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REGIONE, CRISI SULL’ASSE ROMANO

Partiti in tilt, quadra difficile anche per i delegati al voto per il Quirinale


Salta il rimpasto. Vizziello non digerisce “un ex Pd alla guida di FdI” e si dimette da segretario e capogruppo: Bardi col cerino in mano


Anche il Consiglio regionale della Basilicata è chiamato, la prima seduta utile è quella di martedì prossimo, a scegliere, con voto limitato, i propri 3 grandi elettori per votare il nuovo Capo dello Stato. La comunicazione è stata notificata in mattinata e il Consiglio regionale sarà convocato in seduta straordinaria la prossima settimana. A Bolzano, probabilmente in presenza. In base all’articolo 83 della Costituzione italiana, il presidente della Repubblica viene eletto dal parlamento in seduta comune a cui si aggiungono 3 delegati per ogni regione, scelti dai rispettivi consigli regionali, fatta eccezione per la Valle d’Aosta che ne esprime uno solo. Fintanto che non sarà eletto il nuovo parlamento con numeri ridotti a seguito della riforma costituzionale approvata nel settembre 2020, l’assemblea che elegge il presidente della repubblica è quindi composta da 1009 membri, anche se realtà attualmente il plenum è fermo a 1007: 630 deputati, 321 senatori, inclusi i senatori a vita, e 58 delegati regionali tra cui, per l’appunto, i 3 della Basilicata.

Lo stesso articolo della Costituzione stabilisce , inoltre, che il voto sia segreto e che il nuovo presidente sia eletto con una maggioranza qualificata dei due terzi dell’assemblea. Se tale maggioranza non viene raggiunta, si procede ad una nuova votazione. Dopo i primi tre scrutini se ancora non si riesce ad eleggere un candidato, diventa sufficiente la maggioranza assoluta, la metà più uno dei votanti. La necessità di raggiungere una maggioranza dei due terzi ha determinato il fatto che raramente si sia riusciti ad eleggere il nuovo presidente nei primi tre scrutini. Gli unici due casi di questo tipo sono stati Francesco Cossiga nel 1985 e Carlo Azeglio Ciampi nel 1999. L’elezione più complessa è stata invece quella di Giovanni Leone nel 1971 che ha richiesto ben 23 votazioni.

I GRANDI ELETTORI LE REGOLE NON SCRITTE E IL PROBLEMA CICALA

Per prassi, le delegazioni regionali dei grandi elettori sono composte, per ogni Regione, dal governatore e da un esponente della maggioranza da lui indicato, oltre che da un esponente dell’opposizione. Fondamentale dunque, nella scelta dei nomi, anche il ruolo e il peso degli alleati. In genere per la maggioranza vengono scelti il governatore e il presidente del Consiglio, se sono di due partiti diversi come nel caso della Basilicata con Bardi indicato da Forza Italia e Cicala appartenente alla Lega.

Il ricorso al cosiddetto voto limitato, così come anche operativamente delineato nel regolamento del Consiglio regionale della Basilicata, avviene ogni qual volta, come è il caso della scelta dei grandi elettori, sia prescritta la rappresentanza della minoranza. Alle opposizioni, quindi, spetta almeno 1 delegato.

Quest’anno, a cercare di rompere gli schemi, il presidente dell’Anci, nonchè sindaco di Bari, Antonio Decaro che ha chiesto ai presidenti delle Regioni «un atto di attenzione e di coraggio istituzionale», nominando i sindaci tra i delegati che siederanno tra i grandi elettori.

Difficile, nel contesto lucano, che la proposta riesca ad attecchire. Per l’elezione del presidente della Repubblica, il Parlamento in seduta comune è stato ufficialmente convocato per il 24 gennaio alle 15. Per quanto riguarda il delegato lucano in rappresentanza della minoranza, l’indicazione è tutt’altro che scontata poichè le opposizioni sembrano non aver raggiunto l’accordo sul nome da votare in Consiglio. Marcello Pittella appare in pole anche se il collega di partito, il Pd, Roberto Cifarelli lo insidia. Sulla carta, qualche problema anche nella maggioranza. Il presidente del Consiglio regionale, Carmine Cicala, come noto, è scaduto da mesi e, quindi, in proroga. Senza questo dettaglio, il tandem Bardi-Cicala era da considerare scontato, ma con il rinnovo dell’Ufficio di presidenza ormai punto fisso all’ordine del giorno dei lavori consiliari, la scelta del leghista non è totalmente blindata.

I PRECEDENTI LUCANI

L’ultimo precedente storico per l’elezione del capo dello Stato, risale al 2015 quando venne eletto Mattarella. I delegati lucani, nella circostanza, furono l’allora presidente della Regione, Marcello Pittella, l’ex presidente del Consiglio regionale, Piero Lacorazza, e, infine, il consigliere regionale dell’Udc, Francesco Mollica. Pittella ricevette 9 voti, Lacorazza 8 e Mollica fu scelto rispetto a Paolo Castelluccio di Forza Italia, per anzianità. L’unico ad essere stato eletto per un secondo mandato è stato Giorgio Napolitano nel 2013, poi dimessosi due anni più tardi. Per il Napolitano bis del 2013, i 3 delegati lucani furono il consigliere regionale del Popolo della libertà, Paolo Castelluccio, il presidente della Regione Vito De Filippo e, infine, il presidente del Consiglio regionale Vincenzo Santochirico.


 

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