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VOLEVANO SCREDITARE DI TOLLA

Preoccupati dell’incedere del Commissario, Salinardi & Co. provarono un maldestro dossieraggio

 


Corruzione, stalking, calunnia, atti persecutori. Sono solo alcuni dei reati configurati per i 16 soggetti coinvolti nell’operazione “Black Gold” condotta dagli agenti della Squadra mobile della Questura di Potenza coordinati dal Procuratore della Repubblica, Francesco Curcio.

Al centro dell’inchiesta c’è Angelo Salinardi già sindaco della città di Ruoti e oggi consigliere di opposizione nel comune guidato dalla sindaca Anna Scalise che Salinardi avrebbe cercato insistentemente di far dimettere. Nelle 200 pagine dell’ordinanza sono diversi i punti che meritano approfondimenti e che, nel caso in cui le ipotesi di reato venissero accertate, dimostrerebbero l’assoluta spavalderia con cui Angelo Salinardi, Gerardo Scavone ed Emiliano Tedesco, in concorso tra loro, avrebbero perseguitato, molestato e velatamente minacciato niente meno che un ispettore della Polizia di Stato (all’epoca dei fatti).

Nel caso specifico, si tratta dell’oggi Sostituto Commissario di Polizia Pasquale Di Tolla che in servizio presso la Squadra mobile di Potenza sarebbe stato pedinato, osservato nei suoi spostamenti, controllato nei suoi accessi al comune di Ruoti per – si legge nell’ordinanza – «motivi investigativi», interferendo nelle indagini da lui svolte depositando falsa denuncia, avvicinando i suoi colleghi per chiedere degli accertamenti in corso con l’intento velatamente minatorio di fargli sapere che erano a conoscenza dei suoi rapporti con una collega della stessa Questura con la quale il Sostituto Commissario ha un rapporto di convivenza, così cagionando all’ufficiale di PG concreto timore per l’incolumità propria e dei familiari e costringendolo ad alterare le proprie abitudini di vita.

Nel perseguire ostinatamente il loro intento, si legge ancora nell’ordinanza, gli stessi Salinardi e Scavone, il 9 ottobre del 2020 hanno depositato, presso la Procura di Potenza un esposto denuncia (formalmente presentata contro ignoti) che, secondo gli inquirenti, in realtà era volta a screditare e chiedere accertamenti sul conto del Sostituto Commissario Pasquale di Tolla.

Nella denuncia si accusava falsamente Di Tolla di condurre indagini a suo carico per vendetta personale non avendo il Salinardi, secondo la falsa ricostruzione prospettata, aderito alla richiesta di far superare alla compagna ed alla sorella dell’ispettore un concorso pubblico per agente di polizia municipale tenutosi presso il Comune di Ruoti nel 2009.

Dunque vi sarebbe qui il tentativo di incolpare Pasquale Di Tolla di abuso di ufficio e depistaggio sapendolo innocente – si legge ancora nel documento della Procura – come dimostrato sia dalla documentazione inerente al concorso da cui si rileva che la compagna del Di Tolla non si era presentata alla prova scritta, dopo un primo annullamento della procedura, sia da una serie di intercettazioni dalle quali emerge una ben premeditata attività di dossieraggio posta in essere dal Salinardi con il contributo attivo dello Scavone e finalizzata proprio alla raccolta di elementi artatamente costruiti per porli a fondamento dell’esposto contro Di Tolla.


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