BasilicataCronaca

ARRESTATO GIUDICE TRIBUTARIO CORROTTO

Il potentino Donato Arcieri, in servizio in Lombardia, così vendeva le sentenze: un giro da 90mln di €


Nel blitz della Procura di Brescia, un altro lucano: Giuseppe Fermo, il consulente prestanome della “mela marcia” in Commissione


Secondo l’impianto accusatorio costruito dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Brescia, riguardo all’«articolato sistema di evasione fiscale per oltre 90 milioni di euro», 2 i lucani che hanno svolto un ruolo importante: un giudice tributario ed un consulente fiscale.

Per entrambi il Gip, in prima istanza, ha disposto gli arresti domiciliari. Si tratta del giudice tributario della sezione bresciana, il potentino Donato Arcieri, e del consulente fiscale, il titese Giuseppe Fermo. Nell’ambito dell’inchiesta coordinata dal sostituto procuratore Francesco Milanesi e condotta dalla Guardia di Finanza, le altre 2 misure cautelari, anche in questo caso arresti domiciliari, hanno riguardatore l’imprenditore 75enne Luigi Bentivoglio, attivo nel settore delle macchine utensili con azienda a Rovato, e Antonino Sortino. Sortino compare nel fascicolo di indagine come prestanome che avrebbe emesso fatture false.

Contestati, a vario titolo, i reati di corruzione in atti giudiziari, autoriciclaggio, dichiarazione fraudolenta ed emissione di fatture per operazioni inesistenti.

ARCIERI, IL GIUDICE IN ODORE DI CORRUZIONE
Il 59enne Donato Arcieri, commercialista nato a Potenza il 2 agosto 1962, residente nel Milanese è giudice in tre delle 26 sezioni della Commissione Tributaria Regionale per la Lombardia, una delle quali, quella bresciana, presieduta dall’ex procuratore aggiunto Carlo Nocerino che fino alla sua permanenza a Brescia, prima del trasferimento come procuratore capo a Busto Arsizio nelle scorse settimane, ha supervisionato l’inchiesta sulla maxi evasione fiscale da oltre 90milioni di euro in cui risultano indagate 90 persone. Ogni commissione tributaria esercita le proprie funzioni tramite un numero di sezioni giudicanti, in relazione al numero degli abitanti e delle cause pendenti.

Ad ogni sezione è assegnato, generalmente, un Presidente, un Vicepresidente, almeno quattro giudici tributari ed un segretario. Proprio come giudice tributario, Arcieri risulta nell’organigramma delle sezioni 1, 25 e 26. Secondo quanto emerso dalle indagini della Guadia di Finanza, Arcieri avrebbe pilotato, nel 2019 e in favore di una società riconducibile agli imprenditori arrestati, la sentenza di un processo tributario inerente a 255mila euro di imposte non versate.

Per l’accusa, Arcieri per evitare alla società il pagamento, ricevette in cambio sostanziose mazzette dal consulente fiscale, a sua volta pagato dall’azienda coinvolta. Nel procedimento in questione, il consulente avrebbe difeso gli interessi dei contribuenti, e il magistrato era giudice relatore. Stando alla prospettazione del pm Milanesi l’operazione era stata oliata da numerosi trasferimenti di denaro dalla società favorita nella causa al consulente fiscale Fermo, successivamente veicolato ad altre società facenti capo ad Arcieri. Nel complesso sono state eseguite 34 perquisizioni a varie società tra Brescia, Milano, Bergamo, Cremona, Novara, Modena e Bologna. Sono state, inoltre, sequestrate e controllate fino cassette di sicurezza riconducibili ai principali indagati, nonchè bloccati anche numerosi conti correnti.

QUELLA MAZZETTA RIFIUTATA DAI FINANZIERI: COSÌ LE FIAMME GIALLE SONO ARRIVATE PRIMA AL LUCANO FERMO E POI AD ARCIERI

Nel 2020, i militari hanno perquisito un padiglione industriale di una delle società coinvolte, sequestrando complessivamente oltre 779 mila euro in contanti, nascosti tra le travi del tetto, in un muletto e in un tagliaerba.
In tale contesto, l’imprenditore è stato arrestato in flagranza di reato per istigazione alla corruzione in quanto, durante le ricerche, al momento del rinvenimento di parte del denaro, ha offerto ai Finanzieri tutti i contanti rinvenuti a quel momento, circa 70mila euro, per interrompere le ricerche e chiudere senza contestazioni l’accertamento

La prosecuzione della perquisizione ha consentito di sequestrare gli ulteriori 709mila euro. Nel mese di novembre 2020, lo stesso soggetto è stato condannato a due anni e due mesi di reclusione per il reato di istigazione alla corruzione, mentre i 779mila euro sono stati confiscati.

Le successive indagini hanno condotto al consulente tributario operante a Milano, il lucano Fermo, di cui i correi si sono avvalsi per ideare e attuare la frode. Il Pubblico ministero bresciano, pertanto, ha disposto la perquisizione di tutti i luoghi nella disponibilità del consulente. Tra questi, scoperto un ufficio locato ad una società amministrata dal magistrato tributario Arcieri.

L’ufficio in questione «è risultato utilizzato anche dal consulente fiscale». Nel locale dove aveva sede la società del magistrato della commissione tributaria, inoltre, copie di fatture false e proprio la documentazione di una causa, un cliente del consulente Fermo, che grazie alla sentenza, Arcieri giudice relatore, aveva evitato di pagare tasse per 255mila euro. L’anno precedente, nel 2019, la Guardia di Finanza aveva eseguito un controllo fiscale nei confronti di una ditta bresciana, evasore totale per le annualità dal 2013 al 2019, che risultava aver emesso false fatture per circa 12 milioni di euro nei confronti di numerose imprese del nord Italia.

La successiva analisi dei flussi finanziari sottostanti alla fitta rete di società coinvolte, ha messo in luce un articolato sistema di frode che prevedeva il mascheramento della provenienza illecita degli introiti dell’evasione fiscale anche attraverso l’acquisto di oltre 17 milioni di euro in fiches utilizzate presso i casinò di Venezia, Campione d’Italia, Sanremo e Saint Vincent.


 

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