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NON DISTRARSI AL BIVIO

Taccuino del sabato a cura di Enzo Santochirico


Non era difficile prevederlo, ma se ve ne fosse stato bisogno, è stato immediato ed evidente che di nodo gordiano si trattasse. D’amblée, i critici del passato e i sospettosi del futuro hanno unito le forze, sono immediatamente riemerse le incomprensioni di ieri e i timori verso il domani, hanno ripreso vigore le critiche e le riserve su quel che è stato. Quieta non movere. Si corrono sempre questi rischi quando si infrange l’immobilismo, tanto più se, dopo aver trattato di strategie, si parla di strumenti e si sconta l’assenza di un serio bilancio collettivo di un’esperienza importante e decisiva.

Non a caso un anno fa segnalavamo lo scarso peso dato ai report conclusivi della Fondazione e da oltre due anni tentiamo di richiamare intelligenze e responsabilità a interrogarsi e a scegliere sulla strategia post 2019. E fortunatamente non sono mancati, anche in questa occasione, interventi, pur critici, ma che hanno colto questo spirito. La discussione della Fondazione va fatta in questo quadro: non si tratta di proseguire sic et simpliciter il cammino finora compiuto, ma scegliere una nuova direzione, percorrerla con altri mezzi, attrezzandosi con forze ad essa adeguate.

Una nuova missione, si è detto. Se non si parte da qui, continueremo a rimanere prigionieri delle recriminazioni e degli allarmi populistici. Perciò bisogna entrare nel merito, senza «distrarsi al bivio».

Per farlo abbiamo provato a immaginare scenari, formulare ipotesi, disegnare schemi. Siamo partiti da quello cittadino, ma, avendo già avuto una proiezione regionale ed essendo tale dimensione quella che meriterebbe la centralità della cultura, è bene ragionare a tale livello.

Nel Piano Strategico Regionale, a seguito del dibattito e delle proposte di modifica e arricchimento, si sono meglio delineati i contorni di quello che è stato definito il “sistema culturale creativo”, che racchiude realtà in fieri come l’Hub di San Rocco, avviato a seguito di un bando comunale per l’insediamento di imprese nel campo della ricerca e dell’innovazione, la Casa delle Tecnologie Emergenti di Matera (CTEMT), finanziata dal MISE è articolato in 6 laboratori di sperimentazione e ricerca, l’Accademy per le imprese culturali e creative, finanziata con fondi FSC, il Centro Sperimentale di Cinematografia, nato da un accordo tra Comune, Regione e Fondazione Centro Sperimentale di Roma, Film Commission di Basilicata, che dovrebbe vedere la luce a settembre.

Ebbene, in questo contesto, se è vero che uno dei segmenti più longevi e promettenti dell’eredità del 2019 potrebbe essere questo polo dell’industria e dell’attività culturale e creativa, con evidenti connessioni con il sistema dell’alta formazione, la Fondazione potrebbe essere il soggetto che assume il ruolo di soggetto coordinatore e operativo, con la potenzialità di aprirsi ad un orizzonte europeo, grazie alla connaturale proiezione che ha avuto in questi anni e tuttora conserva. Soprattutto il profilo della creatività costituirebbe, da un canto, il nesso forte con il titolo di capitale europea della cultura 2019, dall’altro, il tramite per reinventare e rilanciare in modo nuovo quel ruolo, ancor più coerente e appropriato se si concretizzasse la Zona Economica Speciale di nuova generazione 4.0 destinata ad ospitare industrie culturali e creative, di cui si é parlato l’estate scorsa.

Non meno interessate e coerente, sebbene in altro senso, sarebbe individuare nella Fondazione 2019 un importante strumento per realizzare la nuova strategia in campo culturale, che la Regione annuncia. Benché non vi siano – o non sono a nostra conoscenza – atti ufficiali, è già oggetto di illustrazione e discussione un ambizioso ridisegno di normativa, organizzazione e governance delle attività culturali in Basilicata.

Si parla di un testo unico della cultura, di una programmazione triennale, di procedure e tempi certi per dare garanzie finanziarie, rivedendo, anche profondamente, vecchie e nuove leggi, nel segno della maggior trasparenza, della pianificazione, della professionalità. E ovviamente si pone esplicitamente il tema della governance di questa nuova strutturazione delle attività culturali.

E’ un dato che la Regione Basilicata non abbia un centro di competenza adeguato in questa materia. Occorrerebbe tempo per costituirlo e sperimentarlo. Invece, vi è un soggetto, partecipato anche dalla regione, che ha un assetto definito, competenze maturate, esperienza già verificata, che potrebbe costituire una sorta di braccio operativo di questa rinnovata strategia culturale. Sarebbe il modo per rendere manifesto che il 2019 ha permeato in profondità la regione e continua a essere terreno fertile per nuove fioriture.

Anche in questo caso, un altro e connaturato segmento potrebbe essere quello dell’alta formazione, che, collegato a quello della creatività e della produzione culturale, potrebbe consentire alla regione e alla città di essere un campo in cui si attraggono competenze, inventiva, talenti, si sperimenta e si generano novità artistiche, che per qualità e originalità possono aspirare all’internazionalità, rinnovando ogni volta il titolo del 2019.

E rimane da approfondire il tema delle risorse e dei progetti nel campo della cultura e della ricerca relativi al PNRR, anche questo essendo un ambito in cui la Fondazione potrebbe giocare un ruolo. Sono alcune idee, né esaustive né definitive, che hanno lo scopo di suscitare interesse e discussione, ma anche di determinare scelte e decisioni. Non si può farlo, però, tacendo, aspettando, guardando.

Così , come scriveva Scotellaro, «uno si distrae al bivio, si perde». E aggiungeva «per vedere come piove, non basta tenersi dietro ai finestrini e piangere, ma portarsi sulla strada con lo sguardo fisso al cielo, immenso e irragiungibile». E’ tempo di “portarsi in strada” per sentire e vedere la pioggia e guardare il cielo. E’ tempo di recidere il nodo, come Alessandro Magno più di duemila anni fa. Buon fine settimana


 

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