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“SANITOPOLI”, DOPO IL PM È STATO IL TURNO DELLE «INUTILI ZAVORRE»

Prosegue il rush finale verso la sentenza, ieri le discussioni delle parti civili: dalla prossima udienza la parola alle difese degli imputati

E’ toccato, ieri al Tribunale di Matera, agli avvocati delle «inutili zavorre» tentare di irrobustire nei giudici la convinzione che gli imputati del processo “Sanitopoli”, l’ex governatore Marcello Pittella in primis, siano colpevoli e, pertanto, da condannare come da richieste già avanzate, al termine della requisitoria, dal Pm Salvatore Colella.
Pm che, nell’ultima udienza del settembre scorso, ha chiesto un totale di 54 anni e 4 mesi di reclusione per 18 dei 20 imputati, con pene individuali comprese tra 1 anno e 4 mesi e 6 anni e sei mesi. Da ricordare, inoltre, che la stessa accusa ha chiesto, però, per diversi imputati l’assoluzione per sei capi d’accusa, ovvero per quelli connessi alle ipotesi di abuso d’ufficio, ritenute non più sussistenti a seguito della depenalizzazione del reato avvenuta lo scorso anno. In sintesi, per l’ex governatore Pittella, attuale consigliere regionale del Partito democratico, invocata una a 3 anni di reclusione: per lui resterebbe in piedi una sola contestazione, quella di concorso in falso ideologico e materiale, come istigatore, nella presunta formazione di un verbale non veritiero in un concorso all’Azienda Sanitaria di Matera. Tra le altre richieste di pena, da segnalare quelle per gli allora commissari delle due Asl provinciali, Pierino Quinto ( 4 anni e 6 mesi) e Giovan Battista Chiarelli (4 anni e 2 mesi). La più pesante di tutte, 6 anni e 6 mesi, quella per l’ex dirigente amministrativa dell’Asm, Maria Benedetto.
Il Pm ha sostenuto durante la requisitoria la solidità del quadro probatorio, ma, in realtà, l’impianto accusatorio, già assottigliato durante le udienze preliminari, come per esempio per il caso della presunta corruzione tra Quinto e Meale, entrambi prosciolti per questa contestazione, ne è risultato fortemente ridimensionato. Nell’udienza svoltasi ieri, le discussioni delle parti civili, «le inutili zavorre». Cioè quelli che ai concorsi della sanità lucana, concorsi per gli inquirenti truccati, non solo ha partecipato, ma come emerge dalle intercettazioni, potevano e dovevano classificarsi in graduatoria davanti a quelli o «sponsorizzati» o «della lista verde di Pittella» che anche se non all’altezza, avevano il posto assicurato. Tristemente nota ormai la frase captata dagli investigatori: «Tutti i raccomandati hanno fatto tutti schifo, è vomitevole». Comunque, però, venivano promossi. C’è anche chi tra i concorrenti, come sempre emerge dal fascicolo dell’inchiesta, addirittura concordava in anticipo le tracce.
Per l’accusa, proprio Marcella Pittella, in veste di «deus ex machina» e tramite le liste verdi, «quelli verdi sono di Pittella», sarebbe stato il fautore della «distorsione istituzionale» riscontrata nella Sanità lucana. Già programmate, come comunicate dal presidente del collegio giudicante, Gaetano Catalani, le prossime due udienze di ottobre: il 20 e il 27.
A ritmo sostenuto, quindi, seguirà il rush finale di “Sanitopoli”, che arringhe difensive dopo arringhe difensive, potrebbe culminare il 17 novembre con la sentenza.

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