Le Cronache Lucane
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«UNA PIAGA DI CUI TUTTI SIAMO RESPONSABILI»


Dopo il l’articolo di Cronache sulla movida incontrollata in centro storico che ha portato sabato scorso una minorenne al pronto soccorso, continuiamo a parlare dell’abus di alcool con Bonifacio Pistocchi, vice presidente dell’Acat (Associazione dei Club Alcologici Territoriali) provinciale che ha sede a Potenza e “servitore insegnate” del Club Kairos di Avigliano.

I Club sono comunità multifamiliari autonome. All’interno dei club ci si confronta e ci si aiuta . Bonifacio Pistocchi è colui che accoglie e ascolta i partecipanti, insomma si mette al servizio degli altri ed è presente durante tutto il percorso di cambiamento.

Lei è il vicepresidente dell’Associazione Acat provinciale. Ci racconti quali sono le attività?

«Sono un uomo che ha avuto problemi alcolcorrelati. Sono riuscito ad uscire dal tunnel dell’alcool da oltre 11 anni grazie alla frequentazione di club alcologici territoriali. I club sono comunità multifamiliari autonome costituite da famiglie che hanno avuto problemi di alcool e da un servitore insegnante. Ci si incontra settimanalmente per discutere dei problemi dei singoli membri.

La filosofia del club è quella dell’auto mutuo aiuto e si basa sulla metodogia di Hudolin. Secondo Hudolin la dipendenza dell’alcool, e più in generale qualunque dipendenza, non è una patologia ma uno stile di vita errato. Modificando questo si riesce a superare la dipendenza. I club fanno parte di un’associazione denominaca cast a livello provinciale che a sua volta fa capo a quella regionale (Arcat) e quella nazizionale (Aicat). Le principali attività dell’Acat sono quelle di sensibilizzare la gente verso questo fenomeno sempre più diffuso e questo sotto varie forme.

Generalmente si dedicano diverse giornate di sensibilizzazione soprattutto nel mese di aprile (mese della prevenzione) in cui noi dell’associazione scendiamo in piazza per distribuire materiale informativo e delucidazioni ai passanti. Facciamo sensibilizzazione anche attraverso convegni in cui cerchiamo di coinvolgere tutte le istituzioni del luogo ed ovviamente sono aperti a tutta la cittadinanza.

Per quanto mi riguarda mi preoccupo soprattutto di sensibilizzare i giovani e a tal proposito ho tenuto diversi incontri con ragazzi delle scuole. L’acat si occupa anche della formazione di specifiche figure denominate servitori insegnanti che sono centrali all’interno del club». Lei è riuscito a superare la sua dipendenza dall’alcool. Ci racconti la sua esperienza «Per motivi di lavoro all’età di 24 anni mi sono trasferito dalla Calabria in Basilicata. Qui mi sono trovato solo senza i miei affetti, senza gli amici, senza conoscere nessuno e in un ambiente sociale non mio.

La solitudine è stata devastante e per soffocarla ho iniziato a frequentare i bar del paese. Ho iniziato a stringere amicizia con persone che stavano abitualmente nel bar a consumare alcool. Pensavo di aver trovato amici veri ma solo dopo ho capito che erano “amici di bevuta”. Con loro sono caduto nel tunnel dell’alcool e sono riuscito a superare la dipendenza dall’alcool grazie al club a cui sono stato indirizzato dal “Sert” di Potenza».

Quanto è stato difficile il percorso di “riabilitazione”? Ci sono stati dei momenti di ricaduta? C’è stata una persona in particolare che l’ha aiutata nel percorso?

«Uscire dal tunnel dell’alcol è stato lungo e faticoso ed è un percorso che non finisce mai perché il pericolo di una ricaduta è sempre dietro l’angolo. Non le nego che ho affrontato momenti durissimi che sono riuscito a superare solo grazie al sostegno costante ed incessante di mia moglie e di tutti i membri del club che mi hanno sempre sostenuto ed incoraggiato.

