AttualitàBasilicata

LA MAPPA DEL POTERE NON LUCANO IN BASILICATA

Il “cambiamento”: la sostituzione etnica nei ruoli chiave


Molto più chiaro ora a metà legislatura regionale che tra le declinazioni dello slogan «cambiamento», così come inteso da Bardi, ce ne sia una evidente più delle altre: il «cambiamento» dei lucani con preferibilmente campani, in subordine laziale e, come terza alternativa, di provenienza dal resto d’Italia. Gran parte degli eletti del centrodestra in Regione sembra possedere la straordinaria qualità di mettere in moto un meccanismo che puntualmente termina con la realtà che smentisce le parole. Bardi, una sorta di maestro: dal «presente» al «cambiamento» fino al valorizzare le professionalità lucane, il “prima i lucani”, e via discorrendo, gli slogan non trovano riscontri. Per il “prima i lucani”, solo in parte, con riferimento ai tesserati di partiti del centrodestra stesso.

Gli altri, come se non valessero nulla: solo “bassa manovalanza” nella colonia Basilicata. La regolarità del ricorso al requisito anagrafico dell’origine non lucana, in certi casi, come per i Direttori generali dei Dipartimenti regionali, potrebbe costare a Bardi il danno erariale. Ma questo è altro tema. Il punto è che da via Verrastro fino alle diramazioni degli Enti del sistema Regione, nelle postazioni che contano, i lucani latitano.

In fondo, quella del governatore non è neanche propriamente esterofilia se si considera che lui stesso di lucano ha la nascita in Basilicata, ma partito a 16 anni per Napoli vi ha fatto ritorno, da presidente, dopo 50 anni. Per Bardi, l’esterofilia potrebbe, quasi per paradosso, coincidere con lo scegliere i lucani.

Agli albori, il suo autista: Maiorano da Acerra nella segreteria. Ad ogni modo il governatore dalle dubbie capacità politiche e gestionali, persiste nel circordarsi di figure apicali di fuori regione. Il caso della romanità Azienda sanitaria locale di Matera (Asm), ha scelto come Dg Pulvirenti che a sua volta ha chiamato come Direttore amministrativo Gerli, entrambi della Capitale, ha riaperto la ferita. Capita, poi, nel sincero fascino di Bardi per l’oblio dei lucani, che dopo un po’ di luna di miele o lo stesso Bardi si mostri insoddisfatto degli “stranieri” o sono gli “stranieri” a non essere appagati e, di conseguenza, a mollarlo.

Per questa categoria, vale la pena citare l’uomo famoso alle cronache lucane per essere il fabbricante delle interpretazioni autentiche degli atti che lui stesso aveva redatto o contribuito a redigere: il romano Fabrizio Grauso, ex capo di Gabinetto del presidente Bardi. L’avventura di Grauso in Basilicata, che beneficiava di un maxi stipendio da oltre 150mila euro, è durata poco più di un anno: dal 30 aprile 2019 al 30 novembre 2020. Grauso preso col napoletano Antonio Ferrara, che, invece, ancora resiste all’Ufficio legislativo e come segretario di Giunta, dal copia e incolla degli incarichi dell’ex governatore campano, Caldoro.

Non lucani al vertice, sono ovunque in Basilicata. Se per il capo Ufficio stampa del Consiglio regionale, lo scaduto, ma in carica, presidente Cicala non ha scelto nessuno, non dando mai seguito al relativo Avviso pubblico, Bardi, da parte sua, su questo terreno di gioco, ha bissato con la campanità. Prima scegliendo il salernitano Massimo Calenda, poi, quando anche Calenda ha mollato anticipatamente, virando su un altro campano: il patronimico di Aversa, Mariniello che rispetto al primo sta dimostrando anche minore esperienza.

E così Bardi continua a lamentarsi dei non buoni rapporti con la stampa e prosegue con le infruttuose “cacce alla streghe”.
Tra l’altro con le caselline ancora vuote di portavoce e direttore della struttura di comunicazione.


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