LA RASS1 “VILLA CATERINA” COMPIE 10 ANNI
Il Dirigente Toscano: «La Regione concluda il percorso dell’Accreditamento Istituzionale delle strutture»
Le RSA sono state al centro della cronaca in questi ultimi tempi a causa delle restrizioni dovute al Covid, delle tante storie tristi di anziani lontani dai propri affetti, ma anche, purtroppo, di tante brutte storie di inaudita crudeltà verso gli anziani. Come in ogni situazione però, non sarebbe giusto generalizzare, anzi, sono tante le eccellenze che spiccano nel panorama italiano e nello specifico regionale, luoghi in cui la terza età è valorizzata e vissuta come valore aggiunto.
Tra queste belle realtà a Pescopagano “Villa Caterina” conferma la sua attenzione agli ospiti della struttura e celebra i 10 anni di attività.
Per raccontarci un po’ a tutto tondo la vita della RASS1 pescopaganese, abbiamo rivolto alcune domande al Dirigente Gianni Toscano.
Quando e come nasce “Villa Caterina”?
«Era il 7 Novembre 2011, sembra ieri, invece sono passati 10 anni dall’inaugurazione. Quanta vita, quante emozioni, quante storie sono passate nella Residenza per anziani di Pescopagano.
Sembrava il miraggio irrealizzabile di un sognatore, invece è diventata una realtà consolidata nel patrimonio delle residenze per anziani di Basilicata.
Nata da una mia iniziativa di inizio millennio, poi sposata dal Comune di Pescopagano, la
realtà di Villa Caterina (una vecchia scuola materna abbandonata e da noi completamente ristrutturata), parte con l’ambizione di offrire servizi di qualità alle persone anziane autosufficienti e non del territorio lucano e dell’alta Irpinia.
Grazie all’opera instancabile di tutti e della coordinatrice Lucrezia Roselli, coadiuvata da uno staff di operatori motivati e qualificati, la realtà di Villa Caterina ha assunto giorno dopo giorno contorni di efficienza e qualità».
10 anni di attività: quante cose sono cambiate nell’organizzazione della struttura?
«Negli anni si trasforma da casa di riposo a RASS1, tipologia che permette di ospitare persone non autosufficienti, affetti da demenza senile e con pluripatologie. La trasformazione in RASS1 ha determinato un ampliamento delle figure professionali in organico: sono presenti in struttura l’educatore professionale, l’assistente sociale, gli infermieri professionali, i fisioterapisti oltre al personale di assistenza già esistente».
Avete affrontato la pandemia: quali sono state ( o sono ancora oggi) le maggiori difficoltà da dover contrastare?
«Le maggiori difficoltà riscontrate durante la pandemia sono quelle di affrontare un nemico sconosciuto al quale eravamo tutti impreparati. Eravamo consapevoli di non avere strumenti per scongiurare il peggio: mancanza di DPI, mascherine e di spazi adeguati per separare eventuali positivi dai negativi al Covid19.
Avevamo il dovere di rassicurare gli anziani e i loro familiari ed, al contempo, di gestire le emozioni e le paure anche degli operatori. Abbiamo cercato di formare ed informare il personale sui vari protocolli anti-Covid.
La pandemia inevitabilmente ha cancellato tutti i protocolli relazionali in essere. Abbiamo cercato di sopperire l’assenza, la solitudine, la nostalgia, che avvolgeva i nostri ospiti vittime inconsapevoli di tutto quanto stava accadendo. Non sono mancate da subito videochiamate. Abbiamo inoltre realizzato uno spazio in cui gli anziani potevano incontrare i loro cari in maniera protetta, il “Ritrovo degli affetti”.
Devo però dire che le nostre strutture son state lasciate sole, specie nella fase acuta della pandemia. Additati come gli “untori”, quelli non bravi e non idonei a fronteggiare il Covid, ci siamo dimostrati, invece, alquanto resilienti e caparbi. Con pochi mezzi economici, se non quelli della retta degli anziani, abbiamo dimostrato di sapercela cavare con dignità e professionalità.
Adesso è il momento, però, che la Regione Basilicata, dopo tante promesse, si adoperi a concludere il percorso dell’Accreditamento Istituzionale per le strutture socio-assistenziali. Siamo rimasti i soli in Italia a non avere questo istituto che darebbe garanzia, oltre che agli anziani e ai loro familiari, anche alle strutture come Villa Caterina».
Qual è il riscontro degli ospiti al vostro operato?
«Attualmente Villa Caterina ospita 26 anziani, il massimo della capienza. Il feedback da parte sia degli anziani che dei familiari è molto positivo e questo, oltre a generare in noi grande soddisfazione ci porta ad insistere sulla filosofia assistenziale adottata».
Nella struttura si svolgono tante attività che stimolano e impegnano i vostri ospiti, ce ne racconta qualcuna maggiormente apprezzata?
«Focus del modello assistenziale che adottiamo è la centralità della persona e della relazione di cura che ne scaturisce. Per l’anziano ospitato, quale persona fragile, il più delle volte affetto da demenza o da Alzheimer, vengono svolte attività improntate al rispetto della persona umana, al fine di garantire un elevato standard prestazionale per conservare le autonomie residue.
Centrale nella filosofia assistenziale di Villa Caterina è la programmazione settimanale di sezioni dedicate alla terapia occupazionale che hanno come obiettivo la stimolazione e il miglioramento della performance cognitivo-motoria e l’innalzamento del tono dell’umore dei nostri ospiti. Terapia che si integra necessariamente con i metodi rispetto ai quali i nostri operatori sono formati: Gentlecare, Validation, Approccio Capacitante ed ultimamente il Metodo Montessori».
Progetti per il futuro?
«Progetto nell’immediato è quello di rendere Villa Caterina sempre più green: abbiamo ottenuto un contributo per l’efficientamento energetico della struttura, attraverso il fotovoltaico e il solare termico, che ci permetterà di abbattere consumi e sprechi. Inoltre stiamo implementando in struttura la cartella informatica dell’ospite che ci consentirà di ottimizzare e prestazioni attraverso l’uso di software dedicato, con tablet ad uso degli operatori, per un riscontro immediato delle terapie, delle cure e per abbattere il consumo di carta. Inoltre il Comune di Pescopagano a ottenuto un contributo per l’ampliamento di Villa Caterina. Speriamo che la burocrazia faccia si che ciò possa verificarsi nel più breve tempo possibile».
Quanto è importante la formazione e la professionalità del personale che lavora nella struttura, soprattutto per l’interazione con gli ospiti?
«Non si può assolutamente prescindere da una formazione continua del personale. La formazione è l’unico strumento valido per poter fronteggiare le insidie e le difficoltà che quotidianamente si presentano alla nostra attenzione. Tutti gli anni i nostri operatori seguono corsi di aggiornamento sulle tecniche e le strategie comportamentali da adottare in presenza di un paziente fragile e disorientato».
Come commenta i tanti casi di maltrattamenti agli anziani che avvengono in alcune RSA?
«Non c’è nessuna plausibile giustificazione al maltrattamento dell’anziano. Noi invece ci porremmo questa domanda: come evitare che l’anziano sia soggetto a maltrattamenti. La risposta sta in una selezione accurata del personale, nella verifica delle skills emotive dei candidati alla assistenza degli anziani, nell’ adeguata sorveglianza da parte della Direzione ed nell’opportuna formazione del personale, evitando altresì il burn out dell’operatore dovuto a turni massacranti e poco gratificanti».