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«IL PD HA BISOGNO DI RINNOVAMENTO MA NON SOLO NEI VOLTI E NELL’ETÀ ANAGRAFICA»

L’INTERVISTA Cervellino in corsa per la segreteria regionale del Pd traccia le linee della sua candidatura: dalle istanze del territorio al dialogo con gli iscritti

POTENZA. Acuta, determinata e schietta. Appare così Viviana Cervellino, 34 enne, sindaco di Genzano, e unica donna in corsa per la segreteria regionale del Partito democratico lucano. Una “campagna elettorale” che a quanto pare non la spaventa, anzi. La Cervellino pur conscia che il Pd è un partito da ricostruire dalle fondamenta riesce a mantenere distacco e controllo pur mostrandosi visibilmente emozionata per l’importante chance che le viene offerta. Ed è proprio l’aplomb che la Cervellino riesce a mantenere a farla brillare – nell’anno domini 2021 – in una società ben più attenta alla questione femminile anche se dominata ancora da troppi uomini. Eppure lei non bada alle etichette, pare essere allergica alle raccomandazioni e addirittura non è in cerca di “privilegi” per quote rosa. Vive il suo essere donna non certo uno svantaggio verso i due avversari in corsa, Rocco Pappalardo e Raffaele La Regina, ma un valore aggiunto per poter guardare a 360 gradi e con diverse sfumature le difficoltà che il suo partito sta vivendo da tempo e a cui vuole porre rimedio. Non parla di poltrone, di “caste” o di aree. Vuole puntare tutto su dialogo e merito come spiega nella lunga intervista che ci ha rilasciato.
Viviana Cervellino, giovane amministratrice lucana, dovrà vedersela con Rocco Pappalardo e Raffaele La Regina per questa corsa alla segreteria regionale dem. Una candidatura la sua apparsa un po improvvisa. Ma come nasce la volontà di scendere in campo per una segreteria così importante e soprattutto dopo tanti anni di commissariamento?
«Mi piace precisare che non è una scelta nata all’improvviso ma è arrivata dopo un ragiona-mento condiviso. Si tratta di una scelta che vuole puntare a rilanciare il Partito democratico dopo due, tre anni in cui siamo rimasti quasi inerti di fronte ai grandi temi. Una scelta che vuole parlare di Basilicata e alla Basilicata, partendo proprio dai territori».
Ha precisato che stava pensando da tempo a questa candidatura. Una scelta che come spiega vuole essere vicina al territorio eppure ultimante il Pd aveva smesso di essere presente proprio sui territori. Quindi quale sarà il suo approccio all’esito di una eventuale elezione?
«Io sono un sindaco lucano, uno dei 131 sindaci della Basilicata e provo a rappresentare la voglia del territorio di far sentire la propria voce. Voci che sono rimaste a fare da sfondo, purtroppo, negli ultimi anni. Lo riscontro tutti i giorni, confrontandomi con i colleghi sindaci e gli amministratori locali, coi segretari di circolo e gli iscritti, i quali hanno la necessità di provare a portare il loro punto di vista e far sì che questo diventi fondamentale per quello che sarà un processo di rinnovamento del Partito Democratico, ne abbiamo bisogno. Penso che sia evidente a tutti l’esigenza di volersi sentire protagonisti di un processo di costruzione che ci riporti nuovamente alla guida della Regione Basilicata».
Ha nominato una parola chiave, che è usata da tutti i candidati, “rinnovamento del Partito Democratico”: prima era il cosiddetto “partito regione” con tantissimi consensi e moltissimi amministratori sul territorio. Che cosa si può fare realmente per rilanciare il Pd Lucano?
«Il Pd va rinnovato soprattutto nel metodo della discussione, della proposta politica e anche nel metodo con cui si arriva ad una proposta politica. Serve più partecipazione e più condivisione soprattutto con i territori e serve che il Pd torni ad essere Partito di popolo: non possiamo più essere partito di filiera, partito delle tessere, ma dobbiamo essere partito delle lavoratrici e dei lavoratori, donne ed uomini della società civile che vedono in noi concretezza e risposte alle loro istanze».
Lei non ha fatto mai mancare la parte critica verso il suo partito, quanto aveva da dire molto forte qualcosa che non condivideva l’ha detto. Le si è ritorto contro in qualche modo o lo rifarebbe ancora?
