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MOLTI I DUBBI SULLA MORTE DI DORA LAGRECA: IL TORACE SAREBBE SFONDATO E IL CRANIO INTATTO

Emergono le prime indiscrezioni sulla tragedia di Parco Aurora mentre si avanzano ipotesi sulla caduta, si attendono gli esiti dell’autopsia e l’analisi del cellulare

POTENZA. Si fa sempre più ingarbugliato e complesso l’iter che ha portato alla morte di Dora Lagreca, la donna precipitata dal quarto piano di una mansarda di Via Di Giura a Potenza dopo una serata trascorsa con il fidanzato Antonio Capasso in un locale per una festa di laurea. Emergono ulteriori particolari che infondono dubbi sulle modalità del decesso: quando Dora è stata ritrovata sul terreno sottostante il balcone, era completamente nuda ricoperta solo da una camicia che il compagno le avrebbe messo addosso in attesa dei soccorsi ma, «non ha riportato ferite esterne evidenti».

LE INDISCREZIONI: IL TORACE SAREBBE SFONDATO E NESSUN SEGNO AL CRANIO
Il suo corpo era intatto: nessun sanguinamento dalla testa come si conviene in un urto di quella portata. Caduta certamente di spalle perché riversa a terra col volto in alto, ma leggermente di fianco. Di certo non ha sbattuto la testa ma, quanto alle lesioni, molte quelle interne anche gravi, uno stato di coma conseguente all’urto perdurante per tutto il tempo del ricovero e fino al decesso, qualche lesione al bacino e soprattutto la presenza di un particolare importante: il torace risulterebbe sfondato. Dora è arrivata in pronto soccorso dopo che il fidanzato ha allertato il 118 e, come già riportato da noi più volte, avrebbe dichiarato che la ragazza al momento della caduta era ubriaca. Il test alcolemico effettuato subito dopo sul corpo agonizzante avrebbe fatto emergere un indice pressappoco nella norma il che significa che Dora Lagreca avrebbe bevuto solo qualche cocktail senza esagerare e senza stordirsi a tal punto da diventare incosciente e non accorgersi di precipitare nel vuoto. Va da sé che, comunque, i valori di un prelievo ematico su paziente in stato vegetativo risultano alterati e quindi non corrispondenti esattamente alla realtà.

LE IPOTESI: DALLA CADUTA ACCIDENTALE ALLA SPINTA ALL’INDIETRO

Alla luce di questo si potrebbero avanzare varie ipotesi relativamente alla caduta ma due, in particolare, trovano maggiore applicazione in tale situazione. Dopo il litigio e la minaccia di suicidarsi, Dora potrebbe essere salita sul parapetto e a questo punto si avvalorerebbero due ipotesi: difronte al suo interlocutore avrebbe continuato a litigare con lui e, ad un ipotetico tentativo di Antonio di farla desistere e farla scendere da quella posizione pericolosa, avrebbe potuto mettere un piede in fallo o semplicemente perdere l’equilibrio e cadere giù. Nel caso di una fatalità, il corpo sarebbe andato all’indietro e la prima cosa a sbattere a terra sarebbe stata la testa. Oppure potrebbe essere stata spinta giù. In tal caso però si spiegherebbe lo sfondamento del torace: quando c’è la spinta di un corpo, la posizione dello stesso appare arcuata in avanti con la vittima che, provando a salvarsi in extremis, avrebbe potuto rannicchiarsi con le gambe e tirare su la testa- classico ‘riflesso paracadute’- e poi impattare col terreno. In questo caso avrebbe dovuto presentare anche serie fratture al bacino, ma essendo esile potrebbe essere accaduto che, sbattendo di schiena, l’onda d’urto si sia propagata da una parte all’altra del corpo con un impatto devastante. Lo sfondamento del torace potrebbe anche essere dovuta alla circostanza per cui nella precipitazione abbia sbattuto contro la ringhiera protettiva a margine del terreno ed es-ser stata rimbalzata poi in quella posizione latero-supina in cui è stata trovata: in tal caso l’urto le avrebbe potuto provocare lo sfondamento del torace ma sarebbero stati evidenti i segni sulla ringhiera e addosso a Dora sarebbero state trovate ecchimosi inequivocabili provocate dall’impatto. Ecchimosi che però potrebbero anche non aver avuto il tempo di formarsi, dato il sopraggiungere del decesso.
I Ris dei carabinieri, durante il sopralluogo, hanno portato via il corrimano staccato dal balcone dove si presuppone anche che nel tentativo di non precipitare possa aver tentato di aggrapparsi. L’esame di quella balaustra consentirà di capire se ci siano tracce importanti utili a chiarire la dinamica. Aggrapparsi per non cadere, o aggrapparsi e lasciarsi scivolare e poi precipitare in piedi dopo aver impattato la parabola posta sul balcone del primo piano è invece un’ipotesi che apparirebbe poco verosimile perché nella caduta la donna avrebbe riportato fratture multiple soprattutto agli arti inferiori con sfondamento delle cavità acetabolari, quindi all’altezza dell’anca. Lo sfondamento del torace potrebbe essere sintomatico anche di uno schiacciamento, in maniera lenta contro una parere o un pilastro che potrebbe, come in questo caso, non provocare ematomi ma far esplodere gli organi interni e le ossa toraciche. Certamente i chiarimenti del caso dovranno arrivare solo dall’esame autoptico con cui si chiarirà la situazione.

