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L’ERMENEUTICA CAMPANA DEL POTERE

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Non è la prima volta che il settantenne governatore Vito Bardi va dietro ai suoi umori repentini e mercuriali con cui ha preso l’abitudine persino di contraddire sé stesso pur di mettere naso in questioni da cui invece dovrebbe stare alla larga, almeno per mantenere alta e ben visibile la separazione costituzionale tra politica e gestione amministrativa. Ora però si dà il caso che questa ermeneutica campana del potere non solo mischia pericolosamente le cose ed infila la silhouette della politica in ogni hic et nunc amministrativo, ma rischia di trasformare la Basilicata in un vero e proprio fortino apache dove l’ordalia segreta del centrodestra rincorre la sua bulimia da poltrona e rispolvera la doppia logica dell’amico-nemico di Carl Schmitt. Accade, perciò, che anche un amico come Roberto Stabile, presidente della Lucana Film Commission e indicato direttamente da Bardi, possa diventare di colpo un nemico giurato contro cui muovere carte e truppe cammellate con una certa tempestività sospetta. Tutto questo per dire che il potere è sempre una responsabilità gravosa e mai un privilegio tattico e di comodità umorale. Ha scritto Sofocle: “Non si può conoscere la natura e il carattere di un uomo fino a che non lo si vede gestire il potere”.

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