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ATTENTATO INCENDIARIO ALL’AGENZIA FUNEBRE: ANTIMAFIA CHIUDE IL CERCHIO

MATERA Ai 4 contestato il metodo mafioso: 2 in carcere, 1 ai domiciliari e per l’ultimo il divieto di dimora nella Città dei Sassi

La Direzione Distrettuale Antimafia di Potenza e la Squadra Mobile Questura di Matera hanno messo la parola fine al danneggiamento avvenuto nella notte del 29 ottobre dello scorso anno nei confronti di una Agenzia Funebre ubicata nel centro di Matera. In quell’occasione venne appiccato il fuoco alla vetrata esterna dell’agenzia mediante l’utilizzo di liquido infiammabile: l’episodio provocò danni non solo alla vetrata colpita, ma anche a parte dell’ingresso e alla facciata del palazzo in cui è ubicata l’agenzia. I responsabili di quell’episodio subito dopo il fatto si allontanarono dal luogo dell’incendio facendo perdere le loro tracce. Procura e Questura hanno però individuato i responsabili di quell’episodio ed hanno arrestato un ventiquattrenne di Santeramo in Colle, Simone Fumante, ed il marocchino sessantunenne Daoudi Mussadaq residente sempre nel comune pugliese. Emessa invece un’ordinanza di custodia domiciliare nei confronti del diciannovenne Francesco Pinto residente ad Altamura. Obbligo di dimora per il materano Giuseppe Tataranni. Nell’ordinanza emessa dal Gip del Tribunale di Potenza l’accusa formulata nei confronti dei quattro è quella di danneggiamento di immobile, aggravato dal cosiddetto “metodo mafioso” e dall’aver approfittato di circostanze di tempo e di luogo tali da ostacolare la pubblica o privata difesa. Nel corso dell’esecuzione delle misure cautelari, sono state eseguite anche perquisizioni personali, veicolari e domiciliari. All’epoca dei fatti, venne individuata l’auto usata dagli autori dell’incendio e si risalì al proprietario: dall’abitacolo della vettura venne sequestrato il tappetino su cui c’erano evidenti tracce di benzina. Esaminando le immagini delle telecamere dei tre centri di provenienza dei malviventi, ma anche ascoltando alcuni testimoni, acquisendo documenti presso il Comune di Matera ed analizzando la situazione patrimoniale delle Agenzie Funebri coinvolte nella vicenda si è così accertata la responsabilità degli autori materiali del fatto e si è giunti all’individuazionedel Tataranni come mandante del fatto delittuoso. Il materano, difatti, appartiene ad una famiglia che gestisce un’Agenzia Funebre a Matera e che è per ciò concorrente di quella colpita. Agendo col metodo mafioso, l’intento era quello di abbattere la concorrenza che forniva servizi funebri con un miglior rapporto qualità/prezzo.

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