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LA DIMENSIONE PRIVATA MI CONSENTE IL “FUORI TESTO” INDIPENDENTEMENTE DAI MIEI COMPITI

L’ex segretario comunale di Ruoti Conte, il cui nome non come indagato spunta nell’inchiesta che vede coinvolto Salinardi, replica alla stampa


Nell’inchiesta “Black Gold” che la scorsa settimana ha portato a 16 arresti, tra cui l’ex sindaco e consigliere di minoranza Angelo Salinardi, per la gestione politica del Comune di Ruoti nell’ordinanza del Gip spunta il nome anche di Giovanni Conte.

Non risulta affatto tra gli indagati, ma l’ex segretario comunale di Rutoi viene definito come il «miglior consigliere» del’ex sindaco, e che avrebbe continuato a «mettere la sua competenza al servizio », anche in seguito alla sostituzione, «per mettere in difficoltà Scalise» attuale prima cittadina di Ruoti. Fatti su cui l’ex segretario comunale ha voluto inviare delle precisazioni che pubblichiamo integralmente di seguito.

*** DI GIOVANNI CONTE*


In merito alle ultime vicende giudiziarie, concernenti il caso Salinardi e l’attuale Sindaca di Ruoti, che in qualche modo mi hanno riguardato, vorrei fossero pubblicate alcune riflessioni sull’ecosistema della disinformazione: i rumors e la stampa. Sentir dire e crederci “La stampa è un’autorità unica e peculiare”.

Considero i giornalisti “propagatori” come fili nel complesso tessuto di scambi sociali. La loro voce suscita in chi legge una raffica di riflessioni che mescolano elementi cognitivi ed emotivi.

Un giornalista dovrebbe pertanto scegliere che tipo di notizia dare e come darla, produrre articoli competenti, contenenti dati correttamente presentati e commentati; il punto, a mio avviso, non è soltanto annunciare qualcosa “di grosso”, ciò non è bastevole perché sfruttare la grande notizia e non riuscire a sostenerla con la veridicità delle informazioni riduce la notizia stessa, questa infatti avrà smesso di dialogare con il lettore, non sarà un elemento di conoscenza, non contribuirà a condurre una campagna di attivismo civico e politico, diventerà un prodotto amatoriale frutto della voglia di esprimersi e, a questo punto, chi la scrive non può più considerare la sua attività “informazione giornalistica” ma “ informazione generalista”, diventata talmente leggera da rasentare l’informazione spazzatura da gossip.

Bisognerebbe distinguere il gossip dal giornalismo serio e non mischiare le due cose. Il primo intrattiene il lettore, produce informazione dentro una piattaforma partecipativa, coinvolge là collettività, punta al sensazionalismo. Il giornalismo serio rivela verità più ampie e implica una lettura dei fatti che richiede forme di pensiero esigenti , basate su riflessioni e analisi.

Entro in “Medias res” e mi permetto di dissentire un’informazione giornalistica che è stata pubblicata qualche giorno fa e ha riportato fatti che riguardano me e alcuni membri della mia famiglia. Mi riferisco a quanto viene riportato su vari articoli in relazione alla maniera scurrile con cui ho riferito un punto di vista su persone. Rispetto alle espressioni da me usate il giornalista avrebbe dovuto procedere facendo debunking, ha invece trasmesso la notizia pensando che “zucchero non guasta bevande”.

Le espressioni da me usate avrebbero potuto rappresentare una preziosa informazione qualora il sottoscritto fosse uscito fuori dal limite fissato istituzionalmente e che compete il suo ruolo. Mi è chiaro che l’istituzionalità obbliga a pensare ai luoghi, agli spazi, ai compiti, alle parole.

La dimensione privata mi consente il “fuori testo”, di sottrarmi alla logica delle competenze istituzionali e di entrare in dinamiche personali indipendenti dai miei compiti e dalle mie funzioni.

Mi pare che questo tipo di giornalismo abbia un problema di chiarezza sul concetto di libertà! È dunque legittima “la libertà” di citarmi in un articolo in cui si stabilisce una connessione tra la mia persona e un caso giudiziario di importante portata da cui peraltro sono fuori (ad oggi, infatti, le indagini non mi coinvolgono) e sembra quasi illegittima la mia libertà di esprimere in un ambito privato punti di vista su fatti e persone, giusti o sbagliati, usando le parole che più mi aggradano.

Mi pare che le libertà di pensiero e di espressione vengano trattate come vecchie signore rispettabili, messe da parte, relegate in fondo a un salone, passibili di essere esaltate come libertà fondamentali o di essere calpestate a seconda delle situazioni.

La libertà che dovrebbe starci tanto a cuore è soggetta a derive populiste ed è triste che alla deriva la mandino quegli stessi “propagatori” di cultura e conoscenza che dovrebbero combattere “il deficit democratico della nostra società”.

Democrazia non è spiare le menti e i pensieri e distruggere carriere e reputazioni. Perché all’improvviso fa così buio nella nostra società? Perché Voltaire si sta spegnendo.


*EX SEGRETARIO COMUNALE DI RUOTI

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