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COMMISSARIO CHE ARRIVA, LEGHISTA CHE NON SI DIMETTE

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Avete mai visto un leghista lucano praticare un colpetto di reni per dimettersi, almeno dinnanzi alla delegittimazione del suo ruolo istituzionale?La domanda non è affatto retorica, soprattutto se si guarda dalle parti di Scanzano Jonico che per il dispositivo d’incandidabilità della prefettura di Matera ha azzoppato il ritorno di Mario Altieri e messo fuori gioco la lista capitanata dal consigliere regionale leghista Pasquale Cariello, peraltro già incappato nelle maglie della DDA. Ora con la nomina del commissario prefettizio e la durissima presa di posizione di Nicola Morra, capo dell’antimafia parlamentare, la vicenda solleva l’urgenza di una nuova considerazione sull’atarassia leghista con cui il senatore Pasquale Pepe ha disatteso la sua funzione di vicepresidente della commissione antimafia e da cui, in obbligata coscienza politica, ci saremmo aspettati quantomeno l’onore riparatore delle dimissioni. Tutto questo per dire che non basta una poltrona per fare un politico, ma piuttosto ci vuole merito e responsabilità per non farla appassire dentro l’esibizione fatua del potere e la cerimonia augurale dell’esistenza. Ha detto bene il mitico Dino Zoff: “In Italia le dimissioni sono un atto rivoluzionario”.

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