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ANNO 2022: OCCORRE UN VERO COLPO DI FRUSTA PER INIZIARE LA RIPRESA IN BASILICATA

La regione è ancora molto lontana dal rilancio economico, si rischia di tornare ad essere “l’osso del sud”. L’intervento di Summa

di Angelo Summa*


Nell’anno 2020, l’economia regionale, ha subito un vero e proprio tracollo: le stime Svimez parlano infatti di un crollo del 9% del Pil regionale, a fronte dell’8,2% nel Mezzogiorno nel suo insieme. La particolare gravità della recessione è dipesa principalmente dai settori propulsivi dell’economia lucana: l’automotive, dal quale dipende in modo cruciale l’export, penalizzato da un crollo di scala internazionale della domanda per nuove immatricolazioni, il turismo, che per la prima volta dopo un ventennio di crescita continua accusa una pesante restrizione dei flussi (le presenze del 2020 si riducono di quasi la metà rispetto al valore del 2019), le costruzioni, il cui valore aggiunto specifico cala del 7,9%, a fronte di una flessione del 6,3% in Italia e del 4,5% nel Mezzogiorno, il comparto estrattivo, che nel 2020 subisce un calo dei prezzi internazionali del greggio e del gas. La crisi economica generatasi ha determinato una forte calo delle ore lavorate e della partecipazione al mercato del lavoro; anche l’andamento del numero di occupati è stato negativo colpendo soprattutto giovani e donne con contratti a termine.

Nonostante l’economia lucana, come emerge dallo studio della Banca di Italia è cresciuta nei primi nove mesi del 2021 recuperando in parte il calo registrato nel 2020, siamo ancora molto lontani da un rilancio economico della Basilicata, tale da evitare il rischio di una vera e propria estinzione demografica: la pandemia ha solo rallentato, ma non fermato, la tendenza all’invecchiamento della popolazione regionale, Entro i prossimi 50 anni, rischiamo di scendere a 325.000 abitanti. Con tali ritmi, se non vi è un colpo di frusta, la Basilicata non potrebbe recuperare i valori di ricchezza del 2019 prima del 2025, mentre il resto del Paese sarebbe in grado di riassorbire gli effetti della crisi pandemica entro i primi mesi del 2022. Ciò, evidentemente, produrrebbe un ulteriore allargamento del gap di sviluppo fra Basilicata e regioni del Centro-Nord.

La Basilicata corre il serio rischio di tornare ad essere “l’osso del Sud”. L’impatto forte della manovra del PNRR in Basilicata ma anche delle altre risorse comunitarie oltre a quelle delle royalties disponibili, se ben programmati e utilizzati, potrebbero generare effetti moltiplicativi nell’arco quinquennale sia sul PIL regionale che sul mercato del lavoro. Le prospettive di sviluppo della Basilicata devono ripartire, però, da un profondo cambiamento delle politiche, pena la perdita di una grande storica opportunità di disponibilità di risorse e l’aggravamento definitivo delle condizioni di marginalità socio-economica della regione. Siamo ad una chiamata importante a cui non dobbiamo farci cogliere impreparati.
La sfida è di riuscire a coniugare investimenti e riforme in progetti programmati con un metodo e con scelte strategiche di assoluta coerenza e di chiaro intento produttivo e sociale. Questo è il tempo delle scelte e della condivisione. Occorre una grande coesione tra istituzioni, parti datoriali sindacali, sociali, sistemi produttivi e della ricerca per ripartire dopo una delle fasi più complesse e difficili della storia a livello mondiale.

Ecco perché le nuove scelte programmatiche regionali dovrebbe prendere la forma di un vero Patto per la crescita, l’ambiente, il lavoro e lo sviluppo sostenibile sottoscritto, condiviso e partecipato.

Un Patto condiviso, partecipato con obiettivi misurabili e strumenti attuativi dentro una rinnovata concertazione. Pochi ma sostanziali macro-obiettivi strategici su cui concentrare, oltre alle risorse finanziare, anche una importante convergenza delle forze sociali e imprenditoriali.
Un patto che ponga al centro delle sue azioni il valore della persona, la qualità del lavoro, l’istruzione, la transizione digitale, ecologica e la sostenibilità ambientale, l’implementazione delle infrastrutture, lo sviluppo economico e sociale, il welfare, il tutto facendo perno sulla capacità di ricerca e innovazione dei sistemi produttivi, delle istituzioni e della società regionale nel suo complesso.

Un patto che ponga attenzione agli strumenti per l’accompagnamento e la ricollocazione occupazionale, all’accrescimento delle competenze, all’impegno per la formazione e per l’inclusione scolastica; un patto che miri a ridurre gli effetti negativi dei cambiamenti climatici e delle diseguaglianze, che accompagni l’intera regione nel passaggio alla transizione digitale, che investa nella implementazione del livello di dotazione infrastrutturale regionale. E ancora, un patto che garantisca sul territorio i servizi essenziali, azioni efficienti ed efficaci per il welfare e l’inclusione socio sanitaria, che miri a rendere più competitivo e attrattivo il sistema produttivo regionale puntando su una più stretta cooperazione fra il mondo della ricerca e quello delle imprese attraverso il rafforzamento del ruolo dei clusters, dell’UNIBAS e degli Enti di ricerca.

Il tutto sotto la regia della legalità quale valore identitario della nostra società e garanzia di qualità sociale ed ambientale. Poche ma chiare azioni strategiche su cui concentrare risorse e sforzi comuni.


* Segretario generale della Cigl Basilicata

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