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TRA VELENI E IL RINNOVO UFFICIO DI PRESIDENZA, CONSIGLIO DI FUOCO CON VISTA QUIRINALE: DA SCEGLIERE I 3 DELEGATI REGIONALI

Martedì l’Assise che inizierà con la votazione dei delegati regionali che parteciperanno all’elezione del Capo dello Stato: Cicala chiede “liberatoria” per la gita romana


C’è chi, l’accordo sulle nomine dei delegati regionali che potranno votare per l’elezione del Capo dello Stato, è già tentato dal definirlo il “patto del mignon” in riferimento ai pasticcini di consueta ordinazione alla Milanese da parte degli eletti in Regione. Premesso che l’Italia è una Repubblica parlamentare, comunque a via Verrastro in non pochi scalpitano per poter sfilare nel centro di Roma capitale e raggiungere così le unite Camere in consesso elettivo.Insomma, Milanese per gita romana. Solitamente, in Consiglio regionale questa specifica votazione è condivisa da tutte le parti politiche. O, quantomeno, è questo il messaggio che le parti in causa si impegnano ad inviare al resto della cittadinanza.

Non a caso, c’è il ricorso al cosiddetto voto limitato, così come anche operativamente delineato nel regolamento del Consiglio regionale della Basilicata, che avviene ogni qual volta, come è il caso della scelta dei grandi elettori, sia prescritta la rappresentanza della minoranza. I rumors dai corridoi di via Verrastro, riportano anche di come il “Re” Cicala sia riuscito, salvo poi salvarsi grazie all’intervento esterno da parte di alcuni che già avevano per esperienza affrontato la pratica, ad incartarsi persino sull’applicazione dell’articolo 93 del Regolamento del Consiglio regionale.

Ad ogni modo, dato che il 24 gennaio si terrà la prima votazione per eleggere il nuovo presidente della Repubblica, martedì prossimo si riunirà il Consiglio regionale con al primo punto all’ordine del giorno proprio l’elezione dei 3 delegati della Regione Basilicata.

Lo schema classico, che, per esempio, è quello già applicato in Abruzzo, prima regione ad indicare i delegati regionali, prevede, oltre all’esponente per le minoranze, l’indicazione del presidente della Giunta e del presidente del Consiglio regionale, soprattutto se questi appartenenti a due partiti differenti. Per una serie di motivazioni, all’apparenza seduta semplice, quella di martedì prossima, sarà, invece, in parte anche un’Assise di fuoco. Al punto 5 dell’ordine del giorno, il rinnovo dell’Ufficio di presidenza del Consiglio.

Con un rimpasto di Giunta sempre più complicato e con Cicala che non vuole mollare la poltrona anche se ormai scaduto da mesi, la stramberia lucana, se l’ordine del giorno rispettato, sarà che a guidare i lavori assembleari sarà per la votazione dei delegati regionali, sarà un presidente del Consiglio in proroga. Cicala, inoltre, non solo vorrebbe essere lui il grande elettore, ma starebbe pretendendo anche di porre veti sul nome in rappresentanza della minoranza facendo presente che proprio nelle opposizioni c’è chi comunque sta come al centro, cioè tanto prossimo alla sinistra quanto alla destra.

Chissà se il Cavaliere abbia telefonato a Bardi per chiedere che dai delegati lucani escano 3 voti in quota centrodestra con la formalità della rappresentatività garantita alle opposizioni. Non tanto per la sua elezione al Quirinale, che pure vorrebbe, quanto per, sommate le cifre delle varie regioni, avere un gruzzoletto di fiches da far valere nelle trattative per la scelta del prossimo Capo dello Stato.

A maggior ragione se, come sembra, alla fine anche un minimo quantitativo di voti potrebbe fare la differenza dato che si prospetta l’elezione del presidente della Repubblica all’ultimo scrutinio. Come da Costituzione, il il presidente della Repubblica è eletto con una maggioranza qualificata dei due terzi dell’assemblea, ma se tale maggioranza non viene raggiunta, si procede ad una nuova votazione e dopo i primi tre scrutini, se ancora non si riesce ad eleggere un candidato, diventa sufficiente la maggioranza assoluta, la metà più uno dei votanti. Via Verrastro trasuda di quell’ansia del liceale a cui serve la liberatoria dei genitori per partecipare alla gita, in questo caso romana.

Se la strategia di Cicala dovesse andare in porto, allora lui sarà uno dei delegati regionali e il Consiglio verrà sciolto prima della votazione sul rinnovo dell’Ufficio di presidenza. Forza Italia, però, attraverso la voce del capogruppo consiliare, Francesco Piro, ha già puntato i piedi proprio sul porre fine alla proroga del “Re”. Per questo, magari, Cicala avrà la proroga salva un’altra volta, ma in cambio, però, potrebbe cedere proprio il biglietto per il viaggio nella Capitale.


 

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