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IL DILEMMA CICALA PER BARDI & CO.

Scaduto l’Ufficio di presidenza del Consiglio, lo Statuto regionale come cartastraccia

 


NÈ LO RIELEGGONO NÈ LO SOSTITUISCONO: IL GEN PER ORA MESSO IN FUGA DAL “RE”


Chissà per ancora quanto tempo, nelle convocazioni del Consiglio regionale comparirà tra i punti all’ordine del giorno anche il seguente: rinnovo dell’Ufficio di presidenza. “Re” Carmine Cicala e tutti gli altri componenti dell’Ufficio di presidenza, che come da Statuto regionale restano in carica per 30 mesi, sono ormai scaduti, risalendo la loro elezione al maggio del 2019. Su questo dato, la matematica è perentoria, ma sempre come da Statuto regionale, Cicala e gli altri componenti, i 2 consiglieri di Fratelli d’Italia, Vizziello e Baldassarre, nonchè il pentastellato Leggieri e Polese di Italia viva, sono, in realtà, «rieleggibili ».

È incredibile come anche per una regola basilare e di semplicissima applicazione, la politica, maggioranza e minoranze non escluse, riesca a mettere nello stesso calderone convenienza e convinzione. Così altra matematica viene sostituita a quella algebrica, trattandosi di spartizioni di poltrone finalizzate a far quadrare gli equilibri politici del centrodestra lucano con rimodulazione del peso effettivo di ciascun partito della coalizione.

Mentre il presidente della Regione Vito Bardi continua ossessivamente a modificare l’ordinamento amministrativo della Giunta regionale della Basilicata, risalente come emanazione al 10 febbraio dell’anno scorso, ma ulteriormente “aggiustato” solo pochi giorni fa, per il centrodestra lucano lo Statuto regionale è come se non contasse nulla. Non può non apparire imbarazzante il ritardo di Bardi&Co. nel procedere affinchè venga ottemperato quanto prescritto nello Statuto. Il destino di Cicala, evidentemente pone seri interrogativi a tutta la coalizione.

Se interpretata con il criterio di valutazione delle attività amministrative svolte durante il mandato da presidente del Consiglio, allora la rielezione risuonerebbe come una promozione per il leghista proveniente dalla valle del petrolio. Pare, però, che non sia questo il messaggio che la coalizione voglia mandare ai cittadini lucani. Di contro, tuttavia, far sedere il “Re” tra i banchi dell’Assise come un “qualsiasi” consigliere, se rientra nei piani di buona parte della maggioranza non rientra, al contrario, in quelli di Cicala che in quelle vesti fece solo un’uscita alquanto controversa sul tema delle royalties da estrazione di idrocarburi e che avrebbe buoni “argomenti” per evitare di scendere di livello.

Di conseguenza, per Bardi che dovrebbe far quadrare gli appetiti a livello generale, quindi anche e soprattutto considerando l’ormai da tempo sbandierato rimpasto di Giunta, tra 2 promozioni, meglio quella di minore valore.

Nel senso che dalla poltrona di presidente del Consiglio regionale, per Cicala, esclusa la “retrocessione”, o la conferma o il lancio in Giunta. In quest’ultimo caso, risultando difficile il “sacrificio” di Fanelli, a Bardi non rimarrebbe l’opzione Merra con nuova quota rosa in uno degli assessorati non della Lega. Più scontata, però, appare , in queste ipotesi, la riconferma di Cicala alla presidenza del Consiglio regionale: la promozione di minore valore. Difficile, inoltre, immaginare che Bardi non soffrirebbe della presenza di Cicala nell’esecutivo dato che il valligiano se si è conquistato l’appellativo di “Re” dal Consiglio, sarebbe capace di andare con ogni probabilità oltre se in Giunta.


 

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