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I CONSIGLIERI REGIONALI TRA INSUFFICIENZE E MEDIOCRITÀ: ECCO LE PAGELLE DI CRONACHE

Azione politica poco incisiva con qualche eccezione, questa la sintesi dell’operato del massimo organo rappresentativo della Basilicata


La premessa è che il 2021 è stato un anno che non verrà certo ricordato per le meraviglie istituzionali della Regione Basilicata. E se l’anno scorso c’era la ‘scusante’ dell’emergenza Covid con tutte le difficoltà connesse quest’anno sono emerse in tutta evidenze le pochezze di un’azione politica istituzionale che, tranne qualche eccezione, fa acqua da tutte le parti. Per questo i voti ai singoli componenti della Giunta regionale e del Consiglio andrebbero mediamente abbassati almeno di mezzo voto. Se non altro perché il Consiglio regionale, con riunioni perennemente in ritardo e spesso rinviate a data da destinarsi se non concluse anzitempo per mancanza del numero legale, ha dato dimostrazione di una incisività quasi pari allo zero.


Acito 7 – . Di riffa o di raffa alla fine è uno dei meno peggio della maggioranza che governa la Basilicata. Non che abbia inciso in chissà quale maniera ma per lo meno continua ad avere senso istituzionale e modi garbati senza lasciarsi trascinare in alterchi o polemiche maciste cercando di far emergere più la preparazione che il tono della voce. In più qualche provvedimento lo ha anche portato a casa nell’ambito delle professioni. Pronto per dare contributo in Giunta.


Aliandro 5 – .Un consigliere dalla faccia da bravo ragazzo. Giovane ed educato. Quello che piace alle mamme degli amici. Così era all’inizio della legislatura e così è rimasto. Non è cresciuto. Rimane in quel limbo tra i tavoli della maggioranza quasi nascosto. E non gli sono giovati nemmeno i gradi da capogruppo della Lega. Un ruolo che meriterebbe un altro piglio e un altro stile. Certo ora interviene a tutte le sedute ma quasi si fa fatica a mantenere l’attenzione per quei minuti tanto si sa che alla fine non succede nulla da far scattare sulla sedia. E poi soffre della “maledizione dei capigruppo della Lega”: anche lui come il predecessore Coviello pare ammaliato dalle Sirene della sorella d’Italia Giorgia.


Baldassarre 6,5. Vive in una sorta di limbo. Politicamente il passaggio a Fratelli d’Italia doveva garantirgli avanzamenti importanti. In realtà è rimasto nel guado tra passato e futuro. Al momento non gli è giovato il cambio di casacca. In futuro si vedrà se potrà fare quel salto istituzionale che pure si meriterebbe. Per il resto non gli manca visione e senso delle istituzioni. Alla guida dell’Assise, quando è stato chiamato, ha fatto di certo meglio di Cicala.


Bellettieri 6 + . Ha il senso della politica e della squadra. In una compagine di maggioranza in cui basta un alito di vento per creare alterchi furibondi e fughe strategiche da Commissioni o riunioni del Consiglio al fine di mettere in difficoltà perenne il timoniere lui è una sorta di ‘sentinella’ a difesa del governatore e delle politiche (poche per la verità) messe in atto dal centrodestra lucano. Aggiunge il merito di portare avanti una azione puntuale con provvedimenti e atti a favore della città capoluogo, da sempre suo ‘vero amore’. Infatti se non dovesse rimanere in Consiglio, la strada porta dritto a Piazza Sedile.


Braia 6,5 . O lo si ama o lo si odia. Luca Braia non è e non sarà mai un consigliere regionale neutro. La sua verve dialettica negli anni è rimasta immutata. Ogni intervento in Consiglio diventa un fiume in piena. Così come la comunicazione quotidiana che non manca mai. Insomma è lo stakanovista dell’assemblea regionale. In questo è imbattibile e bisogna dargli atto che spesso è il primo a intervenire su molte questioni portando attenzione a diversi settori sui quali puntuale come un orologio svizzero. Qualcuno lo accusa di stare “troppo” sul pezzo. Ma in mezzo a tanta mediocrità, per fortuna che c’è.


