VINICIO CAPOSSELA IN PIGNOLA IL 18 NOVEMBRE
Vinicio Capossela presenta “Eclissica” a Pignola (PZ).
Partecipa: L’autore
18 Novembre ore 18:30 – Palazzo Gaeta – Pignola (PZ)
VINICIO CAPOSSELA “ECLISSICA”
EVENTO
L’eclisse, grande allegoria della sospensione conseguente al confinamento pandemico, apre una crepa nel compatto tempo dell’Utile. … Google Books
Che cos’è una Eclissica?
Una ellittica sulle rotte mancate?
Una ellissi sulle epoche della vita?
Un trattato sulle eclissi?
Un eclissamento dal reale?
A lampi si impenna il tempo in verticale del racconto, della visione e del mito, come impennano le balene a sud, nei pressi dei poli. A lampi ci coglie la vita dopo che l’oscurità ci ha inghiottiti e protetti.
Questo libro è un lunario, un abecedario, un diario di bordo, una narrazione del visibile e dell’invisibile.
C’è un viaggio nell’opera di un autore, e un viaggio dell’autore nelle opere della vita.
È un libro nato dall’oscuramento generale di una eclissi, che procede per lampi. Nell’oscurità del tempo, i copricapi, i nuclei delle loro calotte, i dischi volanti delle loro ali, orbitano come corpi celesti nel nero, come a mettere il cappello agli ultimi quindici anni, da un funerale papale a una indulgenza urbi et orbi. La vita, come il sole, brucia la cornea a guardarla mentre avvampa.
Bisogna metterci di mezzo il vetrino oscurato della scrittura per poterne fissare le rotte.
Del resto il destino, come la balena, si rivela solo quando è passato, un attimo prima di reimmergersi nel buio.
Vinicio Capossela spia questa stagione attraverso le crepe, il prodigio, i fallimenti che permettono la creazione e, da artista che pone ostinatamente la sua opera fuori dalla dittatura dell’attualità, finisce per esserne fra i più acuti osservatori.
Vinicio Capossela è nato ad Hannover il 14 dicembre 1965.
Cantautore, ri-trovatore, immaginatore, ha pubblicato undici album di canzoni, oltre al recente libro in forma di EP Bestiario d’amore (La Cupa/Warner Music, 2019). Ha scritto Non si muore tutte le mattine (Feltrinelli, 2009), In clandestinità (Feltrinelli, 2009) con Vincenzo Costantino, Tefteri. Il libro dei conti in sospeso (Il Saggiatore, 2013) e Nel paese dei coppoloni (Feltrinelli, 2015), candidato al Premio Strega, oltre al racconto infiammabile I cerini di Santo Nicola (Inedizioni Etcetera, 2017).
Lo studio dei miti, di Ernesto De Martino e Carlo Levi, la frequentazione appassionata dell’epos omerico e dell’epos popolare, l’influenza di molta letteratura americana (Sherwood Anderson e Melville fra gli altri) hanno rivoluzionato il suo stesso approccio alla musica e alla scena.
Clive Davis del “Times” ha scritto: “Capossela esplora i miti e gli istinti che tengono assieme villaggi e nazioni. Non è un caso che si animi come non mai quando parla delle sue origini ancestrali”
IN AGGIORNAMENTO
Guardare la vita e il nostro destino attraverso un piccolo filtro offerto dalla scrittura. L’operazione che fa Vinicio Capossela in Eclissica è proprio questa: osservare la luce dopo un eclissi che, per un attimo, oscura tutto e proprio per questo garantisce calma e riflessione. Come in un diario di bordo, Vinicio racconta il paesaggio che passa, i giorni che scorrono e mette luce su ciò che è invisibile ed è illuminato da un lampo passeggero, ma chiarificatore. Eclissica però è anche un lunario e una breccia sulle stagioni della vita, tra fallimenti e piccoli successi. Tra natura, grande viaggio, osservazione di sé, riflessione sull’esistenza che scorre e della quale abbiamo bisogno di narrazione, Capossela offre uno spaccato unico, meraviglioso di tutte le rotte che possiamo ancora percorrere, delle strade che si intrecciano sotto i nostri piedi e noi ne siamo quasi attoniti spettatori. Da artista, Vinicio regala al mondo il suo punto di vista e la sua visione, mai stralunata, di piccole eclissi dell’esistenza. Come viaggio, come libro, come osservazione, Eclissica si rivela quindi un manuale letterario di ciò che ci circonda, ma ci appartiene.
