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UN DIZIONARIO PER CUPPARO

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Non vogliamo certo infierire su Francesco Cupparo, già sfiancato dal suo umore vorticoso e mercuriale e sempre più alle prese con una moltitudine d’incombenze e problemi d’ogni genere, tra cui la stessa inchiesta giudiziaria della Procura di Potenza e non solo, ma bisogna ricordargli che nella politica istituzionale vige ancora la regola aurea secondo cui quello che si annuncia poi si deve necessariamente onorare e non c’è seggiola e alibi che valga per rimangiarsi la parola data, peraltro strillata ai quattro venti ed in pompa magna ai lucani. Ora lasciamo stare l’esibizione fatua e col cappellino old style marine con cui Francesco Cupparo si è subito palesato ai microfoni dei Tg ancora una volta per certificare la sua esistenza d’assessore e far dispetto pubblico alla nutrita e variegata schiera di tifosi trepidanti per la sua annunciata dipartita istituzionale, ma il suo uso applicativo del dizionario sulla doppia voce “dimissioni irrevocabili” è diventato come chiacchiera leggera ed infila ormai la giunta regionale mal guidata dal settantenne Vito Bardi in un siparietto di sketch comici e girotondi da cui aspettarsi purtroppo per Basilicata solo il peggio del peggio. Ha scritto Emil Cioran: “Sopprimevo dal mio vocabolario una parola dopo l’altra”.

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