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ANCHE PER IL CDS ERRORI IN BASILICATA NEL BIENNIO 2019-20 PER I PRIVATI PERÒ RESTANO DUBBI SU CERTEZZA PAGAMENTI

Confermati gli annullamenti degli atti relativi agli anni 2019-2020: ad oggi dubbi per le strutture sanitarie private sui pagamenti


Il Consiglio di Stato conferma le sentenze con cui il Tar ha annullato i tetti di spesa imposti dalla Regione Basilicata alle strutture sanitarie private per gli anni 2019 e 2020. Una vicenda che si protrae oramai dal 2015, a colpi di sentenze di annullamento da parte del Tar delle varie delibere proposte nel corso degli anni prima dalla Giunta Pittella con Assessore alla Sanità Flavia Franconi e poi, storia recente, dalla giunta Bardi con Assessore Rocco Leone. Errori su errori che sarebbero stati commessi dalle due Giunte e che avrebbero penalizzato fortemente le strutture sanitarie private del territorio che operano a carico del servizio sanitario regionale.

DAL DECRETO BALDUZZI AGLI ERRORI DELLA GIUNTA PITTELLA

In pratica, il tetto di spesa regionale di quasi 28 milioni di euro viene distribuito a tutte le strutture che inglobano laboratori analisi, radiologia, fisioterapia e prestazioni di visite mediche. Ad ogni struttura viene assegnato un tetto oltre cui l’azienda sanitaria non può rimborsare le prestazioni erogate e per cui le strutture si trovano ad aver effettuato un certo numero minimo di prestazioni gratuite. Nel 2012 interviene il Decreto Balduzzi con cui si blocca la spesa sanitaria regionale e si comunica alle regioni che non si può superare il dato numerico riveniente dalla spesa consuntivata nel 2011 e che deve essere operata progressivamente una riduzione negli anni dal 2012 al 2014 rispettivamente dello 0,5%, 1% e 2%.

Le strutture che avevano tetti assegnati fino a quel momento, subiscono un taglio orizzontale dallo 0,5 al 2% annuo. Nel 2015, la Regione Basilicata si trova nella situazione per cui la spesa sanitaria non può essere aggiornatain aumento considerato il fatto che, a fronte di un budget di 28 milioni di euro, sulle strutture che erogano prestazioni in base all’ex articolo 25 la produzione è di circa 32 milioni. Il che significa che ci si trova ad aver prodotto fino a cinque milioni di euro in più rispetto a ciò che viene liquidato.

Denaro che le strutture private nonpercepiscono e non possono percepire perché secondo legge, non si può sforare il tetto di spesa. Nel 2015 la Regione Basilicata inventa, attraverso delibere poi annullate dal Tar, un criterio di determinazione dei tetti di spesa ex novo che cambia la situazione: alcune strutture hanno un aumento del tetto di spesa rispetto all’anno precedente pari al 30-40% e altre hanno invece una riduzione nella stessa misura percentuale. Le strutture penalizzate da questo criterio di determinazione dei tetti di spesa impugnano le delibere e il Tar le annulla tutte relativamente agli anni dal 2015 al 2018.

A delibere annullate, la Regione adotta nuove delibere che rideterminano ancora i tetti di spesa ma con effetto retroattivo per tentare di sanare la situazione. Nel frattempo le strutture che hanno avuto aumento dei tetti di spesa hanno acquisito una sorta di diritto per cui non è più possibile togliere a chi ha percepito di più per restituire denaro a chi ha percepito di meno. La questione fondamentale è che, oltre l’aspetto economico, ad un certo punto la Regione si trova imbrigliata nei suoi stessi errori e cerca di trovare un accordo impossibile da siglare con le parti. Quindi, in considerazione delle delibere precedentemente annullate dal Tar, definisce nuovi criteri che possano reggere in ogni caso davanti al Tribunale Amministrativo.

ANOMALIE ANCHE CON LA GIUNTA BARDI CHE RESTA IN ATTESA DEL CDS

Si crea quindi un ulteriore pasticcio, tanto che per gli anni 2019 e 2020- annualità a cui si riferisce la sentenza del Consiglio di Stato- non potendo considerare il dato dei tetti precedentiche erano stati annullati, ci si ingegna sul calcolo della media produttiva di ogni struttura relativamente al triennio precedente ma non considerando più i tetti di spesa bensì la produzione anche in extra-budget riformulando il tutto e ridistribuendo i soldi in misura percentuale comunque entro i 27 milioni a disposizione. Tale meccanismo fasì che le strutture producano di più rispetto al tetto dell’anno precedente sperando che le prestazioni gratuite erogate facciano aumentare il tetto di spesa relativo all’anno successivo. Una follia pura perché i 27 milioni di euro a disposizione, tali erano e tali rimangono.

La Regione con questo criterio furbescamente obbliga le strutture ad erogare prestazioni gratuite che mai verranno rimborsate. Ora il discorso è che ammettendo che le strutture possano erogare prestazioni fuori budget, per un principio di economicità dell’attività imprenditoriale si può sopportare solo una certa percentuale per giunta minima di prestazioni gratuite. Per cui la quota di extra-budget che permette di avere un tetto maggiore l’anno successivo è strettamente collegata al tetto di spesa che viene pagato.

La Regione quindi, non può più basarsi su tetti di spesa annullati con sentenza del Tar ma nemmeno prendere a riferimento la produzione che è condizionata dal tetto prefissato. La situazione tra l’altro anomala che vede anche la Giunta Bardi imbrigliata in una questione difficile da dirimere è che, nonostante la sentenza del tar sia sopraggiunta a febbraio scorso relativamente ai tetti di spesa dei due anni precedenti, nessuno si è degnato di rideliberare per rideterminare i tetti di spesa dell’anno in corso così che le strutture sanitarie private ad oggi stanno continuando ad erogare prestazioni senza tetti di spesa fissati e nella speranza che vengano pagate tutte le prestazioni erogate, senza perciò deliberare eventualmente a fine anno in modo retroattivo imponendo tetti di spesa e creando ulteriori danni economici al settore privato. Il problema si trascinadall’anno precedente quando la Regione proroga a gennaio 2021 la delibera indicando il provvedimento dell’Asp che a sua volta indica lo stesso limite del 2020.

A febbraio l’annullamento del Tar delle delibere precedenti a cui la regione però non dà seguito ignorando completamente la questione ed anzi proponendo ricorso per quell’annullamento al Consiglio di Stato. Ad esser coinvolte in questo marasma di inadeguatezza politica delle giunte Bardi e Pittella le aziende private Itd, Polimedicae Fisioelle che oggi chiedono solo chiarezza alla Regione per comprendere a quale danno economico dovranno far fronte. L’unica soluzione resta quella di tornare al 2014 e ripartire da lì, ovvero dal Decreto Balduzzi.


 

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