BUON ASCOLTO BUONA VISIONE VIDEO
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Grazie mille VINICIO CAPOSSELA
per la bella serata ed anche per la dedica … 10 anni dopo
#sapevatelo2021
REPORT di Arsenio D’Amato :
Sono ancora dentro un viaggio. Destinazione Pignola, Lucania, in un giovedì qualsiasi di luna piena quando le notizie che arrivano dai gelidi confini d’Europa sono pugni nello stomaco. Mi sono preparato la faccia da schiaffi e dopo non me la sono portata appresso. Mimmo Albano mi ha invitato e lui non è uomo che apre la bocca per darle fiato. Anzi. Guido piano e ascolto musiche per quando un invito si fa avanti all’improvviso. Lascio a casa l’acqua torbida, col cielo nero, meno male che non tengo altri vizi. Sbadiglio di sonno e scambio certi consigli per giudizi. Anche se stanotte non ho dormito vado alla presentazione di Eclissica. Il tomo enciclopedico di Vinicio. Sono già stato a Napoli per il primo vero giro di vernissage e a Salerno, pochi giorni dopo, per un bestiale concerto. Che io sto col cantante/descrittore, tanto amato, “Santo subito”, con Vinicio Guarramon che, nel retro del teatro, a Salerno, si fece precedere da un paio di bottiglie ghiacciate prima di uscire ad abbracciare i fedelissimi. Torno dopo aver letto e ascoltato. Per risentire. L’Eclissica ovunque-proteggica. “D’altra parte abbiamo atteso così tanto…” (Cit. del cantante in quaestio). Perché Eclissica è specchio, finestra e porta scorrevole. Perché Eclissica è vela e àncora. Perché Eclissica è costume e cappotto, molla e trampolino, angolo tranquillo e via di fuga, tappeto magico e calda coperta. Perché Eclissica non è solo un libro, ma un mondo a se stante. E perché Eclissica è un volume che pesa. Senza essere pesante. L’ho letto accanto al fuoco del racconto. Sovrapponendo, per esaltarmi, all’Oban il Martini bianco. Masticando proverbi che sarebbero più scioglilingua. “Attìzza attìzza tre tuzzùni re cèrza, attìzza attìzza”. Dall’usb disk, intanto, esce la canzone pestilenziale rimodulata dal Giovin Signorino. Alzo il volume. Come se i decibel mi facessero volare verso Pignola. Empio di promesse, gonfio di miele per il mio ego da orso. Nel viaggio per quel paese una pioggia di premonizioni e odori meno noti hanno la stessa capacità evocativa del fieno appena tagliato e riposto in mucchi ordinati. Cinquantacinque minuti di volo basentanico e mi ritrovo a novecento metri nel freddo giusto per un novembre tosto. Rocco Spagnoletta consigliava di parcheggiare presso la piazza nuova e invitava ad attraversare a piedi il paese fino a Palazzo Gaeta (circa trecento metri; trecento più, trecento meno). Scambio i suoi consigli/inviti per istigazioni al bypasso. E mi porto con l’auto il più vicino possibile al luogo dell’evento. Dove subito incontro Sergio Mattioli della Ubik Potenza. Il custode dei tomi imponenti. Spacciatore di libri. Anche più esili e più importanti. L’attesa è consona a quella dei grandi avvenimenti. Black out compreso. Tilt che riempie la piazza dell’aspettamento. Che dura più del mio viaggio. Rocco Spagnoletta mi accoglie come io accolgo i clienti del sabato sera. Con la neve in tasca. Mimmo Albano, che arriva con Giovannangelo de Gennaro, invece, lascia da solo il suo