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OPPIDO LUCANO, SOLO UNA DONNA ASSESSORE

Quote rosa, Pipponzi ammonisce il sindaco Evangelista sulla Giunta

POTENZA. La consigliera regionale di Parità Ivana Pipponzi scende in campo nel valutare le nuove Giunte comunali, nate all’indomani delle lezioni amministrative dello scorso ottobre. Dalla Pipponzi nessun commento di merito politico ma solo di rispetto di genere. Rispetto delle quote rosa che alcuni Comuni lucani ancora non vedono di buon occhio.

Quattro uomini e una sola donna nella nuova giunta comunale e arriva la diffida dall’ufficio consigliera di parità regionale: accade a Oppido Lucano, dove il sindaco eletto nelle ultime amministrative, il leghista Mirco Evangelista, il 23 ottobre scorso, ha nominato la sua nuova squadra di governo, assegnando deleghe e ruoli a tre uomini (Michele Gioiello, Giuseppe Carbone e Nicola Pepe) e a una sola donna (Nerina Orlando) per una giunta che, compreso il primo cittadino, con un rapporto di 4 uomini e una donna contravviene alla legge Delrio, (n. 56 del 2014), che prevede una rappresentanza femminile del 40%. Da qui nasce la diffida, come invito a rivedere la composizione della squadra a ripristinare le condizioni di garanzia: l’iniziativa è della consigliera regionale di parità, Ivana Pipponzi, che negli anni ha promosso una serie di azioni giudiziarie per il rispetto delle pari opportunità.

La composizione della nuova Giunta targata Evangelista vede: Michele Gioiello, con incarico da vicesindaco e assessorec on delega a Lavori Oubblici, Urbanistica, Arredo, Urbano e Viabilità; Nicola Pepe assessore alle Politiche sociali e sanità-Volontariato e disabilità; Giuseppe Carbone con delega al Bilancio, Tributi, Programmazione e fondi comunitari, Pnrr; Nerina Orlando assessora all’Agricoltura, Attività produttive e Disabilità.

Una Giunta palesemente non in rispetto delle quote di genere. La necessità di rispettare il principio costituzionale di pari opportunità nella composizione della giunta locale è stato, inoltre, recentemente affermato anche dalla giurisprudenza amministrativa, grazie proprio all’impegno dell’Ufficio della consigliera regionale di Parità e a tutta una serie di pronunciamenti che ne sono derivati da parte dei giudici amministrativi, che hanno ribadito l’importanza della questione. L’ultimo, in ordine di tempo, è la sentenza del Tar sul Comune di Pietragalla che conferma il carattere inderogabile della percentuale di presenza del genere meno rappresentato nelle giunte comunali prevista dalla legge Delrio e che costituisce un ineludibile parametro di legittimità delle nomine.

Laddove la parità di genere non sia “possibile”, occorre, secondo le normative, un’adeguata motivazione sulle ragioni della mancata applicazione del principio di pari opportunità. Cosa che d’altronde la stessa consigliera di Parità Pipponzi ha chiesto nella diffida al sindaco Evangelista. Eppure Oppido per la nostra regione rappresenta un caso di specie, perché essendo un comune superiore ai 3mila abitanti si deve rifare all’articolo 1 comma 137 della legge Delrio in cui si dice che ‘nessuno dei due sessi può essere rappresentato in misura inferiore al 40 per cento con arrotondamento aritmetico’; inoltre, viene superata anche la questione dell’impossibilità dell’applicazione del principio, visto che in Consiglio comunale sono state elette, nella maggioranza, altre due donne (Lucia Basile e Annamaria Lobue) alle quali sono state assegnate deleghe che rimandano a quelle di un assessorato.

Infatti nella stessa seduta del Consiglio comunale laddove sono state conferite le deleghe agli assessori, quello del 23 ottobre scorso, il sindaco ha reso noto che «per un più efficace svolgimento del proprio mandato ha ritenuto opportuno coinvolgere tutti i consiglieri comunali nell’azione amministrativa assegnando con delega le seguenti funzioni: Lucia Basile con delega a Politiche scolastichecentro storico e Annamaria Lobue con dlega a Politiche giovanili, trasparenza amministrativa- Comunicazione-Organizzazione Eventi» (…).

Deleghe che a quanto pare le connoterebbero già come assessore eppure le due donne, come riporterebbero fonti interne, non avrebbero tempo per poter effettuare il compito “impegnativo” vero e proprio che spetterebbe ad un assessore. Il sospetto è che, dunque, alla base della composizione della giunta possano esserci accordi di tipo politico, che vadano a svantaggio del principio di parità. Ma sul punto, il messaggio che arriva dalla Pipponzi è chiaro: le condizioni di legittimità della giunta devono essere ripristinate, in quanto è inammissibile che un’amministrazione non rispetti le regole, o sarà inevitabile ricorrere al Tar, come accaduto con altre amministrazioni locali e come probabilmente accadrà con quelle, su scala regionale, che si stanno monitorando nelle singole province.

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