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SOGIN, IL PERICOLO È GIALLO

Da gennaio si farà sul serio, nella nuova mappa le aree non saranno più solo potenzialmente idonee


Si svolta, ieri, la sessione plenaria di chiusura del Seminario nazionale, iniziato il 7 settembre scorso, con la quale è terminato il primo momento di confronto pubblico sul progetto del Deposito nazionale dei rifiuti radioattivi e Parco tecnologico, dopo la pubblicazione della Carta nazionale delle Aree Potenzialmente Idonee (Cnapi), avvenuta il 5 gennaio scorso.
Oltre alle sedute plenarie di apertura e di chiusura, si sono svolte anche le sessioni di lavoro, una nazionale e sei territoriali, che hanno interessato le aree potenzialmente idonee presenti nelle regioni coinvolte: Puglia e Basilicata, Piemonte, Toscana, Lazio, Sicilia e, infine, la Sardegna.
La sessione “Basilicata e Puglia”, ha avuto luogo il 26 ottobre scorso.

La Sogin ha riscontrato come gli esiti delle analisi statistiche effettuate hanno indicato che i soggetti mittenti di documenti di Osservazioni inviate sono 22 dalla Basilicata, 7% del totale nazionale, di cui 10 sono Enti locali, 11 associazioni- Comitati-Ordini, 1 privato cittadino, e 9 dalla Puglia (3% del totale nazionale). Inoltre, anche 3 associazioni di carattere nazionale, hanno inviato osservazioni riguardanti le aree potenzialmente idonee ubicate in Basilicata e Puglia. Queste, per la precisione sono 17.

Da ricordare che la Regione Basilicata, ha già espresso la posizione di «totale e unanime contrarietà » al Deposito così come ufficializzata nel Documento unico delle Osservazioni tecnico-scientifiche (Dots), inviato alla Sogin lo scorso marzo.

Tra le conclusioni della Regione, in sintesi, la seguente: «Il quadro tecnicoscientifico che emerge dimostra, con chiara evidenza, che il lavoro condotto negli anni della Sogin Spa e Ispra, con riguardo alla idoneità delle aree identificate in Basilicata, è risultato datato, poco credibile e soprattutto non recepisce gli strumenti di pianificazione, di programmazione, gli atti e determinazioni adottate dalla Regione Basilicata negli ultimi anni».

Ad ogni modo, tornando ai 9 incontri del Seminario nazionale Sogin, oltre 160 i partecipanti con interventi dei rappresentanti di Enti locali, associazioni, comitati, organizzazioni datoriali e sindacali dei territori, di singoli cittadini, edi relatori tecnico-istituzionali.
Nel corso della prima fase della consultazione pubblica e del Seminario sono state formulate circa 200 domande, che hanno ricevuto tutte una risposta, o per iscritto o in forma orale durante la diretta.

Sono stati approfonditi diversi temi tra cui la rispondenza delle aree individuate nella Cnapi ai requisiti internazionali stabiliti dalla Iaea (International atomic energy agency) e a quelli nazionali individuati dall’Isin (Ispettorato nazionale per la sicurezza nucleare e la radioprotezione).
Inoltre, sono stati illustrati gli aspetti relativi alla sicurezza dei lavoratori, della popolazione e dell’ambiente e i benefici economici e di sviluppo territoriale collegati alla realizzazione dell’opera e alle misure compensative previste. Il Seminario Nazionale si concluderà il 15 dicembre con la presentazione di un resoconto complessivo. Si aprirà così la seconda fase della consultazione pubblica, della durata di trenta giorni, durante la quale potranno essere inviate eventuali altre osservazioni e proposte tecniche finalizzate alla predisposizione della proposta di Carta nazionale aree idonee (Cnai), che terrà conto dei contributi emersi nelle diverse fasi della Consultazione Pubblica.

Al termine di questa fase, con la pubblicazione della Cnai, le Regioni e gli Enti locali potranno esprimere le proprie manifestazioni d’interesse, non vincolanti, ad approfondire ulteriormente l’argomento. Non tutte le risposte Sogin sono, però, così tecniche come intende far credere la società dello Stato italiano responsabile dello smantellamento degli impianti nucleari italiani e della gestione e messa in sicurezza dei rifiuti radioattivi prodotti dalle attività industriali, di ricerca e di medicina nucleare. In occasione della chiusura di ieri, Fabio Chiaravalli, direttore della Funzione deposito nazionale e Parco tecnologico di Sogin, nel ringraziare i partecipanti al Seminario nazionale «per gli eccellenti contenuti posti a fattor comune in queste settimane passate insieme », ha aggiunto che «lo scopo preposto è stato raggiunto al meglio» anche perchè«è stata acquisita dai territori una ragguardevole mole di documenti tecnici di dettaglio, anche dal punto di vista della cultura e delle tradizioni dei luoghi, che costituirà un efficace contributo nell’ambito delle attività per la stesura della prossima Carta nazionale delle Aree idonee ». A convincere almeno una Regione in Italia, potrebbe essere il fattore dei benefici economici.

Per esempio, Sogin ha stimato che la costruzione del Deposito Nazionale e del Parco Tecnologico genererà oltre 4mila posti di lavoro l’anno per 4 anni di cantiere. Durante la fase di esercizio, invece, l’occupazione diretta è stimata mediamente in circa 700 addetti, fra interni ed esterni, con un indotto che può incrementare l’occupazione fino a circa mille unità.

In ogni caso, Sogin prende altro tempo, ma deve concludere l’iter e quindi non poteva non tornare alla carica.
L’Unione europea, con la relativa direttiva del 2011, ha previsto che la sistemazione definitiva dei rifiuti radioattivi avvenga nello Stato membro in cui sono stati generati.
La maggior parte dei Paesi europei si è dotata o si sta dotando di depositi per mettere in sicurezza i propri rifiuti a molto bassa e bassa attività, l’Italia è, al contrario, indietro.
A seminare, da parte sua, tranquillità, il Sottosegretario di Stato al Ministero della Transizione Ecologica, Vannia Gava.

«Le esperienze all’estero – ha dichiarato Gava – testimoniano che infrastrutture analoghe a quella che dobbiamo realizzare nel nostro Paese rappresentano un’occasione unica per lo sviluppo sociale ed economico del territorio che deciderà di ospitarla».

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