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COMUNALI E CONSEGUENZE PER VIA VERRASTRO: IL FUTURO DELLE REGIONALI NON È ANCORA SCRITTO

Il punto sulla politica in Basilicata

Alla luce dei risultati delle comunali, cosa si può prevedere per via Verrastro? Non c’interessano i dati relativi ai grandi Comuni, salvo che per la tendenza-alla frantumazione (a Napoli il 50% dei voti al Prof. Manfredi è stato raccolto da ben 10 liste con non oltre il 5%). Questa tendenza si era già registrata in Basilicata soprattutto nel Centrosinistra, il cui 33,1% fu metà per Pd+ Avanti e l’altra metà per 5 Liste dell’Area; e che si è confermata nelle regionali calabresi.
Perciò è un’ipotesi da considerare al rinnovo del nostro Consiglio regionale. L’altra ipotesi può esserci offerta dall’analisi dei dati relativi ai comuni con una certa consistenza anagrafica.
Dei 131 della nostra Regione, 5 superano i 15mila abitanti, per un totale di 176.000; 6 ne hanno da 10 a 15, per un totale di 73 mila; 20 da 5 a 10, per un totale di 91 mila. Insieme totalizzano circa 340.00 abitanti, oltre la metà dei lucani.
Nei comuni minori sono prevalse liste civiche spesso orientate a Destra, ma nelle Regionali potranno avere molto peso le candidature ed i fattori localistici.
E dunque, sia per il loro ridotto peso anagrafico che per la suddetta tendenza alla polverizzazione potrebbero non avere un ruolo rilevante.
Al contrario, in relazione al complesso dei 30 comuni con oltre 5 mila abitanti, considerando il quasi ruolo che ancora in es-si svolgono i partiti, è possibile azzardare una previsione attraverso il confronto con i dati forniti dal Prof D’Alimonte (su il Dubbio dell’8/10) circa i 118 comuni nazionali con oltre 15 mila abitanti. In questi, il Pd ha preso il 19 per cento circa (cinque anni fa era al 19,5 ed al 28,4 alle europee del2019); la Lega il 7,7% rispetto al 6,1 nel 2016 ed al 28 nelle europee; il M5S il 6,3%, ma il 17,8 cinque anni fa e il 17,2 nel 2019; Fratelli d’lt.l’11,3 % (nel 2016 il 4,9 e alle europee il 6,6); Forza Italia il 5%, rispetto al 7,8 nel 2016 ed il 7,9 nel’19. Da notare la maggiore polarizzazione del voto nel 2019alle europee, quando i gruppi localistici e minori non ritengono misurarsi, e che – invece – alle Regionali quei voti si frantumano nell’ambito di un profilo di area.
Di qui, dunque, tralasciando il dato dell’astensione, da noi già a circa il 50% nel ’18, applichiamo sui 340.000 abitanti dei nostri 30 maggiori comuni le percentuali di D’Alimonte.
Il Pd, col 19% supererebbe di 3 punti il 16% di Pd +Avanti nel 2016 (ma perdendone 0,50 se si considera anche il Psi), in un’area del 28 % nel 2019; Fratelli d’Italia con l’11,3 supererebbe di 5/6 punti il ’16 ( 5,91)e il ‘19, con un’area del 6,6 in crescita; Forza Italia con il 5%perderebbe 9 punti rispetto ai 14 circa di F.I.+Bardi in un’area di 7/8 %; la Lega con il 7,7 perderebbe 11/12 % rispetto al 19,15 del ’16, in un’area del 28; il M5S con 6,3 perderebbe 11 punti sia rispetto al 2016 che al’19e dunque in area decrescente.
Da queste cifre ricaviamo dunque il calcolo finale: Forza It 5/6 %, Lega 7/8%, Fratelli d’Italia 11/12% = totale23/26% del C/Ds in un’area del 42% circa; il Pd con il 19 + M5S 6,3% =25/26 in un’area C/Sn del 40/41 %(considerando con benevolenza un 3 % per il Psi ove non continuasse a sfarinarsi come a Melfi, patria del suo Segretario regionale).
E dunque, a dar credito a questa esercitazione di un incompetente, per le prossime Regionali lucane, sulla base dei risultati nazionali segnalati dal Prof D’Alimonte, si avrebbe un sostanziale equilibrio. Che si potrebbe rompere a favore del Centrosinistra a condizioni molto difficili, cioè attraverso un’autentica rivoluzione interna.
Se riuscisse a proporre candidati accreditati per competenza e trasparenza, per freschezza di propositi e sincero entusiasmo civile: oltre che per palese indipendenza da interessi privati.
Tutte qualità che solo partiti organizzati alla vecchia maniera e funzionanti con “metodo democratico”(art.49 CC) potrebbero tentare di promuovere.
Per alimentare tale area ci sarebbe inoltre bisogno a) che  si riorganizzi il Psi (memore che nel 1992, alle legislative, fu secondo); b)che Leu trasformi i voti lucani il successo nazionale di Speranza; c) che Italia Viva scelga quel versante, invertendo quello imboccato a Melfi. Dunque, moltissime le incognite! Italia Viva userà anche alle Regionali il criterio di mettersi con il più forte in partenza? Seguirà le indicazioni di Renzi o le ormai logore «logiche» locali?
C’è anche da auspicare che la Lega non riesca più ad arruolare candidati da tutte le provenienze per dar copertura nazionale alle sue scelte nordiste. Un lavoro enorme, nel quale ci sarà molto spazio per l’ago della bilancia!

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