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BARDI E LA PANDEMIA TRA SCUSE E TEOLOGIA

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Solo un carattere segnato dagli umori mobili e girotondini di Napoli poteva escogitare un trucchetto così basso come quello delle scuse per coprire la gestione fallimentare della crisi pandemica. Davanti alla calca disordinata dei lucani stipati a centinaia negli hub vaccinali l’anziano governatore Bardi non corre certo ai ripari con provvedimenti correttivi e d’urgenza organizzativa, ma sceglie la tattica d’ammissione per i disagi dovuti a ore d’attesa assurda. Eppure tanto rossore non gli evita di rispolverare il trionfalismo sulla terza dose appena sotto la percentuale d’Italia. Ora lasciamo stare l’indecenza di vantarsi per la metà della classifica occupata come fosse un primato assoluto e che solo una mancata consapevolezza istituzionale può spiegare, ma che dire dei tamponi ridotti e del tracciamento della variante Omicron fermo all’1,3% o ancor di più del ponte vaccinale dell’Immacolata come se la pandemia rispettasse il calendario delle festività con la teologia dei contagi zero. Tutto questo per dire che l’arte delle scuse è fin troppo facile, ma non serve ad alleggerire la coscienza se poi si continua a dare sempre il peggio di sé. Ritorna in mente l’ammonimento di San Girolamo: “Mentre credi di scusarti, ti accusi”.

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