ospite per venirmi incontro. Seguito poi dall’ospite stesso. In un trionfo di abbracci senza baci. Siamo molti, ma non in tanti. Arrivano persino dei falchi, portati a occhi chiusi, scansando qualche civetta appestante profumo scadente. Tornano in mente altri proverbi. Mixati. Che non ci azzeccano niente. “Nu’ ‘ng’è rosa senza spine. Nu’ ‘ng’è corna senza vòje. Òva mài senza (g)’addìne e nu’ ‘ng’è sànda senza tròje.” Arriva anche Michele Micione Maffucci, tre emme di fila per dire “Bellissimo”, avvolto nel suo cappotto in divisa coi bottoni dorati. Mimmo Albano è contento che io sia lì. Lo so. Lo vedo. Lo sento. Che torna a sovrastarmi con la sua mole da gigante buono. Che sa come farsi voler bene. Arriva pure Walter. Che, via wathsapp, mi aveva appena scritto: “Vieni oggi a Pignola?” Ed io “Sì, sì, sono in viaggio; già sono partito e sto per arrivare sulla Basentana.” De Stradis è giornalista vero. “Ok… Era per dirti che se portavi il libro che hai fatto su Fante facevamo una cosa per la radio… Ma possiamo sempre organizzare.” Che dire? Se non ringraziare dal vivo? Una volta all’interno del palazzo Gaeta ci offrono da bere e da mangiare. Crodino e stuzzichini. Non male. C’è pure una mostra multisensoriale, a cura della Luna al Guinzaglio, che si intitola Da Un Capo All’Altro.
Finalmente Rocco Spagnoletta mi viene ad abbracciare.
Con lui è più semplice collaborare che camminare con egual passo.
Tutto questo fino all’inizio della presentazione vera e propria che si tiene nella Sala Del Consiglio. Giusto il tempo di sistemare il pubblico e Vinicio entra in scena.
Sottobraccio di Mariangela Perone.
Arriva. Legge. Canta. Suona. Si dona.
Come sempre. Più che mai.
Mi saluta, addirittura, incrociando il mio sguardo, alzando la mano, con un largo sorriso.
Eppure sono in terza fila. Mi accorgo che mi scattano delle foto.
È la seconda volta che ammiro un Vinicio così a suo agio lontano da Calitri. Non può essere un caso che accada nello stesso posto. A Pignola.
Un paese che lo ama e gli consegna le chiavi del palazzo che lo ospita. Guarramon è cosi. O ti schiva ed evapora oppure si toglie la giacca venendoti incontro, con gli occhi lucidi. Promettendo un abbraccio certo, vibrando di un sorriso astrale.
Che l’importante è non chiedergli un selfie per i servi della rete.
A Pignola non assistiamo a una presentazione di un libro, ma a uno show di parole col sottofondo.
Del più geniale degli artisti viventi. Un uomo come tanti col dono divino di trasformare la sanificazione in santificazione. Senza armarsi la mano di spiritualità, ma usando la stessa col piglio del profeta da seguire in culo al mondo.
Dopo la presentazione ci si sposta nell’androne del palazzo dove Vinicio accoglie tutti, anche chi non è riuscito a prenotare, per firmare la copia del libro.
Incontro Giuseppe Catone. Uno di quelli che mi ha immortalato in sala. Parliamo fitto fitto. La fila è lunga. Vinicio non si risparmia. Siamo di fronte a un arco grotta illuminato di un fucsia assordante. Sullo sfondo un muro di gente. Giuseppe Catone scatta una foto che è essa stessa un racconto, un bel racconto che odora di Guarramon, un inno ad uno scrittautorato da recupero itinerari ancora non plastificato dalla pestilenza.
