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IL NATALE 2021 DI PAPA FRANCESCO

La Messa nella Notte di Natale, il messaggio e la benedizione “Urbi et Orbi”, l’Angelus nella festa di Santo Stefano: questi i tre momenti centrali del tempo di Natale che Papa Francesco presiederà dal 24 al 26 dicembre

Il Natale di Francesco: attesa, speranza e amore

La Messa nella Notte di Natale, il messaggio e la benedizione “Urbi et Orbi”, l’Angelus nella festa di Santo Stefano: questi i tre momenti centrali del tempo di Natale che Papa Francesco presiederà dal 24 al 26 dicembre

Isabella Piro – Città del Vaticano

Attesa, speranza, amore: per i cristiani e per tutti gli uomini di buona volontà, c’è tutto questo nei giorni che vanno da oggi a domenica. È il tempo di Natale, il tempo della nascita di Gesù, venuto al mondo per la salvezza dell’umanità. Certo, la pandemia da Covid-19 stringe ancora il globo nella sua morsa, anche a causa del propagarsi della variante Omicron: ad oggi, si contano più di 277 milioni di contagiati ed oltre 5 milioni di morti in tutto il mondo. Ma come dice Papa Francesco “la festa della Nascita di Cristo non è una stonatura rispetto alla prova che stiamo vivendo, perché è per eccellenza la festa della compassione, la festa della tenerezza. La sua bellezza è umile e piena di calore umano”. In questi tre giorni, dunque, il Pontefice guiderà e accompagnerà i fedeli con la forza della preghiera, attraverso tre momenti centrali che saranno trasmessi in diretta audio sul canale radio italiano di Radio Vaticana e in live streaming sul nostro portale Vatican News e sul canale YouTube.

Tutti gli scartati sono figli di Dio

Oggi, 24 dicembre, è il momento dell’attesa della nascita di Gesù: alle 19.30, come lo scorso anno, il Pontefice presiede, nella Basilica di San Pietro, la Santa Messa della notte di Natale. La celebrazione eucaristica viene preceduta dalla preparazione e dal canto della Kalenda, al termine del quale si suonano le campane e si accendono le luci della Basilica. Quindi, si svela e si incensa l’immagine di Gesù Bambino che poi, al termine della celebrazione, viene portato in processione e posto nel presepe allestito all’interno di San Pietro. “Gesù è nato scartato per dirci che ogni scartato è figlio di Dio – ha detto Francesco nella Messa della notte di Natale del 2020 – È venuto al mondo come viene al mondo un bimbo, debole e fragile, perché noi possiamo accogliere con tenerezza le nostre fragilità. E scoprire una cosa importante: come a Betlemme, così anche con noi Dio ama fare grandi cose attraverso le nostre povertà”

La statua di Gesù Bambino nella Basilica vaticana
La preghiera per i poveri e i bambini

E per i poveri si pregherà durante la celebrazione di quest’anno, affinché “Dio, Padre del Sole apparso nelle tenebre, li illumini con la sua presenza, riapra davanti a loro le porte della vita e li colmi con la sua provvidenza. Dio, “Padre del Principe della pace”, verrà invocato anche perché “sostenga i governanti nel servizio dei popoli, accresca in loro il desiderio del vero bene e li guidi all’edificazione di un mondo più giusto”, ed affinché “liberi tutti i bambini da ogni forma di violenza, accenda in loro la gioia della vita e accompagni la loro crescita in santità e sapienza”. La preghiera dei fedeli verrà recitata in diverse lingue, tra cui il cinese e l’hindi.

Urbi et Orbi dalla Loggia centrale della Basilica vaticana

Domani, 25 dicembre, sarà invece il momento della speranza: alle ore 12.00, il Papa pronuncerà il Messaggio natalizio, seguito dalla tradizionale benedizione “Urbi et Orbi”. Quest’anno si tornerà al tradizionale scenario della Loggia centrale della Basilica vaticana, dopo che lo scorso anno ci si era spostati nell’Aula delle Benedizioni del Palazzo Apostolico, a causa delle restrizioni imposte dalla pandemia. Solitamente, in questa occasione, i pensieri e le parole del Pontefice vanno alle zone di conflitto ed ai sofferenti di tutto il mondo per invocare la pace e la riconciliazione tra i popoli.

Un’immagine della benedizione “Urbi et Orbi” impartita dal Papa il 25 dicembre 2019 (foto d’archivio)
Appello alla fraternità

Nel 2020, Francesco ha lanciato anche un forte appello alla fraternità: “Una fraternità basata sull’amore reale – ha detto il Pontefice – capace di incontrare l’altro diverso da me, di con-patire le sue sofferenze, di avvicinarsi e prendersene cura anche se non è della mia famiglia, della mia etnia, della mia religione; è diverso da me ma è mio fratello, è mia sorella”. Di qui, il richiamo del Papa anche alla collaborazione nel campo della ricerca scientifica per i vaccini anti-Covid: “Chiedo a tutti: ai responsabili degli Stati, alle imprese, agli organismi internazionali – ha ribadito Francesco – di promuovere la cooperazione e non la concorrenza, e di cercare una soluzione per tutti: vaccini per tutti, specialmente per i più vulnerabili e bisognosi di tutte le regioni del Pianeta. Al primo posto, i più vulnerabili e bisognosi!”

La testimonianza luminosa dei martiri

Domenica 26 dicembre, poi, è il giorno dell’Amore per Cristo, vissuto fino alla morte: alle ore 12.00, dalla finestra del Palazzo Apostolico che affaccia su Piazza San Pietro, Papa Francesco guida la preghiera mariana dell’Angelus. È la festa di Santo Stefano, il primo martire, colui che plasma la sua vita su quella del Figlio di Dio fino a morire lapidato in Suo nome. “Signore, non imputare loro questo peccato” sono le ultime parole di Stefano: la preghiera e il perdono per i suoi assassini. Anche questo, un grande atto d’amore che Papa Francesco ha ricordato all’Angelus dello scorso anno: Santo Stefano, ha detto, è “il primo martire, cioè il primo testimone, il primo di una schiera di fratelli e sorelle che fino ad oggi, continuano a portare luce nelle tenebre: persone che rispondono al male con il bene, che non cedono alla violenza e alla menzogna, ma rompono la spirale dell’odio con la mitezza dell’amore”. “Questi testimoni – ha concluso – accendono l’alba di Dio nelle notti del mondo”

 

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