince con l’unità. A meno che anche nella paziente e resiliente Basilicata prevalga il cupio dissolvi. Storia e tradizione della regione fanno buon argine al nichilismo postmoderno, così come lo storicismo e il razionalismo della contemporaneità e della nostra formazione, che spingono a non arrendersi, ma, come diceva un grande economista, Claudio Napoleoni, a “continuare a cercare”.


Buon fine settimana


 

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