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CICALA ED IL CIAK QUIRINALIZIO

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Ha fatto bene Roberto Stabile, manager dalla schiena dritta e con buone idee, a non piegarsi a nessuna delle bulimie del centrodestra e a salutare la Lucana Film Commission, non senza voler sbugiardare la truppa dei congiurati che alla chetichella gli ha rifilato l’imboscata più meschina, perché prima o poi un ciak su come questo centrodestra inconcludente e gossiparo ha trasformato la politica in cappa e spada, bravate e gaffe, l’avrebbe pur dovuto fare. Ora, con la stessa tracimata incoscienza per la fiction, arriva l’elezione dei delegati regionali per votare il Capo dello Stato e s’assesta un altro colpetto comico alla credibilità istituzionale, peraltro già messa a dura prova dalla mano incapace e confusionaria che ormai il  settantenne Vito Bardi ha steso sulla Basilicata per portarla ad essere in bassa classifica e cattiva fortuna. Eppure un minimo di rossore sarebbe stato almeno necessario per aver portato nella Roma quirinalizia Carmine Cicala, leghista col piccio di sopravvivere alla sua stessa poltrona, all’occasione scaduta da mesi e su cui sono arrivati voti a scartamento ridotto ed in manifesta critica per i saltelli conservativi della sua durata artificiale. Canta Fabri Fibra: “Parto col ciak, prevedo il crak”.

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