NESSUN RUMORE E IL SILENZIO DURANTE LA CADUTA
Quelle formulate sono tutte ipotesi fatte sentendo anche gli ‘addetti ai lavori’ ma la cosa strana resta quella per cui nessuno abbia sentito nulla. Un corpo che cade provoca un tonfo che nella notte è chiaramente udibile perché simile ad una deflagrazione. Una persona, viva, che cade in maniera accidentale o per una spinta, in ogni caso urla prima di schiantarsi al suolo. Stessa cosa farebbe chi assiste ad una precipitazione involontaria: chiamare come riflesso il nome della persona che si vede cadere o gridare per chiedere aiuto. Un elemento, inoltre, non collima con l’ipotesi del suicidio: una donna come Dora, estremamente pulita, estremamente curata, si poggia nuda anche nelle parti intime- su un parapetto pieno di microbi. Sembra quasi un paradosso. Intanto sappiamo che l’auto a bordo della quale Dora e Antonio sono rientrati a casa e dove avrebbero cominciato a litigare- secondo quanto sostenuto dal giovane che è indagato per istigazione al suicidio- è stata ispezionata dai militari delle investigazioni scientifiche ma pare non sia stato riscontrato alcun elemento utile alle indagini.
Resta da chiarire e da capire perché il giovane- secondo alcune testimonianze- la notte della morte di Dora, accompagnato dai carabinieri, «sarebbe rimasto fuori dall’Ospedale, in attesa dell’arrivo dei suoi genitori e non sarebbe entrato a chiedere informazioni sulla sua compagna». Presumibilmente per via di un forte stato di shock, ma nessuno avrebbe chiesto di soccorrere o quanto meno visitare il ragazzo. Intanto ieri i militari del Nucleo Investigativo e del Reparto Operativo dei Carabinieri, a Potenza hanno sbloccato i due cellulari in uso a Dora Lagreca. Un esame irripetibile che ha permesso di scandagliare tutti i messaggi non solo della messaggistica di WhatsApp ma anche quelli legati ai social, i contatti telefonici, le immagini fotografiche e soprattutto quegli audio che Dora aveva inviato alle amiche ed in cui raccontava di una situazione burrascosa tra lei e Antonio, in cui lui sembrerebbe aver «esagerato con le parole, con le offese» e per cui la donna «avrebbe deciso di fare un passo indietro e chiudere definitivamente una storia ‘scomoda’». Ma anche su questo toccherà agli esami in corso raccontare la verità.

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