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ADDIO AD UNO DEI PADRI COSTITUENTI

Romualdo Coviello muore a 81 anni, nel 1970 partecipò alla nascita della Regione


IL RICORDO DELLA POLITICA LOCALE E NAZIONALE: DA SPERANZA A LETTA


POTENZA. La politica lucana piange Romualdo Coviello, il Senatore carismatico, l’uomo per bene che abbiamo ereditato dalla vecchia Democrazia Cristiana. All’età di ottantuno anni si è spento nella sua casa romana dopo aver dedicato la sua vita alla politica non solo locale ma anche nazionale. È stato Parlamentare e consigliere Regionale, “padre costituente” del parlamentino lucano: il suo primo incarico nel 1970 in concomitanza con la nascita della Regione Basilicata. Viene eletto Consigliere regionale, incarico che ricopre fino al 1985 alternandolo a quello di Assessore fino ad esser nominato Presidente del Consiglio regionale.

Nel 1980, con il drammatico sisma dell’Irpinia e Basilicata, dimostra la sua umanità e la sua concretezza, guardando all’intero Mezzogiorno ferito. Quindici anni al servizio della comunità in un periodo in cui la politica la si faceva con la gente e tra la gente, stringendo le mani, dando una speranza per il domani che si trasformava in futuro ed in presente. La sua elezione a Senatore nel 1987 lo porta a sedere tra i banchi di Palazzo Madama dove resta fino al 2006, prima espressione del Partito Popolare Italiano poi de La Margherita.

Dal 1996 al 2001 ricopre l’incarico di Presidente della Commissione Bilancio del Senato. Romualdo Coviello, che da sempre si definisce “il politico con le scarpe sporche” per via della sua docenza universitaria, nasce ad Avigliano l’8 maggio del 1940, consegue la laurea in Economia e Commercio all’Università degli studi di Roma, poi diviene appunto docente di Economia e Politica Agraria e componente del Comitato Tecnico Amministrativo dell’Università della Basilicata.

Sposato con Ester Scardaccione, figlia del Senatore Decio, ha due figli: Cristiana e Decio che gli sono sempre stati accanto, vivendo in simbiosi, anche dopo la tragica morte della compagna di una vita. Romualdo Coviello è un uomo inflessibile, sobrio, austero ma capace di trasmettere col suo sorriso una tranquillità estrema in chi gli parla.

Non si piega e non si lascia andare a cedimenti, nemmeno dinnanzi alla tragedia familiare che lo colpisce: è il 4 ottobre del 1997 quando Ester si lancia dal viadotto del “Ponte di Picerno” senza una spiegazione plausibile, ma probabilmente con un turbamento interiore mai fuoriuscito prima. Lui si rimbocca e le maniche e tira sù i due figli, in età adolescenziale, permettendo loro di vivere sempre mai fuori dagli schemi e seguendo il tragitto diritto della vita.

Di Romualdo Coviello si ricorda l’impegno per la Basilicata, terra che amava e della quale diceva che «non può avere sviluppo economico se manca l’integrazione». Poi spiegava che «integrazione vuol dire raccogliere le risorse offerte da un territorio più vasto, esterno a quello locale».

Credeva nella Basilicata che potesse viaggiare sulle sue gambe, che potesse proiettarsi verso confini nazionali ed esteri. Ci lascia una eredità morale che deve essere traslata in particolare in uno dei settori che, per lo stesso Coviello, era il più trainante della Basilicata: quello agricolo. Già nel 2006 ci ricordava la necessità «di metteremano all’attività Istituzionale e imprenditoriale per tornare a parlare di agricoltura in termini di efficienza. Se la globalizzazione frena la ripresa del settore»- diceva il Senatore- «occorre trovare un nuovo modo di fare agricoltura basandosi anche sulle bioenergie, ma bisogna fare presto per rinsaldare il rapporto fra queste realtà, territorio e impresa».

La salma del Senatore Romualdo Coviello sarà traslata nel capoluogo lucano dove domani alle 15.00 verrà dato l’ultimo saluto nella Chiesa di San Giovanni Bosco.


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