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MARTORANO-STEFANUTTI SULLE MISURE CAUTELARI INIZIATO IL 2° ROUND AL RIESAME: L’ACCUSA CHIEDE DI CONFERMARLE

Gubitosi deciderà entro lunedì, ma Salvia chiede già di rigettare tutte le istanze presentate


POTENZA. Riesame per nove degli arrestati nell’inchiesta ‘Lucania Felix’ con cui la Dda di Potenza ha sgominato il clan Martorano- Stefanutti. Esaminate le posizioni di Carlo Troia, Rocco Benedetto, Marco Triumbari, Antonio Masotti, Valentino Scalese, Enzo Giordano, Umberto Lopiano, Salvatore Santoro e Federico Orlando.

Tutti detenuti a Catanzaro e Secondigliano. I difensori degli imputati hanno chiesto, a turno, di far decadere le accuse e di attenuare le misure cautelari proponendo in alcuni casi anche la remissione in libertà. Richiesta di decadenza dal quadro indiziario e attenuazione delle misure applicate per Troia e Scalese: il primo si sarebbe occupato di droga ed estorsioni e «sarebbe stato ‘battezzato’- secondo le dichiarazioni rese dal testimone di giustizia Natale Stefanutti- dallo stesso boss Dorino Stefanutti». Scalese invece, genero di Stefanutti avrebbe avuto un ruolo strategico all’interno del sodalizio «assicurando non solo scambio di informazioni maentrando direttamente in contatto ed in rapporti con gli altri sodali».

Per Lopiano la difesa ha ribadito che non ci sono elementi validi per sostenere l’associazione mafiosa e che ci sono invece condizioni acclarate per cui, pur rimesso in libertà, possa non commettere reati. Motivo fondante per il quale è stato chiesto l’annullamento della misura cautelare in carcere. Stessa richiesta di remissione in libertà o ridimensionamento della misura cautelare anche per Salvatore Santoro per cui la Procura ha ipotizzato una partecipazione attiva ritenendolo il ‘messaggero’ tra Renato Martorano e Donato Lorusso.

Da appartenente alla Polizia penitenziaria «avrebbe prima svolto compiti fiduciari garantendo lo scambio di messaggi e comunicazioni all’interno del circuito carcerario, poi dopo il pensionamento sarebbe stato a pieno titolo inserito nel clan con funzioni esecutive ed in collegamento con Donato Lorusso a cui avrebbe fatto da e guardaspalle. Per conto della ‘famiglia’ avrebbe anche effettuato “viaggi” per l’approvvigionamento della droga in Calabria e avrebbe riscosso importi di denaro dai diversi ”pusher”».

Esaminata a Riesame anche la posizione di Marco Triumbari che non rientra nel vincolo associativo e per le cui accuse- sostiene la difesa- «ci sarebbero delle discordanze rispetto all’ordinanza ». Gli viene contestato di aver messo a disposizione dei boss potentini il locale da lui gestito ‘Diva Cafè’ oltre che di aver agevolato un passaggio di quote della Comis-Matricon l’imprenditore Cruoglio che è sotto la lente di ingrandimento della magistratura. Anche perché lo stesso imprenditore sarebbe stato vittima di un’azione intimidatoria messa in atto con l’esplosione di alcuni colpi di pistola contro la sua abitazione da parte di Martorano e altri sodali. Per la difesa di Triumbari «la misura cautelare, se pur legittima, è di gran lunga sproporzionata rispetto al quadro indiziario ».

Presente in udienza il Pm antimafia Salvia che ha chiesto di rigettare tutte le richieste dei difensori. Il Presidente Gubitosi e i Giudici a latere Astante e Bonamico dovranno decidere entro la prossima settimana, quando si proseguirà con i riesami degli altri indagati.


 

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