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A ROMA IL COMITATO “SALVIAMO LA COSTITUZIONE”

Una marcia partita da Scanzano, Suriano: “Partecipiamo per tutelare i diritti del cittadino”


Circa 500 chilometri e 14 tappe occorrono al gruppo del “Comitato Salviamo La Costituzione”, partito dal presidio di Scanzano Jonico e diretto a Roma, come atto di protesta e mobilitazione contro le restrizioni imposte dal Governo per arginare l’emergenza pandemica. Il cammino si è mosso da Scanzano per risalire lo Stivale fino all’appuntamento del giorno 15 gennaio quando si unirà al sit-in internazionale “Verità è libertà” a Roma. Ad entrare nel dettaglio e spiegare le ragioni della nascita del Comitato e del “Cammino”, abbiamo raccolto le parole del Presidente Francesco Suriano.

Come nasce il Comitato?

«Tutto è partito dall’idea di un gruppo di 6 persone, dando luce poi ad un presidio permanente nato lo scorso 25 ottobre ed ancora in essere, h24, situato all’ingresso di Scanzano. Il punto cardine sul quale si impernia il presupposto che dà vita al Comitato è la “tutela della Carta Costituzionale”, in virtù delle gravi violazioni commesse dal Governo Conte e successivamente dal Governo Draghi. Abbiamo pertanto deciso di dar vita al Comitato, ricordando importanti articoli della prima parte della Costituzione che riguarda la tutela dei Diritti del cittadino. Abbiamo fatto divulgazione e informazione sui principi costituzionali e le violazioni commesse, abbiamo avuto ospiti importanti ed organizzato diverse serate sempre in presidio pacifico, fino alla volontà di incamminarci a piedi verso Roma».

Entrando nel dettaglio, come argomenta le motivazioni della protesta pacifica?

«In primis l’obbligo di trattamento sanitario in maniera coercitiva, ovvero non con un obbligo diretto, ma facendo leva sul lavoro, sulla scuola o ancora sulle attività di svago, dalla cena fuori al cinema per esempio, dove occorre la vaccinazione. In questo modo è stato comunque imposto un obbligo; Non comprendiamo perché la Corte Costituzionale non intervenga ancora in merito, nonostante abbia ricevuto tantissime denunce».

 

Lei fa riferimento alla situazione attuale, ma per quanto riguarda ciò che è accaduto all’inizio della diffusione del Covid?

«Anche all’epoca ci sono state violazioni, partendo dalla dichiarazione dello “Stato di emergenza”, cosa totalmente illegittima, in quanto in Italia il presupposto per dichiarare uno Stato di emergenza è lo “Stato di guerra”, oltretutto prima devono deliberare le Camere, trasferire i poteri al Governo e successivamente il Capo dello Stato deve ufficializzare e dichiarare lo Stato di guerra come previsto dagli Art. 78 e 87. Così come ci risulta illegittimo obbligare la gente a restare chiusa in casa o comunque a dover mantenere le distanze interpersonali. Dire agli esercenti di abbassare le serrande delle proprie attività e imporre il coprifuoco ha determinato la chiusura definitiva di tanti negozi ed altri non apriranno mai più. Il danno economico così prodotto, per una Nazione già indebitata è davvero enorme. Continuando così la luce alla fine di questo tunnel chissà quando la rivedremo».

Per quanto concerne invece la situazione dei tamponi, qual è la sua opinione?

«Per i lavoratori del Pubblico ormai non c’è niente da fare, o si vaccinano oppure sono sospesi, ma sono intenzionati a fare ciò anche nel privato. Ribadiamo, il tema centrale è la libertà di scelta delle persone, chi vuole vaccinarsi deve essere libero di farlo così come chi non vuole. Anche gli ospedali sono stati presi d’assalto ad ogni sintomo ricollegabile al virus a causa del bombardamento mediatico mentre la sanità pubblica applicava tagli economici seppur dichiarando la pandemia in atto. Se guardiamo alle ultime vicende, il Codacons ha chiesto al Presidente Draghi di rettificare i dati sulle vittime del Covid divulgati durante la conferenza stampa di fine anno, o scatterà una denuncia per procurato allarme. Dal Governo centrale hanno fatto impazzire un popolo intero, ci sono bambini che hanno subito danni psicologici. E poi ci sono le contraddizioni, come poter entrare in un bar e consumare un caffè al banco ma non al tavolo, eppure mi chiedo, non è lo stesso ambiente? Un ragazzo che non può prendere il pullman ma poi si ritrova in classe con i compagni non è una contraddizione? Ed ancora, se il Green pass riguarda la sanità, perché viene gestito dal Ministero dell’Economia? Sarà che si tratta quindi di una questione economica più che sanitaria?».

Tornando al Comitato, chi ha aderito e in quali fasce di età?

«Non c’è un target, ci sono personalità di diverso colore politico, cittadini, lavoratori, uomini e donne così come per le età, dai giovani agli anziani perché la libertà di scelta è il principio che ci accomuna. Vogliamo che siano rispettati i diritti sanciti dalla Costituzione, non solo la Carta Costituzionale Italiana ma anche la Carta dei Principi Europei, così come dei Trattati Internazionali di cui facciamo parte altrimenti sarebbe carta straccia».

Ora siete in cammino verso Roma e impiegherete quattordici giorni, come siete organizzati?

«Non è semplice, difatti una persona partita con noi ha subìto un infortunio. Bisogna essere attrezzati: percorriamo circa quaranta chilometri al giorno, tutti tra salite e discese; occorre anche essere attrezzati con tende termiche e tutto il necessario per trascorrere le notti e le giornate di cammino. Abbiamo ovviamente una macchina di supporto, ma devo dire che fortunatamente ad ogni tappa troviamo persone che si uniscono anche solo per brevi tratti, come a Picerno, molti altri ci contattano per chiedere se abbiamo bisogno di cibo e tutto ciò si traduce per noi anche in supporto psicologico».

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