Cariello 5.Un po’ paga errori suoi e un po’ sembra proprio che non glie ne giri una buona. In Consiglio regionale non riesce mai a incidere nel dibattito e la figura del ‘gigante buono’ gli garantisce solo simpatie personali. Politicamente anche peggio: a Scanzano tutto quello che ha accaduto fino al disastro delle ultime comunali sono la misura esatta di una superficialità che evidentemente non paga e non pagherà alla lunga, nonostante in molti gli avessero fatto notare che comunque fosse andata, non sarebbe stato un successo. Servirebbe un cambio totale di paradigma. Ma è capatosta…


Carlucci 5. Dopo un anno di rodaggio era lecito aspettarsi di più. È entrata in Consiglio regionale grazie a una sentenza e all’inizio gli fu concesso il noviziato. Passato quello le cose non hanno certo iniziato a brillare. Anzi. Pare sia rimasta su una dimensione comunale che se può essere utile al mantenimento di una filiera elettorale poco è utile a un Consiglio regionale dove in rappresentanza del poco rappresentato genere femminile ben altro potrebbe essere il suo apporto.


Cicala 6. Nessuna sorpresa e nessun miglioramento. Rimane, senza ombra di dubbio, il peggior presidente della cinquantenaria storia del Consiglio regionale della Basilicata. Per il suo ruolo sempre mancante come garante dell’assemblea e quasi mai super partes, Carmine Cicala non può andare oltre il 2. E pure con generosità. Ma ha la possibilità di meritarsi un 10 addirittura qualora, visto che il mandato da presidente è scaduto a inizio novembre, di farsi da parte e rientrare nei ranghi di consigliere regionale (sempre che non vada in Giunta). Sarebbe un bene per tutti e anche per egli stesso. Insomma tra il 2 reale e il 10 di auspicio la media fa 6.


Cifarelli 6 – .Come gran parte dei consiglieri regionali ha perso smalto per un ingiustificabile immobilismo istituzionale che ha ‘contagiato’ quasi tutti. Per fortuna a tratti esce dal torpore e tira mazzate, ma è discontinuo. In più è stato assorbito dalle vicende elettorali e politiche di un centrosinistra e un Pd che non riesce a trovare pace con equilibri interni che cambiano veloci spesso senza una vera e propria ragione. La stoffa del politico ovviamente rimane ed è cavallo di razza ma stretto tra l’alleanza con il Movimento 5 stelle e le direttive nazionali di Enrico Letta non sembra completamente a suo agio o per lo meno fa fatica a ricalibrarsi. Sopratutto se come pare al prossimo giro ambisca alla presidenza della Giunta.


Coviello 5 – .Il commento al voto sulla sua attività da consigliere regionale nel 2021 sarebbe: boh! Perché di lui dalle dimissioni da capogruppo della Lega si sono praticamente perse le tracce. Cincischia. Entra a gamba tesa sugli interventi degli altri consiglieri. Fa lo stopper alla Sergio Brio ma non si comprende per chi e per che cosa. Anche la Legge sull’autismo è una vittoria di Pirro. Una scatola vuota (una dotazione finanziaria ridicola), con tanti vorrei, ma non posso. Ora può darsi che sia stato un anno di assestamento per ritrovarlo di nuovo forma, ma in definitiva si può solo ribadire un boh!.


Leggieri 4,5.Sempre meno grillino e sempre più ‘democristiano’ nell’atteggiamento in aula e soprattutto fuori dall’aula nei corridoi dei palazzi della Regione. Vivacchia e cerca di guardare in prospettiva personale non disdegnando di non infliggere troppi patemi a una maggioranza che già di suo fa fatica a essere coesa. La sensazione è che gli piaccia troppo il suo ruolo per rinunciarvi in prospettiva e quindi lavora molto alla mediazione. Non in stile movimentista.


Perrino 6.Era, e molto probabilmente resterà, l’unico vero grillino duro e puro del Consiglio regionale della Basilicata. Condivisibile o meno la sua azione politica non gli fa difetto la coerenza. Fino al punto di aver mostrato dubbi pure sulla assoluzione di Pittella, in stile Davigo. E questo se da un lato gli dà un tratto identitario, dall’altro provoca sempre eccessi dialettici che gli costano lucidità in alcuni passaggi. Con un piglio giustizialista che alla lunga è sempre uguale e non lo porta a una visione di insieme a lungo raggio. Ma c’è di peggio.


Piro 7 – . Subito una precisazione: se si analizzasse solo la presenza nelle riunioni del Consiglio regionale e dei lavori a latere, dovrebbe meritare un voto più basso. Ma non c’è dubbio però che in politica valga anche il principio della coerenza. E questo al consigliere regionale di Lagonegro non fa difetto. Non ha mai nascosto di non condividere l’azione politica della maggioranza, pur essendo il capogruppo del partito che esprime il presidente della Giunta. Tra l’altro, non vivendo di questo (anzi…), non finge per comodità. Tutto il contrario di quanto fanno alcuni suo squattrinati colleghi che in privato sono critici e poi in pubblico per questioni di comodità di poltrona diventano mansueti e accomodanti.


