AttualitàBasilicata

COMMEMORAZIONE A RAPOLLA

Il sindaco ricorda Nicola Chiaromonte

Quale il ruolo del Sindaco, oggi come ieri, se non quello d’ascoltare i suoi cittadini, diventarne il confessore di tutti coloro che si rivolgono a Lui per questioni diversissime e non strettamente “pubbliche”. Gli vengono raccontate le proprie disavventure, il sapore aspro della propria esistenza, le ingiustizie subite. Beh! Niente di nuovo, è insito nel pacchetto della propria elezione, tutti i Sindaci ne sono consapevoli e cercano di fare del proprio meglio per traghettare la propria cittadinanza verso l’incerto futuro. Poi, quando scopri che un tuo cittadino ti urla dal passato con il suo di “passato”, allora hai necessità di fermarti e riascoltare le sua urla. Riascoltando esplori le pieghe delle sue parole, del suo fare, ed ivi scopri un Rapollese che non conoscevi, un Rapollese seminatore di “idee e
di pensieri” il cui “podere” era semplicemente il …. MONDO! Confesso d’averLo scoperto da poco, d’aver presenziato (era il 18 dicembre scorso) alla presentazione di un libro su questo “Illustre Cittadino di Rapolla”. Allora mi son detto, e ciò rientra nel ruolo dell’Amministratore della città, non è questa notizia da mettere nel cassetto dell’oblio, è ora che tutti i miei concittadini sappiano di Lui, di una persona nata a Rapolla e divenuto Cittadino del Mondo, vuoi per necessità (intellettuale antifascista), vuoi per lavoro (giornalista, saggista e critico), vuoi per difendere le proprie idee (filosofo, socialista anticonvenzionale), vuoi perché Antisistema (Eretico), sarebbe un vulnus di conoscenza del nostro passato. Ecco, dunque miei concittadini, Nicola Chiaromonte.
Nicola Chiaromonte, figlio di Rocco e Anna Catarinella, nato “Mizz la Chiazz” (attuale Piazza Roma) il 12 luglio 1905. Il papà, medico, si spostò a Roma nel 1908/1909 per motivi di lavoro. Nicola, quindi da Piazza Roma, si sposta semplicemente a ROMA, dove studia e si laurea, a 22 anni, in giurisprudenza. Sono questi gli anni in cui Nicola, nato nel cattolicismo osservante della famiglia, rompe con la tradizione familiare diventando di fatto Laico convinto e dopo la parentesi fanciullesca tra le fila di coetanei vestiti di nero (i balilla!), pratica e sposa l’antifascismo militante (il fascismo è il morbo più grave!). Quindi un Nicola Chiaromonte Laico ed Antifascista. La sua laicità la si evince nella descrizione del fratello Mauro, divenuto erudita gesuita, cui esprime il suo distacco dalla rotta cattolica della famiglia, ratificando che in Italia, tra Religione, Tradizione e Politica non v’è interruzione di continuità: “… La Real-politik vive per forza di cose, di abitudini di massa e di tradizioni ben salde, non di pensieri nuovi e di impulsi spontanei …”.
La sua militanza nelle file antifascista lo “esula” a Parigi (siamo nel 1934) per evitare il carcere visto il mandato di cattura già firmato. È qua, a Parigi, che collaborando col fior fiore dell’intellettualismo ed anti-totalitarismo europeo, proprio a proposito di antifascismo, ebbe a sottolineare e, scrivere che sarebbe stato un errore quello di trasformare l’opposizione antifascista in Partito Politico, il che l’avrebbe reso pensiero di mera propaganda anti-mussoliniana, ma che si generasse da un “movimento europeo” e, quindi contribuire in modo positivo e propositivo, al rinnovamento della tradizione socialista e libertaria. Queste prese di posizioni, rafforzando il suo pensiero lo va a caratterizzare come pioniere dell’anti-politica, rimarcando che il “mestiere Intellettuale” mal s’adatta agli statuti dei Partiti.
Fu in Spagna, come mitragliere nella squadriglia dell’aviazione repubblicana nella guerra civile contro le armate del dittatore Francisco Franco. Questa guerra, fu per Nicola, la prova provata che il Totalitarismo (Stalinismo, Fascismo, Nazismo e, appunto Franchismo) prevarica il principio dello

Stato di Diritto, e proprio questa prevaricazione ha permesso al suo pensiero di “separare” i concetti di Politica e Cultura percorrendo, appunto, come pioniere l’inesplorato sentiero che gli Intellettuali suoi coevi, diversi dalla maggior parte degli intellettuali coevi. Torna a Parigi poco prima dell’invasione tedesca, si rifugge a Tolosa, a sud della Francia, dove assiste alla morte della sua prima moglie Annie Pohl per tubercolosi (1940), che gli genera una profonda cicatrice. La moglie morta, la guerra imperversante, fugge dall’Europa, prima in Africa, indi negli Stati Uniti. Le sue amicizie intellettuali europee lo annunciano ai colleghi d’oltreoceano. Quivi il suo “sapere” trova terreno fertile per continuare a produrre pensieri ed idee che vanno annaffiate col “socialismo libertario”.
È a New York che nel 1942 frequenta prima, e sposa poi, Miriam Rosenthal, intellettuale, (e se notate sull’atto di nascita, riesumato dai nostri archivi, la “trascrizione” dell’atto di matrimonio celebratosi nella Grande Mela il 2 settembre), morta 96enne nella sua casa romana il 19 maggio 2008. Era parte attiva di Circoli straordinari di Intellettuali (americani ed europei) che col marito Nicola, hanno frequentato ed arricchito. Due timidi tentativi di rientro in Italia (1947 e 1951), dove ritorna nel 1953.
Tante, tantissime le sue “collaborazioni” con esponenti intellettuali Italiani ed Internazionali, ma dovendo fare una semplice presentazione di un Figlio di questa Città, dimenticato dalla nostra memoria, ometto le innumerevoli effusioni intellettuali avuti con Chiunque ed Ovunque e, visto il 50° anniversario della morte (che ricordiamolo, venuto a mancare in un ascensore della RAI il 18 gennaio 1972 dopo una intervista), possa quell’ascensore che lo vide scendere dal piano terra della Vita, farlo risalire all’attico del Ricordo dei suoi Concittadini. Pertanto, è intenzione dell’Amministrazione, nell’anno del Suo 50° Anniversario di Morte, fermo restando il momento di emergenza sanitaria, ricordarlo a più riprese, aiutati da Chi ne sa
più Noi, e magari col Loro aiuto e il Vostro, soddisfare la norma che
regola la Toponomastica stradale e monumenti a personaggi
contemporanei, e vedergli dedicata una strada, una piazza o
qualsivoglia luogo pubblico. Certo la Giunta potrebbe farsi
promotrice di ciò, ma, credo che cosa migliore sarebbe che la
“proposta” parti dal tessuto sociale di questa Città che a Nicola
Chiaromonte ha dato i Natali, corredata da una raccolta di firma
d’ogni Cittadino che crederà nella bontà dell’iniziativa e fare in
modo che le future generazioni, trovino, tra le vie, quella della
Memoria di Nicola Chiaromonte

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