Fortunatamente non ho avuto ricadute. Ciò che non mi ha fatto mollare è stato il loro esempio. Mi dicevo sempre “se ce l’- hanno fatta loro posso farcela anch’io”. Mia moglie è stata fondamentale in questo percorso perché mi ha sempre sostenuto e spronato. Anzi se sono riuscito a raggiungere questo traguardo di sobrietà molto lo devo a lei».

E ora come è il suo rapporto con l’alcol?

«Sono 3880 giorni di sobrietà. Questo significa non soltanto che non faccio più abuso di alcol ma che non mangio neppure un dolce o un cioccolatino con dell’alcol. Non è una rinuncia faticosa ma è una vera e propria rinascita perché senza alcool non soltanto si vive bene ma si vive addirittura meglio».

Nei giorni scorsi abbiamo parlato del triste fenomeno dell’abuso di alcol tra i giovani e i giovanissimi. Una vera piaga che potrebbe nascondere un disagio sociale o una richiesta di aiuto. Che cosa si sente di dire a tal proposito?

«Purtroppo l’abuso di alcool tra giovanissimi è una piaga sociale sempre più dilagante. Spesso i ragazzi lo fanno per sentirsi accettati in un gruppo però io credo che alla base di qualunque dipendenza c’è sempre un disagio, una difficoltà o un problema di fondo. Soltanto affrontando questo disagio, sviscerandolo provando dolore e rielaborando questo dolore si può uscire dalla dipendenza dell’alcol ed è quello che viene fatto nei club. Se succedono episodi come quello accaduto a Potenza nei giorni scorsi significa che qualcosa non funziona e la responsabilità è di tutti noi!!! Dai gestori dei pubblici esercizi, i gestori dei punti H24 automatici, le istituzioni, le forze dell’ordine, la scuola e la famiglia. Dobbiamo fare tutti e necessariamente la nostra parte».

Quanto è importante, secondo lei, organizzare campagne di sensibilizzazione e informazione nelle scuole?

«La campagna di sensibilizzazione è fondamentale a mio parere. Io credo che la dipendenza dall’alcol è più pericolosa di altri tipo di dipendenza perché l’uso di alcol è fortemente radicato nella nostra cultura e nelle nostre tradizioni.

L’alcol non viene visto come una droga quale realmente è ma come una sostanza che apporta giovamento al nostro organismo. Ed è proprio questo l’errore. Sensibilizzare i giovani in tal senso significa andare a minare questo retaggio culturale ed iniziare a porre le basi per una crescita più sana ed equilibrata dei nostri ragazzi».

Quanto è importante parlarne in famiglia?

«Parlarne in famiglia è importantissimo. Dobbiamo cercare di fare riflettere ed educare i nostri figli sulla pericolosità dell’alcol. Non dobbiamo semplicemente vietare loro di consumarlo perché è risaputo che un divieto ti porta nella direzione opposta e cioè ti porta a fare quello che non dovresti. Io e mia moglie abbiamo portato sempre i nostri figli alle riunioni settimanali del club perché riteniamo che soltanto conoscendo il “nemico” puoi evitarlo ».

Quali sono gli step da seguire per chi volesse chiedere aiuto?

«Chi vuole chiedere aiuto può contattare direttamente me anche attraverso la pagina social del club Kairos Avigliano dove c’è anche il mio recapito telefonico. Il messaggio che vorrei diffondere è quello di non vergognarsi nel chiedere aiuto perché tutti possono cadere nella dipendenza. Chiedere aiuto è il primo e il più importante passo verso la rinascita. Una regola del club è che ciò che viene detto nel club, resta lì dentro».

Bonifacio Pistocchi terrà nei prossimi mesi un nuovo convegno ad Avigliano insieme all’Amministrazione comunale per affrontare il tema della dipendenza dall’alcol insieme alle scuole e alle istituzioni della zona. Oltre infatti al Sert e alla sede Acat di Potenza ci sono anche altri club come quello di Avigliano che possono aiutare e supportare tutti coloro che vogliono uscire dal tunnel dell’alcolismo e rinascere.


 

Rosamaria Mollica

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