Pittella 7 + . Fino all’altra settimana il voto per Marcello Pittella poteva essere neutro per le evidenti difficoltà di salute che ha dovuto affrontare e che gli hanno legittimamente impedito di essere il vero gladiatore della politica lucana. Ma l’assoluzione nell’indagine Sanitopoli che lo ha ingiustamente danneggiato sotto tutti i punti di vista gli valgono un voto alto, anche come segno di ‘giustizia’ verso chi è stato oggetto di una incredibile storia che non solo lo ha costretto alle dimissioni, ma che lo ha messo fuori per il bis alla presidenza della giunta regionale. Il tempo, si diceva, è un galantuomo. Chissà cosa succederà ora con questa sentenza…


Polese 7 +. C’è poco da fare, Mario Polese non è più l’apprendista che si preparava a diventare il primo della classe. Lo è diventato e già da un po’. Spesso giganteggia sull’impalpabilità in Consiglio riuscendo a far approvare provvedimenti anche importanti come quello sulla stabilizzazione dei precari della sanità assunti per l’emergenza Covid. E anche politicamente, come accaduto recentemente alle elezioni provinciali riesce a portare a casa risultati importanti difficilmente ipotizzabili alla vigilia. Vedremo se la crescita continuerà anche nel 2022.


Quarto 6. Anche in questo caso ci sono due realtà. Quella istituzionale e cioè da consigliere regionale nella quale l’azione di Piergiorgio Quarto è quasi impalpabile. Ogni tanto fa il compitino ma poco di più con provvedimenti minimi nel settore dell’Agricoltura. Diversa la vicenda politica. E’ diventato da poco il segretario regionale di Fratelli d’Italia per investitura diretta di Giorgia Meloni. Si parla del partito che ambisce a essere il primo alle prossime elezioni regionali. Non una cosa da poco.


Sileo 4,5.Non è per la pace. Attacca, ribatte e polemizza un giorno sì e l’altro pure. Probabilmente sarebbe una ottima consigliera di opposizione almeno per il piglio. Il problema è che lei è della maggioranza ma spesso lo dimentica per la sua verve da maestra o da comandante. Così capitano fuori onda o scatti con carte che volano che non sono proprio degne della massima Assise regionale. Senza contare che è stata designata come responsabile della cultura. E se la massima espressione del Consiglio regionale sul tema è quel video diffuso dai canali ufficiali… forse qualcosa non funziona.


Trerotola 5-.Sulla carta sarebbe il leader del centrosinistra in Consiglio regionale perché è stato il candidato governatore della coalizione. Ma non si è mai calato nel ruolo per quel suo modo di fare sempre da outsider che in campagna elettorale gli costarono magre figure in diretta nazionale. Del resto basterebbe dire che fa le videocall del Consiglio dal banco della sua farmacia, e non si potrebbe per legge, per capire che l’approccio al ruolo da legislatura rimane assai superficiale.


Vizziello 6 +.È consigliere di maggioranza ma spesso è un po’ scomodo nei confronti della sua stessa compagine politica. Difficilmente però scade nelle urla e nelle polemiche da bar. Il suo piuttosto è un ruolo da pungolo ed effettivamente ha il merito spesso di riuscire con le sue uscite fuori dal coro a ottenere miglioramenti e variazioni emendative ad atti che all’origine non erano usciti proprio nella migliore delle maniere. Insomma più che guastatore fine a se stesso risulta utile il suo lavoro consiliare.


Zullino 6 +.È il consigliere regionale della maggioranza che probabilmente avrebbe maggiori qualità se non avesse troppi bastoni tra le ruote. Purtroppo, per lui paga un atteggiamento eccessivamente schietto, che in politica non sempre è un pregio. Ora c’è il sereno e subito dopo scoppia la tempesta. È davvero complesso avere una idea chiaria di quello che fa e quello che farà. Una sufficienza del tutto piena, che ove il suo ruolo oltre che di presidente della commissione sanità si potrà estrinsecare al meglio anche con il ruolo politico in seno alla segreteria regionale del carroccio può diventare anche un 7. Anche se non è detto che resti dov’è se continuano a trattarlo così…


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