«Sì, altre cento volte. Penso ci sia bisogno anche di questo nel nostro partito, anzi, forse negli ultimi due anni sono state poche le voci critiche e non perché non ve ne fossero, bensì perché c’è stato un soffocamento del dibattito par-tendo dalla mancanza di convocazione degli organismi che sono ancora in piedi. Partendo dal fatto che si è gira-to poco il territorio, che i circoli, molti, sono chiusi o commissariati e per finire alla scelta di portare questo partito ad un Congresso senza neanche una reale discussione su a l c u n i  t e m i  i m p o r t a n t i , m a a n c h e s u l l ‘ e s i t o delle elezioni amministrative che si sono appena svolte». Siete tre giovani candidati: il Pd finalmente decide di puntare sul nuovo e ciò non vuol dire non avere esperienza. I dem lucani hanno compreso che bisogna guardare al di là delle poltrone e delle varie anime?
«Non sono la candidatura nazionale o quella scelta da una area politica, ma sono un sindaco che tutti i giorni vive la quotidianità, parla coi cittadini e prova a risolvere quei problemi che il Partito a volte ha dimenticato, anche che
esistono. Questo credo sia un valore aggiunto che debba essere inserito in una discussione troppo spesso ovattata e distante dai problemi. Il Pd ha bisogno di rinnovamento non soltanto nei volti e non soltanto nell’età anagrafica, altrimenti rischieremmo di essere semplicemente cloni di qualcos’altro che già c’è stato, oppure rischieremmo di essere una bella faccia messa lì “tanto per”. Io voglio parlare di territorio e voglio che sia il territorio stesso a parlare di sé. Per cui ciò che auspico in questi giorni che definisco di “campagna elettorale”, termine che che ancora mi emoziona tanto e che vorrei emozionasse i miei competitor, e che ci si confrontasse su questi temi : il partito, gli iscritti circoli. Vorrei che riprovassimo tutti a rifondare sui territori questo partito, provando a dire che ancora c’è, esiste, è vivo, ma che va rinvigorito par-tendo da uomini e donne anche dell’associazionismo che guardano a noi con speranza perché è palese ed evidente a tutti che questo Governo Regionale non riscuote alcun consenso e spetta a noi proporre una alternativa concreta, valida, seria. Spetta a noi essere quel partito di maggioranza che potrà e s p r i m e r e  u n a classe dirigente adeguata per questa regione, partendo circolo per circolo, paese per paese».
Donna e amministratrice: quanto è difficile farsi strada nel mondo della politica?
«Non è difficile ma a volte bisogna avere le classiche “spalle larghe”, non bisogna accettare la provocazione di essere “donna e basta”, io stessa in questa competizione mi sento una donna che rappresenta tutti: donne, uomini, iscritti, amministratori. Occorre non essere una donna che rinuncia ad una candidatura perché glielo chiede un uomo. Questo è importante. Io non rappresento quel genere femminile lì e non credo che il Pd abbia bisogno di quel genere femminile, anzi, credo gli oc-corra essere nuovamente un partito che esprima non solo una condizione di genere che si decanta e si racconta, ma che lo rappresenti non solo nella composizione delle liste, non solo nell’alternanza di genere ma che lo rappresenti rispettando le don-ne, dando loro voce e facendole camminare da sole».
L’ultima domanda. Certamente sarebbe già una svolta vedere una donna alla guida del Pd luca-no, ma quali sono i suoi punti forti e perchè dovrebbero scegliere lei?
«Il primo punto è il territorio: io lo rappresento e lo vivo tutti i giorni. La Basilicata l’ho scelta due volte: quando ci sono nata e quando ci sono ritornata proprio per fare politica. Era una scommessa a cui anche la mia famiglia non credeva. Era una scelta di vita importante e significativa e vorrei che fosse una scelta di vita finalizzata alla costruzione di un progetto politico che possa essere anche da esempio per tanti altri che come me tornano a scegliere la Basilicata. È una candidatura di prospettiva: noi non vogliamo essere un progetto politico chiuso o che guarda agli organigrammi. Sono finiti i tempi in cui si sceglievano deputati, senatori e consiglieri con i Congressi, adesso si sceglie il segretario del Pd e si sceglie quello che è un progetto politico che guiderà il processo politico per i prossimi anni. Sono finiti i tempi in cui il Pd era il partito regione e poteva così dirimere le sue controversie con un Congresso. Noi non siamo qui per parlare di postazioni o di organigrammi, ma per parlare di Basilicata, di Partito Democratico, di giovani, di donne ma anche e soprattutto per parlare della bellezza del Pd che è sempre stato il suo radicamento sul territorio».

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