In Acquedotto lucano, all’Amministratore unico Alfonso Andretta sono bastati pochi mesi di mandato, è stato eletto nel luglio scorso, per mostrare più limiti gestionali. In un momento storico così delicato, ma carico di opportunità per sanare molte criticità lucane in materia idrica, milioni e milioni di euro da intercettare sul Pnrr, il presidente della Regione, Vito Bardi, ha voluto a capo della più grande azienda pubblica della Basilicata, un ingegnere che già sulla carta non appariva totalmente idoneo all’incarico, rappresentando, per lui, un salto di carriera in avanti dagli esiti incerti.
Andretta ha i suoi tentennamenti, e già il dato di per sè non è rassicurante, in più, anche la politica, da ricordare che la Regione è socio di maggioranza di Aql SpA, si intromette e così lo sbandamento rischia di essere totale: sulla pratica del Direttore generale, ma pure sul resto. Se la scorsa settimana s’era raccontato di un Andretta in bambola, questa settimana non va meglio. La scorsa si è chiusa con l’Amministratore unico rintanato nel suo Ufficio, anche dopo essere scappato da un confronto televisivo. Ci sarebbero stati, per contraddittorio, ospiti non graditi e, inoltre, anche i temi del dibattito avrebbero rappresentato un’insidia per, riportano i rumors, non troppa preparazione da parte di Andretta sugli stessi. Uno dei problemi che sconta la nuova governante, attualmente ancora monca: l’incomprensione sulla comunicazione.
Nominato un esterno alla comunicazione, che di mestiere fa altro per un altro Ente, è come naturale imbattersi in simili epiloghi. Se non un responsabile della comunicazione in pianta organica, chi deve preoccuparsi di avere i rapporti con la stampa e di premunirsi prima di un eventuale intervista-dibattito di comprendere argomenti e altri ospiti? Stupore, pertanto, non giustificato. Questa e altre vicende, al momento fanno da contorno alla “grana” maggiore: il conferimento dell’incarico di Direttore generale. Sulla nomina, nubi ancora più nere. In questi giorni, la pratica sembrava finalmente conclusa.
L’Au Andretta aveva individuato e designato, addirittura presentandolo agli altri dipendenti di Aql, il nuovo Dg: Andrea Volpe da Acquedotto pugliese SpA. Per 1 dei 5 papabili, quindi, oltre all’indicazione di origine geografica, 1 lucano, 1 pugliese, 1 laziale e 2 calabresi, anche un nome. Volpe, così riportano i rumors, si era addirittura già congedato dei suoi colleghi pugliesi, poi, però, all’improvviso, il repentino dietrofront. Clamorosamente, probabilmente perchè non gradito alla politica, la designazione di Volpe non andava più bene.
Così, come nel gioco dell’oca, tutto daccapo con buona pace di Volpe che ora dovrà tornare, se il niet dovesse permanere, in questa pazza storia il condizionale è d’obbligo, dai suoi colleghi pugliesi come se si fosse trattano di una burla. Contestualmente le lancette del danno erariale, dopo l’affidamento diretto a esterni privati, giustificato con l’esigenza di fare presto, continuano a scorrere. L’Au Andretta continua a dimostrarsi non adeguato dal punto di vista manageriale. I panni dell’ottimo ingegnere ambientale, non sono gli stessi dell’Amministratore unico dell’Ente più importante della Basilicata, chiamato ad occuparsi della fetta più consistente del Pnrr.
Dover gestire i conti, amministrare e confrontarsi con la politica è altra cosa. Bardi ha voluto azzardare scegliendolo, ma i dubbi ora avanzano. Per Andretta, in via di esaurimento anche il soccorso sotterraneo di qualche collega che da altri Enti, inizialmente ha cercato di fornirgli un sostengo, ma ora sta tagliando i contatti. Con un’emergenza gestionale non provvisoria, non può durare. Oltre all’ipotesi di danno erariale sulla procedura per l’individuazione del Dg, anche altre lenti potrebbero inquadrare l’Acquedotto. Il tira e molla sul Direttore generale che non si riesce a nominare, non rientrando nella categoria normalità, attira l’attenzione.
La politica decide l’Amministratore, non i tecnici, ma comunque la Regione essendo il socio di maggioranza, può nascondersi dietro al paravento della non autorità diretta, ma comunque non potrà sottrarsi dalla mancata sorveglienza. Dunque se non si risolverà in tempi brevi la questione Dg, e non solo, essendo, tra l’altro, trascorsi già 2 mesi dall’esperimento dell’Avviso pubblico, qualcuno, prima o poi, dovrà anche giustificare le ingerenze che stanno rallentando la nomina. Tra malafede e inadeguatezza della classe tanto politica quanto dirigente, il risultato non cambia.