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EOLICO LUCANO: LA “MANO DI GOMMA” DELLA ‘NDRANGHETA

Grande Aracri ai “soci” del clan Martorano-Stefanutti: «Facciamo mille euro al giorno»


Per l’Antimafia di Potenza, il dato delle «alleanze criminali» stipulate e gestite «da pari a pari», fra Martorano-Stefanutti ed altri pericolosissimi sodalizi «indiscutibilmente mafiosi», riveste un significato pregnante. Tra le alleanze, la Dda di Potenza ha riscontrato nello specifico quella con la cosca “Grande Aracri” di Cutro in provincia di Crotone, ma più in generale è stata ricostruita «una sintonia strategica fra Martorano-Stefanutti e diverse organizzazioni di ‘ndrangheta, che appare la cartina di tornasole, la prova conclusiva e insuperabile della mafiosità dell’organizzazione di Potenza». Nel mirino della malavita, una pluralità di settori di interesse e tra questi soprattutto «il controllo di appalti pubblici e privati e finanche la realizzazione di parchi eolici in Basilicata» sia «in provincia di Potenza» che di «Matera».

La comune sfera di interessi fra il sodalizio lucano e quello calabrese aveva raggiunto ormai negli anni «una proiezione più ad ampio raggio», mirante anche all’oro del vento «con apporti di propri capitali» e «in aderenza a “pro- tocolli criminali”» finalizzati soprattutto a schermare la provenienza del fiume di denaro in modo da consentirne il reimpiego, «in affari apparentemente leciti e puliti», come, per l’appunto, quello dell’eolico in Basilicata. A fornire indizi importanti ai Pm di Potenza, poi approfonditi, è il «cassiere» del clan “Grande Aracri” in Emilia Romagna: il commercialista Paolo Signifredi. Signifredi ai Pm Calcagno e Piccininni disse sull’eolico lucano, «mi hanno detto che è tutto in mano ai “Grande Aracri”», aggiungendo che per il settore dei parchi eolici, il clan poteva vantare «molte conoscenze anche in Vaticano e in Cassazione». Già dal 2012, intercettato un incontro in Calabria, tra il potentino Donato Lorusso, giunto in compagnia con altri tra cui l’assassinato Abruzzese, e Nicolino “mano di gomma” Grande Aracri. “Mano di gomma” manifestò l’intenzione di acquistare una cava e di gestirla unitamente ai soggetti lucani, aggiungendo che la cava «era funzionale alla realizzazione di un parco eolico in Basilicata».

Per questo motivo chiese a Lorusso e soci quale fosse il porto più vicino alla zona in cui sarebbe sorto il parco eolico considerato che le pale utilizzate per lo sfruttamento di energia eolica vengono importate da paesi esteri e trasportate via mare. La risposta: «Metaponto». «È un casino allora!… Maratea è un po’ più lontano». Nel 2018, poi, anche il figlio di Dorino Stefanutti, il collaboratore di giustizia Natale, confermò: «Molte volte Lorusso è andato in Calabria… capitava che Donato diceva ora dobbiamo trovare un pezzo di terra… poi ho collegato che la cosa serviva per l’eolico insieme ai Grande Aracri». «Ricordo – proseguì Stefanutti – che Domenico la “buscia” doveva prendere dei soldi su alcune fatture da una persona nel settore eolico». Per entrare nell’affare della realizzazione di un parco eolico in Basilicata, la «disponibilità da parte dei potentini di assicurare anche “gruppi di fuoco” per eventi omicidiari da consumare in territorio calabrese». Tra i riscontri, per esempio, «progettavamo un omicidio di persone vicine alla cosca Ciampà, potendo contare sull’appoggio di Lorusso e del gruppo di Potenza». Ad ogni modo, il porto più vicino, quello di Metaponto, fu giudicato da Grande Aracri come «sconveniente», così come quello di Taranto e di Salerno, ritenuti «troppo distanti» e «scomodi» per la «realizzazione del progetto “imprenditoriale”».

Per questi motivi, Grande Aracri, ipotizzò il porto di Corigliano Calabro, in provincia di Cosenza, quale unico porto di approdo e «peraltro già sotto il suo controllo». Ma anche quello venne bollato come inopportuno data la distanza da Potenza come a seguito di valutazioni del carattere geografico della Basilicata e delle sue arterie stradali: «Facciamo la strada per Matera… Matera Potenza… Potenza è a 70 chilometri!… da Potenza sono 70 chilometri! No no! Da Corigliano a Potenza…». “Mano di gomma”, «là ci vuole un milione per questo lavoro», teneva informati i potentini su logistica e costi dell’operazione, spiegando che «le pale vengono realizzate in Germania a differenza dei motori, costruiti invece in Italia»: «Una pala costa un milione». Comunque per il “fatto” in provincia di Potenza, “mano di gomma” arrivò a dare la “buona notizia” al gruppo: «Questo è un lavoro già preso».

Poi avvisò i potentini «in merito alle ditte che avrebbero dovuto terminare altri lavori», affermando «facciamo quello che vogliamo», con una previsione di guadagno ipotizzata in circa mille euro al giorno o nella peggiore delle ipotesi in «20mila euro al mese». Poi nel Materano, per Grande Aracri non solo eventualmente eolico. Tramite conoscenze varie, interessi per «la realizzazione di un “lotto”di alloggi, di un agriturismo e la ristrutturazione di tre scuole». Ma questa è un’altra storia ancora. Che il settore imprenditoriale dell’eolico fosse, in Basilicata, «oggetto delle mire criminali del sodalizio», come tra l’altro emerge dalle intercettazioni nella «tavernetta» dei Grande Aracri, è per l’Antimafia di Potenza un dato certo. Serviranno, tuttavia, ulteriori accertamenti per scavare più a fondo la pista


 

Ferdinando Moliterni

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