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UNA MORTE CHE GRIDA IN FACCIA ALLA POLITICA

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Che la poltrona da governatore Vito Bardi l’abbia guadagnata non per carisma e merito politico, visto anche il modo sillabico e totalmente episodico con cui ha condotto la sua campagna elettorale, quanto per gli accidenti capitati al centrosinistra, è cosa ormai nota, ma che i lucani si aspettassero molto di più è dimostrato pressoché dall’ultimo posto di gradimento di tutti i sondaggi che pure abbiamo salutato con trepidazione, almeno per smuoverlo dalla sonnolenza e dalla retorica del nulla di cui, c’è da dire, sta dando una formidabile prova di fedeltà. Ora, però, davanti alla ferocia di una morte ingiusta e perfino annunciata come quella avvenuta nella zona industriale di Melfi, davvero cambia tutto e non si possono racimolare poco più che parole di circostanza e qualche granello di silenzio pilatesco per non far venire i crampi di rabbia alla coscienza. Fanno bene perciò i sindacati con in testa Summa, Tortorelli e Cavallo a chiedere conto a Bardi di verificare le responsabilità che tra l’Apibas di Vergari ed il Consorzio Asi in liquidazione di Fiengo, peraltro da lui nominati, potrebbero emergere e su cui non bastano tavoli convocati ad horas. Ha scritto Elias Canetti:“La morte non tace su nulla”.

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