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ALTRO CHE CONSIGLIO: È IL SUK

Assise talmente straordinaria che alla fine non ha deciso nulla: un disastro


REGIONE Aql fa saltare il voto sul Piano Strategico, ma il Dg pugliese firma comunque


POTENZA. È stato messo in stand-by il Piano Strategico regionale. La crisi interna al centrodestra di Basilicata è più grave di quello che appare e continua a tenere sotto scacco l’andamento dei lavori del Consiglio regionale. I lavori ieri si sono avviati, infatti, con ben due ore di ritardo per la mancata unità nel centrodestra. Senza parlare delle continue interruzioni. Questa volta il pomo della discordia è stato il mancato coinvolgimento della Lega da parte degli alleati di Forza Italia e Fratelli d’Italia nel convocare la seduta straordinario per ieri. I consiglieri del Carroccio avrebbero lamentato di essere venuti a conoscenza dei lavori solamente a cose già fatte, senza essere coinvolti nella decisione come si dovrebbe fare in una qualsiasi coalizione che si rispetti. I malumori erano emersi già il giorno precedente al Consiglio e sulla minaccia della Lega di non presentarsi in aula il presidente Bardi ha mostrato il pugno di ferro.

Arrivando a minacciare l’azzeramento della Giunta. E così dopo una serrata discussione il compresso è stato raggiunto: la Lega ha preso parte ai lavori in cambio delle rassicurazioni del govenratore. Ma il capogruppo in apertura dei lavori ha subito reso noto che da parte loro non ci sarebbe stata nessuna partecipazione al voto. «Siamo qui presenti e compatti con senso di responsabilità per discutere del piano ma non lo voteremo» ha tuonato dai banchi della maggioranza il capogruppo Aliandro.

Si consuma così l’ennesimo atto di una crisi che ormai va avanti da mesi. A muovere le pedine però è sempre e solo Bardi, nonostante i partiti credono di essere in vantaggio. Nonostante abbia infatti dovuto constatare l’interruzione dei lavori per diverse volte è rimasto composto al suo posto in attesa di poter illustrare le linee guida del Psr. «Si tratta di un documento di visione decennale -ha spiegato Bardi-, che ha uno sguardo di medio e lungo periodo, volto ad assicurare la strategia per lo sviluppo economico e sociale della nostra comunità, e a tutelare, salvaguardare e valorizzare le ingenti risorse naturali e paesaggistiche, storiche e culturali del territorio». Un Piano che, nonostante le belle parole di Bardi, deve ancora passare al vaglio delle commissioni ed essere approvato. Se tutto va bene dovrebbe succedere oggi, per permettere nella seduta del Consiglio convocata per domani una più ampia e articolata discussione.

Il condizionale sull’approvazione in Commissione è però d’obbligo se si tiene conto dei mal di pancia della maggioranza. E soprattutto se la “promessa” di Bardi di non prendere decisioni in solitaria, almeno per il momento, su future nomine verrà mantenuta. L’irritazione della Lega per la gestione dei lavori del Consiglio, si va infatti a sommare al nervosismo preesistente per almeno un altro paio di questioni. La più importante è certamente quella legata alla nomina del Dg di Aql.

Una nomina a cui la Lega, soprattutto l’area vicina al senatore Pepe, da tempo aspirerebbe e che vorrebbe per Nino Altomonte, già commissario dell’Ente irrigazione Puglia Lucania e Irpinia. Dall’altra parte però c’è la volontà del presidente Bardi di voler indicare Andrea Volpe proveniente da Acquedotto pugliese SpA. Già a fine novembre si era parlato dell’avanzata di Volpe che secondo rumors si era addirittura già congedato dai suoi colleghi pugliesi, poi, però, all’improvviso, il repentino dietrofront. Per poi tornare in voga in questi ultimi giorni facendo trapelare un accordo già chiuso.

Ed è proprio sulla scoperta di questo presunto accordo che la Lega ha provato ad alzare la voce con il presidente della Regione. Bardi però prima ha minacciato di azzerare la Giunta per comprendere le reazioni dei leghisti e poi con fare più calmo ha dato tempo fino a domani. Quanto però all’approvazione del Psr l’auspicio almeno della Lega è che Bardi mantenga la parola. E questo potrebbe essere un problema. Perchè mentre in Consiglio andava in scena la nuova puntata dei disaccordi, Volpi avrebbe in realtà ottenuto e firmato l’incarico. Una notizia che non è detto che oltre al Carroccio anche il resto della maggioranza la prenda con filosofia. Perchè la spaccatura all’interno della maggioranza scaturita sul voto dei grandi elettori per il Quirinale è tutt’altro che sanata. Con Forza Italia ancora arrabbiata per la mancata elezione del capogruppo Piro.

Ma a defilarsi potrebbero anche essere i meloniani che dopo l’uscita del capogruppo Vizziello, sempre più vicino alla Lega, potrebbero decidere di non sentirsi parteci. È chiaro che la mano destra non sa quello che fa la mano sinistra. Anche se ormai è chiaro a tutti che nè Bardi nè quelli della sua stessa maggioranza hanno voglia di tornare a casa. Da tempo entrambe le parti si tirino la giacchetta per provare ad ottenere il lembo di stoffa più lungo. Provando a mettere pezze su pezze. Peccato che però a rimetterci come ha sottolineato la stessa opposizione siano sempre e solo i lucani.


 

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