Una foto meravigliosa come meravigliosi e nostalgici sono i tramonti. La vera felicità è improponibile senza la matassa della solitudine. L’angelo caduto, probabilmente, tradì il suo Signore poiché desiderava restare solo col suo ego. Credo. Spero. Quando sta per arrivare il mio turno Vinicio dice qualcosa al suo angelo custode. Donatello sorride. E, mentre arrivo, comincia a gesticolare. In modo teatrale. Come a dire “ancora qua sei?”. Guarramon è più naturale. “Ma questo l’avìmma caccia’”. ‘Ma questo lo dobbiamo cacciare’. Rivolgendosi al sottoscritto. Con Racina, in sottofondo, che recita: “…ma ci siamo visti giovedì, signor Arsenio…” Prendendosi come replica: “Stai… zitto. Donatello.” Nel riso generale del dopo macchietta Vinicio mi invita con la mano a cacciare le carte da vergare. Che a lui non fai in tempo a sfiorarlo, a spiegargli, che sarà già altrove, tornato nel suo mondo senza scarpe né borsa. Come un semaforo interrotto o una bevanda ghiacciata sorbita in fretta. Ed è meglio imporsi e chiedere una dedica, un autografo o un abbraccio. Eccoci. Nella pancia della balena. Con gli occhi su altri testi. Ellin Selae. Il mio racconto. Sottaterra. Nello spargimento rituale della parola scritta. Su carta. Veramente. Vinicio curioso. Donatello impaziente. Rocco in presa diretta. Michele attento.
Sotto la cupola fucsia della grotta iridescente.
Il resto non è storia da raccontare.
Salvo annotare che, a cena, Giovannangelo mi parla del mio Borsalino di feltro a pelo lungo, ottenuto da un mix di fibre di coniglio e lepre, facendomelo conoscere meglio. Chapeau!
Tranne annunciare, urbi et orbi, uno spettacolo progettato seduta stante da Rocco Spagnoletta.
In un convinto convivio finale. Perpetrato, fino a notte fonda, attorno alla parola “situazionista”.
Essendo lui un situazionista col pedigree potrebbe prestare la sua immarcescibile indole al fantomatico show.
Che è previsto per il 2023. “I Situazionisti.”
Suona bene. Sono convinto da una vita che Spagnoletta sia un genio scaltro e ironico.
Puoi pure prenderlo a pallonate che lui risponde per le rime. Sorridendo e ridefinendo tratteggi e didascalie.
Per Rocco, ad esempio, questo testo è di puro situazionismo letterario.
Per lui ogni immagine evocata in certi miei resoconti è come una meravigliosa illustrazione che osserveresti per ore.
Eppure, ogni volta, a metà narrazione, immancabilmente si addormenta e non legge fino alla fine. Io dico che i pensieri e i sentimenti, le disposizioni, le esperienze e i comportamenti non determinano ciò che noi “Situazionisti” abbiamo fatto in una data situazione, piuttosto lo ha fatto fa la situazione stessa.
Questo, probabilmente non è che un pezzo da cronistoria individuale, un rendere omaggio a uomini e terre: è racconto eclissante arbitrario.
Però forse tiene ragione: è puro situazionismo letterario… Rocco, a chiosa, dice di cominciare a scriverne. Che dopo lo aggiusta lui… Touche!
Mimmo ride di gusto. Mi dice di tornare presto. Che ci mancavo solo io a Pignola per chiudere il cerchio e mettere il cartello “Completo!”
È stato bello cenare al suo fianco e di fronte ad Antonio Gruosso, fisarmonicista a Manovella, che rientrando mi offre il posto riservato poco prima a Vinicio, nella sua BMW e mi riporta alla mia macchina.
Senza Capossela non ci saremmo mai incontrati o riconosciuti.
Con nessuno dei personaggi citati.
Ma Vinicio, come al solito, senza riscuotere i suoi meriti, dopo essersi espanso, come un gas, in tutto lo spazio del tempo pignolese, evapora. Lasciandoci le sue tracce filosofiche.
Moderno Milton che continua a comporre classici poemi di eroi alla maniera omerica, ad eccezione del fatto che i temi sono sempre più spirituali e il linguaggio una perfetta via di mezzo tra classici antichi e Bibbia.
Milton evoca, nei miei pensamenti che scivolano sul foglio, una libreria di Alba. Riconoscibile e riconosciuta per il suo motto.
Che potrebbe essere utilizzato sotto il cartello
“Benvenuti a Pignola”: un luogo dove ‘l’uscita è libera, ma l’entrata è liberatoria
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