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SERGIO MATTARELLA RICORDA IL 52º ANNIVERSARIO DELLA STRAGE DI PIAZZA FONTANA

Tuttavia, nonostante manipolazioni e depistaggi, emerge nettamente dal lavoro di indagine e dalle sentenze definitive la matrice eversiva neofascista e l’attacco deliberato alla vita democratica del Paese

52º anniversario 

Mattarella ricorda la strage di Piazza Fontana
Il boato, i morti, la pietà, la rabbia. Per Milano Piazza Fontana è una ferita indelebile

Cinquantadue anni fa la bomba “madre” delle stragi degli anni di piombo


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Il micidiale ordigno che 52 anni or sono venne fatto esplodere nella sede della Banca nazionale dell’Agricoltura, in piazza Fontana a Milano, distrusse vite innocenti, sconvolse il Paese, diede avvio a una scia di sangue e terrore che la nostra comunità riuscì a fermare solo dopo anni di impegno e sofferenze. La memoria di quel feroce attentato resta indelebile nella storia della Repubblica. Venne concepito ed eseguito allo scopo di colpire la democrazia nata dalla lotta di Liberazione, di interrompere il processo di crescita nella partecipazione e nei diritti, di volgere in senso autoritario le istituzioni volute dalla Carta costituzionale»


SERGIO MATTARELLA RICORDA IL 52º ANNIVERSARIO DELLA STRAGE DI PIAZZA FONTANA 

Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha rilasciato la seguente dichiarazione:

«Il micidiale ordigno che 52 anni or sono venne fatto esplodere nella sede della Banca nazionale dell’Agricoltura, in piazza Fontana a Milano, distrusse vite innocenti, sconvolse il Paese, diede avvio a una scia di sangue e terrore che la nostra comunità riuscì a fermare solo dopo anni di impegno e sofferenze.

La memoria di quel feroce attentato resta indelebile nella storia della Repubblica.
Venne concepito ed eseguito allo scopo di colpire la democrazia nata dalla lotta di Liberazione, di interrompere il processo di crescita nella partecipazione e nei diritti, di volgere in senso autoritario le istituzioni volute dalla Carta costituzionale.

Le lunghe vicende processuali hanno lasciato vuoti e verità non pienamente svelate.

Si tratta di ferite aperte, non soltanto per le famiglie delle vittime, ma per la Repubblica intera.

Tuttavia, nonostante manipolazioni e depistaggi, emerge nettamente dal lavoro di indagine e dalle sentenze definitive la matrice eversiva neofascista e l’attacco deliberato alla vita democratica del Paese.

Tutto questo è stato chiaro ben presto alla città di Milano e alla comunità nazionale.

La risposta unitaria, solidale, di popolo contro il terrorismo, e contro tutti i terrorismi che insanguinarono l’Italia dopo piazza Fontana, è risultata decisiva per isolare, sradicare e quindi sconfiggere l’eversione.

La prova a cui l’Italia venne sottoposta fu drammatica.
Ma vinse la democrazia, e con essa prevalsero i valori di cui la Costituzione è espressione.

Anche per questo è necessario fare memoria.

La democrazia è un bene prezioso che va continuamente difeso e ravvivato.

E l’unità che il nostro popolo ha saputo manifestare, quando l’aggressione ha riguardato i diritti fondamentali della persona e le basi stesse della convivenza, costituisce un patrimonio tuttora prezioso.

Passare il testimone alle generazioni più giovani vuol dire trasmettere quella civiltà che è frutto di storia, di cultura, di sacrificio e intelligenza collettiva»

Roma, 12/12/2021

Il racconto del sopravvissuto

«Sul bancone vicino all’uscita tre o quattro telefoni continuavano a suonare.
Senza nemmeno rendermi conto sollevai una delle cornette.

Era la Questura:

“Per piacere, mi dica cosa vede“

Io ero sotto choc, tremavo, girai lo sguardo intorno a me sul bancone.

“Vedo un braccio“ risposi. E solo mentre dicevo quelle parole mi resi conto che il resto del corpo, però, non c’era”

Ogni volta che Fortunato Zinni racconta i primi momenti dopo lo scoppio della bomba, giusto 52 anni fa nel grande salone della Banca Nazionale dell’Agricoltura in piazza Fontana (dove lui lavorava come impiegato), chi lo ascolta, sempre in rigoroso silenzio, non riesce a controllare i brividi.

É successo anche ieri pomeriggio nella sede della Fondazione Perini guidata da Christian Iosa, a Quarto Oggiaro.

“Messo giù il telefono volevo uscire dalla banca come i colleghi che mi stavano passando davanti. Ma mi sentii tirare i pantaloni. Era uno dei clienti, a terra in un lago di sangue. Era senza una gamba.

“Mi aiuti, guardi le dico io come fare, prenda la sua cintura“

Mi stava venendo da vomitare, ma quell’uomo quasi abbracciò la mia gamba, dovetti per forza accucciarmi.

In realtà di quello che successe dopo non ho alcuna memoria, davvero.

Però dopo qualche tempo quell’uomo si ripresentò in banca e mi consegnò una cintura.

“È la sua, grazie per aver fermato la mia emorragia“

Rimasi senza parole, non ricordavo minimamente di esser stato capace di fare una cosa del genere”

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